RenAIssance – intervento finale

Per cogliere la profondità della trasformazione che stiamo vivendo nel tempo attuale non basta parlare di un’epoca di cambiamenti, ma occorre riconoscere un vero e proprio “cambiamento d’epoca”, come ama dire papa Francesco.

  1. La novità della svolta contemporanea: velocità e pervasività delle nuove tecnologie

Un ruolo di primo piano è svolto dall’innovazione scientifico-tencnologica. Certo l’umanità ha già conosciuto nella storia cambiamenti che hanno comportato una svolta al suo modo di vivere (cfr ruota, macchina a vapore, energia elettrica). Però l’innovazione di oggi ha alcune caratteristiche specifiche, per cui si presenta come particolarmente “dirompente, veloce e la pervasiva.

Sono tecnologie che, operando insieme, amplificano non solo la quantità delle loro prestazioni, ma anche la qualità. Dalla loro interazione emergono funzioni che non si potevano ottenere da ogni singolo sapere isolato.

Viene così messa in questione la nozione stessa di vita umana, trasformando il nostro modo di interpretarla ed, eventualmente, di modificarla.

  1. La cosiddetta “intelligenza artificiale” (IA): svolgimento di compiti e trasformazione del (nostro essere al) mondo

È in questo contesto che va collocata la questione specifica della cosiddetta “IA”.

Queste tecnologie solo come strumenti per svolgere alcune funzioni in modo più rapido ed efficiente. Esse cambiano il nostro modo di essere al mondo, di comprendere la realtà e noi stessi, ponendo domande radicali sull’identità del soggetto umano. Spesso non ci rendiamo neanche conto che interagiamo con sistemi automatici o che disseminiamo sulla rete informazioni che riguardano la nostra identità personale. Per cui si produce una grave asimmetria tra chi estrae i dati (per i propri interessi) e chi li fornisce (senza saperlo). La strumentazione dell’IA è capace di determinare vere e proprie forme di controllo e orientamento delle abitudini mentali e relazionali. Appare ormai chiaro che “l’umano” è condizionato in modo tale da “assecondare” il dispositivo di IA, molto più del contrario. Il feed-back caratteristico dell’IA è l’alimentazione e la sofisticazione di questo meccanismo selettivo di conformità sociale al dispositivo. Questa è una seria minaccia per l’esercizio effettivo della libertà di scelta anche sul piano politico e quindi per la vita delle società democratiche.

  1. Il compito dell’etica

All’interno di questo scenario, quale etica dobbiamo sviluppare per avere un impatto reale sulla tecnologia? Come evitare che l’uomo venga tecnologizzato invece che la tecnica umanizzata? Come non diventare succubi della “algocrazia”, ossia del potere degli algoritmi? Dobbiamo riconoscere all’etica un ruolo non solo quando il prodotto è “fatto e finito”, quando ormai non resta altro da fare che (tentare di) regolarne l’uso. L’esperienza ci dice che questo intervento dell’etica “a giochi fatti” risulta quasi inutile. Certamente i principi elaborati dalla dottrina sociale della Chiesa – come dignità, giustizia, sussidiarietà, solidarietà – sono irrinunciabili. Ma la complessità del mondo tecnologico contemporaneo ci chiede di elaborarne una interpretazione e di prevedere ambiti di confronto che possano renderli effettivamente incisivi. Occorre perciò un’etica che rifletta sui criteri che sottendono la progettazione stessa degli algoritmi e sulle responsabilità di chi opera nei singoli stadi della loro produzione.

È questo un compito che nessuna componente della società può svolgere da sola, ma richiede disponibilità al dialogo, alla collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti, alla considerazione degli interessi altrui, talvolta anche rinunciando a far valere i propri. Anche l’agire personale, nell’inestricabile intreccio tra vita umana e universo digitale, esige un’interpretazione più articolata: trovandosi al punto di intersezione tra apporto del soggetto e calcolo automatico risulta infatti sempre più complesso comprenderne l’oggetto, prevederne gli effetti, definirne le responsabilità.

  1. Il significato della Call for ethics

Dallo scenario descritto emergono le enormi potenzialità che il momento presente ci mette a disposizione. Potremmo dire che oggi ci troviamo in una situazione analoga a quanto avvenuto nel recente passato. Dopo la bomba atomica e la crisi ambientale, siamo ora su un terzo fronte, che mette in questione l’umano. Mentre è cresciuta la consapevolezza che possiamo distruggere la nostra “casa comune”, non è ancora emerso con sufficiente chiarezza che stiamo correndo il rischio di distruggere chi la abita, ossia le qualità specifiche degli esseri umani e la famiglia umana. Possiamo imparare dalla storia e cogliere un’analogia con quanto avvenuto nel secondo dopoguerra. La dichiarazione universale dei diritti umani è nata da una reazione unanime all’esperienza dei totalitarismi, che hanno calpestato la dignità delle persone e le sue espressioni. Ora non dobbiamo aspettare che analoghi esiti devastanti si realizzino, ma possiamo anticiparli e correre ai ripari prima che accadano. Dobbiamo attivarci prima, come famiglia umana, per riaffermare i diritti umani, attualizzarli ed eventualmente integrarli.

Alla luce delle riflessioni svolte, la PAV ha iniziato un cammino di collaborazione con numerosi interlocutori: accademici, membri della società civile e aziende produttrici di queste tecnologie. La Call che oggi verrà firmata è un primo momento di sintesi del cammino compiuto che speriamo rilanci successive riflessioni e iniziative che contribuiscano a sostenere un’innovazione tecnologica che sia fattore di autentico sviluppo umano, per la promozione del bene comune: un rinascimento, un umanesimo per l’era digitale.

Oggi con me firmeranno la Call il DG della FAO Qu Dongyu, il Presidente di Microsoft Brad Smith, il Vice Presidente di IBM John Kelly, il Ministro dell’innovazione tecnologica italiano Paola Pisano. Ringrazio anche David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo per la sua presenza che dice il ruolo decisivo dell’Europa. Essi sono solo i primi firmatari, iniziatori di un movimento che ci auguriamo si allarghi e coinvolga altri soggetti.

La firma di oggi non è così un punto di arrivo, ma un inizio per un impegno che appare ancora più urgente e importante di quanto fin qui fatto. E in cui ciascuno di noi qui presenti è chiamato a sentirsi coinvolto e a offrire il proprio contributo.

Roma, Auditorium della Conciliazione, 28 febbraio 2020

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