XXXI Settimana del Tempo Ordinario – sabato
Lc 16,9-15
[9]Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. [10]Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. [11]Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? [12]E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? [13]Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona». [14]I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. [15]Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.
Gesù contrappone all’amministratore infedele il discepolo fedele: se il primo traffica con “ricchezze ingiuste”, il discepolo è chiamato ad amministrare i beni veri, le ricchezze vere, che sono quelle che riguardano Dio. Queste ricchezze vanno custodite con attenzione e con cura scrupolosa. Tuttavia i discepoli debbono farsi astuti anche con i beni di questo mondo per guadagnarsi il futuro nel regno dei cieli. La via da seguire è farsi amici i poveri rendendoli partecipi dei beni della terra. E saranno loro stessi ad accogliere i discepoli “nelle dimore eterne”. Nell’amore per i poveri è tracciata la via maestra per entrare nel regno dei cieli. Chinarsi verso di loro allontana da una religiosità farisaica che è fondamentalmente egocentrica, ed inoltre affranca dalla schiavitù della ricchezza, che spesso è fonte di violenza e di conflitto, per essere liberi di servire il Signore e il suo Vangelo. L’esempio di Francesco di Assisi che si spogliò persino delle sue vesti riconsegnandole al padre per consegnarsi tutto al Vangelo, ci mostra la forza e l’efficacia della libertà dai beni della terra.