XXVIII Settimana del Tempo Ordinario – martedi

Lc 11,37-41

[37]Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. [38]Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. [39]Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. [40]Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? [41]Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.

Gesù, invitato a casa di un fariseo, non compie le prescrizioni rituali prima del pasto. Questo comportamento gli procura severi giudizi. Gesù, accortosene, risponde al fariseo spostando la questione rituale su un altro piano, quello del cuore. E chiarisce che nella vita non conta l’apparire, fosse anche corretto, ma l’essere un uomo e una donna con il cuore misericordioso. Se il cuore è pieno di cattiveria anche l’agire sarà conseguente. Per questo, senza condannare l’agire, Gesù vuole ricondurre al cuore. Quello che conta è ciò che si ha nel cuore. A nulla vale osservare dei riti se poi si trasgredisce la giustizia e si è lontani dall’amore. Gesù esorta a “dare in elemosina quel che c’è dentro”, ossia a dare al mondo l’amore che è stato riversato nei nostri cuori. La ricchezza del discepolo non è la molteplicità dei riti che pratica, bensì avere un cuore misericordioso e pronto all’amore. Questo lo libera dai “guai” che si abbattono su coloro che amano solo se stessi e il proprio protagonismo.