Wojtyla, mons. Paglia: mi inviò in Albania dopo crollo comunismo

Roma, 18 mag. (askanews) – Nel centenario dalla nascita di Karol Wojtyla, monsignor Vincenzo Paglia, presidente dell’Accademia per la Vita e Gran Cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II, ricorda ad askanews il Papa polacco. E in particolare due episodi che hanno segnato la storia del Pontificato: la storica visita del presidente Gorbaciov in Vaticano, organizzata proprio da mons. Paglia, e quando lo stesso “don Vincenzo” fu inviato in Albania, primo prete a entrare nel Paese dopo il crollo del comunismo.

“Ho avuto la grazia di conoscerlo e ho partecipato come testimone al suo processo di canonizzazione. E’ una figura da collocare tra i giganti della storia del Novecento – racconta mons. Paglia -. Papa Giovani Paolo II voleva andare in Russia a tutti i costi, era il suo sogno. E più volte, anche su sua indicazione, ne parlai con il Patriarca. Ma la sua dimensione polacca ne impediva. Ma un giorno ne parlammo e definimmo che fosse possibile che venisse il presidente Gorbaciov a Roma”.

“Voleva abbattere tutti i muri. Desiderava recarsi a Mosca per dire la sua visione nel mondo. Intorno agli anni ’87-’88 che conobbi uno dei consiglieri più ascoltati di Gorbaciov, responsabile del comitato centrale per i rapporti con l’Europa. Loro sentivano che l’Unione sovietica non era nel pieno delle forze e bisognava cambiare. Con lui intavolammo una serie di relazioni che sfociarono nella possibilità di una visita di Gorbaciov a Roma”, prosegue nel suo personale ricordo.

“Quando le cose furono mature ne parlai anche con Giovanni Paolo II che fu entusiasta. Il Papa – prosegue – lo sentiva come un evento straordinario, ricordo che il 2 dicembre preparò l’udienza stando in preghiera dalla mattina, quattro ore nella cappella, per preparare l’incontro. E Gorbaciov mi disse che rimase colpito in una maniera indelebile dall’incontro con Giovanni Paolo II e anche Raissa. Crebbe un rapporto che non è stato mai incrinato e fu un evento che certamente segnò un cambiamento nelle relazioni internazionali”.

Monsignor Vincenzo Paglia fu anche il primo sacerdote ad essere inviato in Albania – da Papa Wojtyla – dopo la caduta del comunismo, nel 1991. “Era il 13 marzo del 1991, l’Albania viveva giorni drammatici – dice -. Ricordo il ministro degli esteri albanesi che non voleva vedere preti. Fui il primo prete a entrare in Albania. Ricordo quel giorno, sembravo un marziano in quella terra…per me fu incredibile”.

“Oggi l’Albania…l’abbiamo visto all’inizio della pandemia quando il presidente del Consiglio ha inviato, ricordando questi antichi momenti, dei medici per aiutare l’Italia questi sono circoli virtuosi. E Giovanni Paolo II era un costruttore di ponti. Sapeva abbattere i muri, anche, ricordiamolo, con Fidel Castro”.

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II, fu il primo prete ad essere inviato in Albania – da Papa Wojtyla – dopo la caduta del comunismo, nel 1991. Ricorda ad askanews quel momento:

“Era il 13 marzo del 1991, l’Albania viveva giorni drammatici. Ricordo il ministro degli Esteri albanesi che non voleva vedere preti…fui il primo prete a entrare in Albania. Ricordo quel giorno, sembravo un marziano in una terra…per me fu incredibile”.

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