“Tra popoli e religioni la sola via è il dialogo”

di ANDREA GUALTIERI

CITTÀ DEL VATICANO – Più che le barricate per i “valori non negoziabili” ha in mente un dialogo per un “nuovo umanesimo “. Con i laici ma anche con le altre religioni. Monsignor Vincenzo Paglia è stato nominato dal Papa alla guida dell’Accademia per la vita e del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per la famiglia.

Francesco le ha raccomandato di confrontarsi con “le sfide della cultura contemporanea” sul valore della vita. Quale ritiene sia la priorità?
“Se si riscoprisse l’alleanza fra l’uomo e la donna, la società potrebbe affrontare anche le questioni di civiltà che oggi ci trovano impreparati: la trasmissione alle generazioni di un senso umano della vita comune, l’elaborazione di un profilo della cittadinanza nella mescolanza dei popoli, l’emancipazione della laicità degli affetti dalla religione del denaro. Altrimenti “caoslandia” trionferà”.

Per anni in Italia si è sentita ripetere la formula dei “valori non negoziabili” solo sulle tematiche di inizio e fine vita. Quella stagione è tramontata?
“Non amo questa formula. Resta cruciale che si riscoprano i “fondamentali” del vivere assieme ma la ricomposizione dei legami sociali non può arrivare con una guerra di contrapposizione. L’umano è comune e la sua custodia deve rimanere oggetto di un’eticità condivisa. Senza questa convinzione, la democrazia stessa diventa valore negoziabile” .

L’ultimo scontro bioetico per i cattolici è sulla maternità surrogata: su cosa farà leva la Chiesa per toccare la sensibilità comune?
“Una volta si diceva, di un individuo insensibile: “Venderebbe anche sua madre”. La disperazione che induce a vendere i figli e a comprare le madri, per quanto possa essere contraffatta ideologicamente, non è il simbolo di una perdita dell’umano che tutti non vorremmo fosse mai necessaria?” Bergoglio invoca spesso la ricerca di una “ecologia umana”.

Può essere base di impegno comune con le altre religioni?
“A me pare sia la chiave di tutto. La bellezza della rivelazione biblica della creazione è stata mortificata dalla sua riduzione alla tesi “creazionista” e non ha potuto esprimere la sua potenza religiosa e culturale”.

Francesco ha definito jihad e terrorismo “cultura di morte”. Lei è il presidente della Pontificia accademia per la vita. C’è una battaglia ideologica da combattere?
“Purtroppo è così. E non si vince fissando le misure della barba e delle sottane delle donne. La foto del bimbo di Aleppo grida al cospetto del mondo e soprattutto a quello di Dio. Quando si giunge a sacrificare i bambini non stiamo fuori dalla religione, ma dall’umanità. I credenti dovranno fare molto di più che predicare moderazione e tolleranza. Dovranno togliere onore e religione alla mistica del disprezzo dell’altro”.

(da Repubblica)