“Servire non servirsi”

“Servire, non servirsi, la prima regola del buon politico” è il titolo di un prezioso libretto a cura di Giovanni Palladino che raccoglie, per i tipi della Rubettino, alcuni discorsi e articoli significativi di Luigi Sturzo in tema di etica pubblica. Facendo riferimento,dunque, a questo titolo illuminante e programmatico, l’Isle ha promosso il 13 giugno 2919, nella cornice preziosa della sala Perin del Vaga dell’Istituto Sturzo di Roma, una tavola rotonda con la presenza di Cesare Mirabelli, Presidente emerito della Corte Costituzionale, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia accademia per la vita, Luciano Violante, già Presidente della Camera dei Deputati e presidente dell’associazione Italia Decide, Gerardo Bianco, già parlamentare e Ministro della Repubblica ed esponente storico del cattolicesimo democratico e Silvio Bellano, presidente dell’Associazione Lavoratori e Imprenditori cattolici. Il cuore del dibattito, introdotto dal saluto del segretario generale dell’Isle, prof. Silvio Traversa e moderato dal vice presidente Pino Pisicchio, è stato il tema della declinazione, nel contesto contemporaneo, dell’etica sturziana per chi esercita la rappresentanza nelle assemblee elettive. Nel suo intervento di saluto il segretario generale Traversa ha sottolineato l’attualità del pensiero sturziano in tema di condotta morale del politico e del valore che oggi assume il suo insegnamento, di fronte ad una escalation dei comportamenti corruttivi che scuotono la pubblica opinione, nonostante si siano registrati importanti interventi legislativi in materia di contrasto alla corruzione. Il vice presidente Pisicchio, nel suo intervento introduttivo ha ricordato come quest’anno si celebrino due anniversari assai rilevanti per la politica e le istituzioni : il primo è il centenario della lezione tenuta da Max Weber a Monaco di Baviera, in cui il padre della politologia moderna tracciava il profilo del politico, facendo riferimento alla “beruf”, espressione che nella lingua tedesca contiene il concetto di “professione” ma anche di “passione”.

L’altro anniversario è il centenario della nascita del Partito Popolare Italiano, fondato nel febbraio del ‘19 da Sturzo, Murri ed altri cattolici militanti. I cattolici che si raccolsero attorno PPI, poi diventato Democrazia Cristiana, insieme agli altri partiti antifascisti del dopoguerra, costruirono un’etica pubblica condivisa nell’Italia repubblicana, potendo contare su leader di moralità adamantina. Forse che la fine dei grandi partiti di massa ha coinciso con la caduta della tenuta morale del Paese? Si è domandato Pisicchio porgendo la parola all’on.Bianco, che ha ricordato come nel sistema di pensiero sturziano l’etica coinvolgesse non solo la politica ma anche l’economia. Bianco, inoltre, ha ricordato il discorso commemorativo di Sturzo tenuto da Moro al teatro Eliseo nel 1959, in cui lo statista pugliese aveva sottolineato particolarmente il senso dell’autonomia dello Stato e della laicità della politica nel pensiero del prete di Caltagirone. Bianco ha, inoltre, ricordato quanto forte e risalente nel tempo fosse la sua battaglia contro la corruzione, che rappresentò nel 1946, al suo ritorno in Italia dall’America, un punto centrale del suo impegno politico, in una dimensione che è stata definita dallo storico del movimento cattolico De Rosa “intransigente”. Intervenendo per un breve saluto Bellano ha ricordato l’attualità del pensiero sturziano e la necessità di restare nel solco del suo insegnamento. Il presidente Mirabelli ha poi proceduto a svolgere un’analisi puntuale degli articoli della Costituzione, in particolare l’art.54 secondo comma, laddove viene imposto al pubblico ufficiale un comportamento che risponda all’endiadi “disciplina e onore”, trovando in esso non solo le tracce della concezione rigorosa della politica elaborata da Sturzo, ma anche, in modo più complessivo, l’eco dell’altissimo dibattito che si svolse alla Costituente. Mirabelli, inoltre, pone l’accento sulla necessità che i partiti politici che selezionano i candidati alla rappresentanza, ispirino gli ordinamenti interni ai principi della democrazia. Mette in guardia, inoltre, dalle derive antidemocratiche che possono essere generate da un uso abnorme dei nuovi strumenti di comunicazione.

Monsignor Paglia, dopo aver raccolto il senso dell’insegnamento sturziano in termini di coerenza con il contenuto della Costituzione italiana, ha affrontato il tema della globalizzazione osservando che al suo affermarsi non si è accompagnata una dimensione etica adeguata così come è accaduto con lo sviluppo della tecnica, priva di una base di solidarietà, ma del tutto piegata al culto dell’io. La società, secondo monsignor Paglia, si muove verso un individualismo narcisistico e una condiscendenza al leaderismo che sono preoccupanti. Ha ricordato la qualità della Costituzione, che paragona al Concilio Ecumenico Vaticano II per la forza rinnovativa, e lo spirito che animò i padri costituenti, al netto delle divisioni ideologiche impegnati per il bene comune. La caduta di senso di solidarietà, di senso dello Stato, l’affermarsi della faziosità in politica, sono questi i mali da cui dobbiamo difenderci. Papa Francesco ci invita a fare un grande esame di coscienza per ritrovare un ethos in cui riconoscersi insieme. Il Presidente Violante, infine, ha scandito un ideale eptalogo della buona politica che allinea precetti fondamentali come il rispetto per l’avversario, la necessità di non aprire conflitti se non si sa prima come possono essere chiusi, il valore della reputazione politica e personale, la costruzione di comunità politiche che condividano un etica, che si pone agli antipodi rispetto al partito leaderistico, conoscere il dolore della gente, rispettare la cultura e coltivarla nell’esercizio dell’attività politica, avere cura del limite, perché non si deve fare tutto perché è tecnicamente possibile, spiegare i fatti.

(da RASSEGNA PARLAMENTARE – settembre 2019)