Santa Famiglia

Quando Gesù dalla Croce affidò il giovane discepolo alla Madre e viceversa, potremmo dire che è nata una nuova famiglia. Insomma Gesù sa bene che senza la famiglia è difficile vivere. Lui stesso lo ha sperimentato fin da bambino. Anche lui ha avuto bisogno di una famiglia; ossia essere circondato dall’affetto e dalle premure dei propri cari. E’ vero che i Vangeli danno poco spazio alla vita familiare di Gesù; riportano solo alcuni episodi della sua infanzia. Tuttavia si può commentare che egli, come dice Paolo, “si è fatto simile agli uomini”. Insomma è vissuto in famiglia, come tutti, quasi a voler sottolineare che la salvezza passa attraverso la vita ordinaria delle famiglie. E forse anche per questo la Chiesa ha ritenuti “apocrifi” tutti quei racconti creati dalla tenera curiosità dei primi cristiani che volevano rendere straordinaria e miracolosa l’infanzia e l’adolescenza di Gesù. Dal Vangelo sappiamo che la vita a Nazareth è segnata dalla normalità: non ci sono miracoli o guarigioni, non sono riportate predicazioni, non si vedono folle che accorrono; tutto accade “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia famiglia israelita. E tuttavia anche questi anni sono stati santi. Sì, trenta anni di santità. La Famiglia di Gesù era una famiglia ordinaria, composta da persone che vivevano del lavoro delle proprie mani; quindi né miseri né benestanti, forse un po’ precari. Senza dubbio però erano esemplari: si volevano bene, anche se probabilmente non mancarono incomprensioni, rimproveri ed anche correzioni, come si arguisce ad esempio dall’episodio dello smarrimento nel tempio che oggi abbiamo ascoltato. Quel giorno Maria e Giuseppe non capirono quello che Gesù stava facendo. Giunsero persino a rimproverarlo, come anche a noi accade talora di rimproverare il Signore perché non sta dove noi vogliamo, mentre è ben chiaro che dobbiamo essere noi a seguire Lui, non viceversa. Certamente Giuseppe e Maria osservavano le tradizioni religiose d’Israele, e sentivano l’obbligo dell’educazione di Gesù. Conoscevano dalla Scrittura : “Questi precetti che ti do staranno nel tuo cuore: li insegnerai ai tuoi figli, li mediterai in casa e lungo il viaggio, andando a dormire e alzandoti” (Dt 6,6). E sarebbe bello ripercorrere le tradizioni religiose di una pia famiglia ebraica del tempo per poter comprendere ancor più la vita di Gesù e della famiglia di Nazareth. Ci commuoveremmo nel conoscere anche noi le preghiere che i tre dicevano al mattino e alla sera ; saremmo edificati nell’apprendere come Gesù adolescente affrontava i primi appuntamenti religiosi e civili, e come da giovane operaio lavorava con Giuseppe ; e poi il suo impegno nell’ascolto delle Scritture, nella preghiera dei salmi e in tante altre consuetudini. E quanto le mamme potrebbero apprendere dalle premure di Maria per quel figlio! Quanto i papà potrebbero ricavare dall’esempio di Giuseppe, uomo giusto, che dedicò la sua vita a sostenere e a difendere non se stesso ma il bambino e la madre! C’è una profondità, in quella famiglia, che restò nascosta agli occhi dei contemporanei, ma che a noi viene svelata dal Vangelo, ed è la “centralità” di Gesù. Questo è il “tesoro” della “vita nascosta”: Maria e Giuseppe avevano accolto quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in mezzo a loro, anzi dentro il loro cuore, e aumentava parimenti il loro affetto e la loro comprensione. Ecco perché la Famiglia di Nazareth è santa: perché era centrata su Gesù. L’evangelista Luca sottolinea che Gesù a Nazareth “cresceva in sapienza, in età e in grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini”. Anche noi dobbiamo crescere nella conoscenza e nell’amore di Gesù. La parola Nazareth significa “Colei che custodisce”. Potremmo dire che anche noi dobbiamo essere Nazareth, ossia persone che sanno custodire nel cuore della famiglia Gesù. E’ lui il “tesoro” vero delle nostre famiglie.