Sacro Cuore

E’ una bella tradizione, durante il mese di giugno, riflettere sul mistero del Sacro Cuore di Gesù, la cui festa viene celebrata il venerdì dopo il Corpus Domini. E’ un invito a rivolgere in questi giorno i nostri occhi verso quel cuore: è un cuore di carne, non di pietra come tante volte sono i nostri. Il prefazio della festa canta: “Innalzato sulla croce, nel suo amore senza limiti donò la vita per noi, e dalla ferita del suo fianco effuse sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati dal Cuore del Salvatore, attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza”. Quel cuore ci ha amato sino all’ultima goccia di sangue. Da questo amore così appassionato ha preso inizio la vita pubblica di Gesù. Scrive il Vangelo di Matteo che Gesù si commosse sulle folle del suo tempo perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore. E si mise a radunarle e a curarle. E non è così anche oggi per le folle delle nostre città? Non sono spesso stanche e sfinite come pecore senza pastore, senza che nessuno se ne preoccupi? Con Gesù è giunto il pastore buono di cui ha parlato il profeta Ezechiele: “Ecco, io stesso – dice il Signore – cercherò le mie pecore e ne avrò cura” (Ez 34, 11). Il Vangelo più volte ci ricorda fin dove giunge l’amore di Gesù, che ama a tal punto le sue pecore da essere disposto a dare la sua stessa vita per esse. E le ama una per una; e di ciascuna conosce la voce, il nome, la storia, i bisogni. E su ognuna riversa il suo affetto. In una società massificata com’è la nostra, dove è facile essere dimenticati e scomparire nell’anonimato, davvero è una buona notizia sapere che ciascuno di noi è conosciuto per nome dal Signore e mai è da lui dimenticato. Semmai, siamo noi ad allontanarci da lui o a fuggire lontano dal suo affetto, rischiando peraltro di perderci nei meandri tristi di questo mondo. E, comunque, Egli lascia anche le 99 pecore nell’ovile per cercarci: “Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita – continua il Signore per bocca di Ezechiele – fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte”(Ez 34, 16). Gesù non abbandona nessuna delle sue pecore al proprio destino. Continua a raccoglierle  e a custodirle. L’amore di Gesù per noi non conosce limite, al punto da essere incomprensibile alla logica umana. L’apostolo Paolo esprime bene tale incomprensibilità quando scrive: “a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5, 7-8). Ecco il “cuore” che in questo mese dobbiamo contemplare: è il cuore di Gesù che non cessa di battere per noi e per l’intera umanità. Se lo contempliamo diviene come una sorgente inesauribile a cui continuare ad attingere. Ecco perché la Chiesa ci invita a fissarlo in questo mese. Quel “cuore” ci aiuta a non battere di amore solo noi stessi, ma amare e vedere gli altri come li amava e li vedeva Gesù. Capiremo di più quel che Giovanni scriveva ai suoi figli: “Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio… Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. La via per “conoscere” Dio e l’amore. Potremmo dire che è la via del cuore, non del nostro che tanto spesso è freddo e duro, ma del Sacro Cuore di Gesù. Se ne accogliamo anche solo una goccia, l’intera vita nostra e di chi ci sta accanto cambierà.