Quinta settimana di Pasqua – lunedì
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.
La memoria di questi due apostoli inizia ad essere celebrata assieme dal VI secolo quando venne dedicata a Roma la basilica dei Santi Apostoli in cui furono deposte le loro reliquie. Filippo, nativo di Betsaida, è uno dei primi chiamati da Geùs. E’ a lui che Geùs chiede quanti pani ci siano all’inizio della prima moltiplicazione. E a Filippo si rivolgono i due greci che vogliono vedere Gesù, mentre è lui che chiede a Gesù “Mostraci il Padre e ci basta”. Secondo un’antica tradizione Filippo predicò il Vangelo in Asia Minore e morì martire in Frigia. L’apostolo Giacomo è identificato con il figlio di Alfeo e nel contempo come il fratello di Gesù divenuto poi il primo responsabile della comunità giudeocristiana di Gerusalemme. A lui si attribuisce la prima delle lettere cattoliche, indirizzata agli ebrei della diaspora. La tradizione racconta che morì gettato dal pinnacolo del tempio mentre ripeteva le stesse parole di Gesù: “Signore, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” . Splendide sono le parole di Agostino che canta l’amore degli apostoli giunto sino al martirio: “Considerate, o fratelli, la portata dell’evento per il quale degli uomini furono inviati in tutto il mondo ad annunciare, di un uomo morto, che era asceso al cielo e a causa di un tale annuncio soffrirono tutto ciò che il mondo dissennato imponeva loro: perdite, esilio, carcere, tormenti, fiamme, belve, croci, morte. Pietro moriva forse per una gloria personale? Qualcuno moriva perché un altro fosse onorato; uno veniva messo a morte perché fosse un altro a ricevere adorazione. Potrebbe far questo chi non fosse stato animato dal fuoco della carità e dell’intima coscienza della verità?”. Tutto questo nasceva dalla frequentazione di Gesù, dall’incontro con quel maestro che aveva cambiato loro la vita. Il Vangelo ci mostra Gesù come la via, la verità e la via. È lui che li condurrà al Padre. È Filippo, che a nome di tutti, chiede: ” Mostraci il Padre e ci basta”. Gesù risponde con un accorato rimprovero: “Da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre”. Tocchiamo qui il cuore della fede cristiana. Dio lo incontriamo attraverso Gesù. “Nessuno ha mai visto Dio” scrive Giovanni nella sua prima lettera (4,12). Gesù ce lo rivela. Filippo e Giacomo, con la loro testimonianza, continuano a ripetercelo perché aumenti la nostra fede.