Primo: la famiglia

Editoriale per "Adesso" n.46

E’ la famiglia, il tema attorno a cui ruota quest’anno il festival cinematografico Popoli e Religioni.

Perché la famiglia è un po’ come il centro attorno a cui ruota la società. Essa ne è il cardine ancora oggi: ricerche effettuate mostrano quanto le famiglie – mamma, papa, figli, nonni, nipoti – sostengano in questo momento di crisi non solo il Paese, ma l’intera società. Ecco perché mettere a fuoco questo tema è importante sotto tutti i punti di vista.

Per chi crede la famiglia è stata elevata proprio per la sua centralità sino a rappresentare la fedeltà che Gesù ha per la Chiesa, una fedeltà che arriva fino a dare la vita.

Ma questo non è staccato dalla famiglia come essa è nata dalla stessa creazione. C’è un bisogno di famiglia che è scritto nel cuore di ogni persona: Quando, scrive la Bibbia, Dio dice “non è bene che l’uomo sia solo” lo dice di Adamo che era vivo, e tuttavia gli mancava qualcosa di vitale: appunto una compagnia, un ambiente che gli fosse simile: la natura senza la famiglia è come morta, perché non riempie il cuore. Ecco perché la famiglia resta il cardine della società oltre che della Chiesa: a me è sempre piaciuta molto quell’affermazione di Cicerone secondo cui la famiglia è “principium urbis et quasi seminarium reipublicae”: vogliamo imparare a capire come si costruisce la società? Dobbiamo farlo in famiglia. Vogliamo imparare a rendere bella e produttiva la società? Dobbiamo iniziare dalla famiglia. Se la famiglia si ammala, anche la società si ammala, e c’è un legame stretto tra quel “noi” della famiglia e il “noi” della società che purtroppo in questo tempo viene come avvelenato dal prevalere dell”io ovunque: in famiglia e fuori, per cui quel che a me soddisfa è ciò che più conta. Quello che a una regione o una nazione soddisfa è ciò che più conta. Per questo si sta come sfarinando il convivere: c’è bisogno allora che questo festival riporti al centro dell’attenzione la famiglia; e non solo, mi auguro, nei giorni del festival, ma nei pensieri e nei cuori di coloro che vi parteciperanno, e l’augurio è che quello che qui appare possa tornare ad essere centrale per l’intera società oltre che per la Chiesa.

Tra i molti momenti offerti quest’anno dal festival, ce ne è uno che mi sta particolarmente a cuore: è l’anteprima del film Il sole dentro, che racconta la storia di Yaguine e Fodè, due bambini guineani che nel 1999 si nascosero nel vano carrello di un aereo diretto a Bruxelles con una lettera indirizzata ai “governanti d’Europa”.

E’ un film che io stesso ho voluto fortemente, perché esprime una di quelle storie emblematiche che sono come un segno dei tempi: se le si colgono possono far cambiare l’orientamento della storia, se le si ignorano la storia continua a scendere in basso. Che due bambini, due ragazzi, scrivano ai signori dell’Europa chiedendo di essere accolti e di apprendere dall’Europa la sapienza per costruire e per rifondare, per vivere il loro Paese, io credo che sia davvero di una straordinaria ricchezza.

Non capirlo è davvero drammatico, e anche colpevole. Per questo io vorrei che questo film lo vedessero in tanti e, soprattutto, che in tanti apprendessero a riconoscere il grande dono che hanno ricevuto coloro che vivono nei paesi che sono già da tempo sviluppati, e poi a capire che questo sviluppo se non è fatto anche per essere donato agli altri, è uno sviluppo che diventa un inferno anche per chi lo fa.

In questo senso Il sole dentro è un film che io mi auguro possa aiutare davvero a capire che oggi nel mondo o conviviamo assieme o periremo tutti allo stesso modo.