Prima settimana del Tempo Ordinario – giovedì
Allora venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:«Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Da chi altro poteva andare questo lebbroso, se non da Gesù? Mentre tutti, per timore del contagio, lo tenevano lontano, Gesù invece lo accolse. È una scena emblematica di come Gesù si rapporta con i più deboli. In quel lebbroso è presente tutta la numerosissima schiera di coloro che ancora oggi non hanno speranza di guarigione e che sono allontanati dagli uomini per paura del contagio. Non si tratta di una persona sola ma di un numero incalcolabile di persone, a volte di popoli interi allontanati. Quel lebbroso invoca la guarigione dall’unica persona che non lo allontana: Gesù. E i tanti lebbrosi di oggi dovrebbero trovare in noi, nei discepoli di Gesù, quella stessa fiducia che quel lebbroso riponeva nel giovane profeta di Nazaret. Dal suo cuore sale una preghiera semplice, ma piena di fiducia. Egli ha intuito che quel profeta è l’unico che può salvarlo. Gesù non resiste a quelle parole e dice: “Lo voglio, sii guarito!” E la lebbra scompare. Quell’uomo, pieno di gioia, non si trattiene dal divulgare la notizia. E cerca di comunicare la gioia che sente. Questa scena evangelica ci viene annuncita perché possa ripetersi ancora oggi tra i tanti poveri che invocano e i discepoli perché ascoltino come ascoltava Gesù.