Per l’equilibrio del mondo

«Per l’ equilibrio del mondo» è lo slogan della quarta conferenza organizzata dal «Progetto José Martí di solidarietà internazionale», in corso a Cuba dal 28 al 31 gennaio. Tra i 650 delegati riuniti nel Palacio de Convenciones di L’ Avana in rappresentanza di 65 paesi, è presente anche l’arcivescovo presidente della Pontificia accademia per la vita Vincenzo Paglia. Il presule all’ apertura dei lavori ha letto il messaggio di Papa Francesco all’ assemblea che pubblichiamo in una nostra traduzione dallo spagnolo e l’ indomani, martedì 29, ha tenuto una relazione su «le sfide del futuro e la vita della comunità umana». L’ umanità di oggi, ha detto monsignor Paglia, «ha bisogno di ritrovare un equilibrio e una pace duratura, fondata sul rispetto della vita di ogni uomo e di ogni donna, in ogni istante della sua esistenza». L’ arcivescovo è partito da una lettura della deriva individualista della cultura contemporanea «che porta alla sua solitudine, alla chiusura in se stesso e al suo risentimento nei confronti della società organizzata». È quello che egli ha definito «il crollo del noi». Una realtà per cui «gli uomini e le donne di oggi sono tutti più connessi, ma non per questo più fratelli e sorelle». In questo senso la tecnologia e l’economia, se anche hanno facilitato le connessioni burocratiche, hanno, di fatto, portato a una «disgregazione affettiva» andando a minare progressivamente «la memoria delle radici e dei legami» che hanno costituito «come persona umana» l’ individuo contemporaneo. Come tornare, allora si è chiesto il presule a una «vera comunità umana? Come rimettere al centro il noi rispetto all’ io?». Una risposta può venire proprio dalla bioetica globale che può fornire una chiave di lettura che tenga assieme «rispetto, difesa e promozione della vita» e «attenzione alla casa comune, cioè all’ ambiente». Nella trama di relazioni che costituiscono l’individuo contemporaneo, ha sottolineato monsignor Paglia, «vanno riportate le domande fondamentali che abitano il suo cuore, la sua mente e anche il suo corpo». Fondamentale è il confronto sui due momenti fondamentali del nascere e del morire: è infatti proprio in riferimento a essi che si mostra più chiaramente «la solitudine esistenziale a cui l’ uomo contemporaneo si sta condannando». Ma non va tralasciata l’ attenzione alla «disgregazione dei legami familiari», fenomeno a cui si riconducono gran parte dei disagi giovanili. Occorre un orizzonte più ampio del singolo individuo, ha concluso il presidente della Pontificia accademia per la vita: «In un mondo che ha bisogno di riscoprire la forza del noi, per ritrovare un suo equilibrio e una pace duratura, fondata sul rispetto della vita di ogni uomo e di ogni donna, in ogni istante della sua esistenza, torna a offrire tutta la sua forza l’ immagine della famiglia umana, il progetto di ostruzione della famiglia dei popoli.

(L’OSSERVATORE ROMANO)