Pasqua 2009 – Venerdì santo

Pasqua 2009 - Venerdì santo

Abbiamo iniziato questa Liturgia in silenzio, stesi a terra: è la morte di Gesù. Oggi non si celebra la Messa e al vescovo è chiesto di non portare l’anello in segno di lutto: la Chiesa ha perso il suo sposo. Abbiamo ascoltato la narrazione della Passione avendo ancora negli occhi le immagini di dolore di quel grande calvario che è divenuta la città dell’Aquila con il suo carico di morte e di dolore. Il calvario di Gesù continua nei numerosi calvari sparsi nel mondo. Il Male, con l’alleanza perversa del suo principe e dei suoi servi, continua a seminare la morte. In molti, davanti a questa distesa di male, davanti alla distesa di bare che abbiamo visto, continuiamo a chiederci il perché di tutto questo. Ma cosa rispondere? E allora ci rivolgiamo al Signore: “perché hai permesso tutto questo, o Dio?”, “perché non lo hai impedito?”, “perché il male continua la sua opera di distruzione?” Queste e domande simili si rincorrono nella nostra mente. Ma tutto attorno sembra tacere, sembra non esserci risposta. E’ il mistero grande del male e della sua forza distruttrice che Gesù stesso manifesta


Questo venerdì santo, magari anche a causa del terremoto di cui anche noi abbiamo sentito le scosse, forse acuisce le domande ma comunque ci spinge stare accanto a loro, in tanti si sono recati e credo tutti ci siamo sentiti vicini ai morti e ai vivi. Gli stessi carcerati, che ho visitato questa mattina, vorrebbero mettersi a disposizione. E’ un moto spirituale importante che dovremmo non attutire e allargare agli altri numerosi calvari che esistono in tante parti. E’ facile dimenticarli. Noi siamo a tal punto preoccupati per noi stessi e per le cose che ci riguardano da non pensare a coloro che soffrono e che ogni giorno sono in croce. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda che Maria e le altre donne amiche di Gesù: “Stavano presso la croce”. Stiamo anche noi presso le tante croci, vicine e lontane da noi.


Gesù resta accanto a tutti i crocifissi. Anzi, è morto sulla croce per raccoglierli tutti. Non è morto da solo. Scrive Giovanni: “lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo”(Gv 19,18). Sì, Gesù sta in mezzo ai calvari, avendo da una parte e dall’altra tutti i crocifissi. Sì, li vuole accanto a sé e anche per loro grida al Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. E’ anche il nostro grido di fronte ai tanti morti per violenza. A noi sembra che Dio non risponda. In verità – questa liturgia vuole dircelo – Dio non se sta muto, in alto o lontano; Egli sta accanto a quel Figlio in croce ed è Lui a interrogarci perché con i nostri peccati continuiamo a crocifiggere il Figlio, perché gli uomini continuano a uccidere innumerevoli suoi figli! Durante l’adorazione della Croce, sentiremo il pianto e il lamento di Dio: “Popolo mio, che male ti ho fatto, in che ti ho contristato? Dammi risposta!” E poi elenca le opere di amore in favore del suo popolo e il popolo che lo ricambia con l’ingratitudine sino a mettere a morte il Figlio, che tanto amava. Accanto a quella lunga file di bare dell’Aquila, come accanto alle tante bare dei morti per le guerre e le violenze, accanto ai corpi di quegli immigrati che non ce l’hanno fatta a raggiungere la costa e che sono stati inghiottiti dal Mediterraneo, accanto a tutti coloro che muoiono nella solitudine e nell’indifferenza, accanto a tutti costoro c’è il Signore che si piega su di loro come su quella del Figlio. Sì, il Padre dei cieli oggi stava sulla terra accanto a quei crocifissi per raccoglierli e stringerli tra le Sue braccia, come sta accanto ai tanti morti per violenza.


Non è il Signore che manda i terremoti e neppure è Lui a moltiplicare il male e la cattiveria, le ingiustizie e la violenza, le guerre e le malattie. E’ il principe del Male che, con la complicità dei nostri peccati, continua a crocifiggere uomini e donne trasformando tanti luoghi in nuovi calvari. Questo Venerdì santo ci svela anzitutto il mistero terribile del male che continua a distruggere vite umane e la stessa creazione. Il peccato, anche il più piccolo, anche quello che a noi può sembrare senza conseguenza alcuna, non è mai un evento privato, ha sempre conseguenze nefaste sia nella vita umana e nella stessa natura. Ogni volta che pecchiamo feriamo l’amore di Dio e sconvolgiamo il creato. Sì, il peccato non è mai innocuo, ma sempre germe di violenza seminato nel terreno della vita e fa gemere e soffrire la creazione.


Ma proprio la Croce di Gesù, che ai sacerdoti e ai capi del popolo era ritenuta la definitiva vittoria su Gesù, tagliava in profondità, alla sua radice, la forza del male e del peccato. E la morte, conseguenza ultima del peccato, diveniva una morte redentrice. Su quella croce, care sorelle e fratelli, è stato sconfitta la legge ferrea dell’amore per se stessi e viene glorificato l’amore gratuito di Dio per noi. Gesù prendendo su di sé, senza avere colpa alcuna, tutte le croci del mondo, ha svuotato la morte della sua forza. Tutti gridavano a Gesù da sotto la croce: “Salva te stesso!” Ma come poteva salvare se stesso, colui che era venuto per salvare solo gli altri? Come poteva servire se stesso, colui che era venuto solo per servire e non per essere servito? La croce –  che tutti ritenevano strumento di vergogna e di morte – è invece il legno santo del perdono e dell’amore.


Lo descrive bene l’evangelista Giovanni nella scena finale della crocifissione. Sotto la croce c’era la madre di Gesù e il giovane discepolo. E Gesù, che pure avrebbe avuto tutto il diritto di lamentarsi per sé, si preoccupa invece dell’anziana madre e del giovane discepolo: “Figlio, ecco tua madre”, “donna, ecco tuo figlio”. E da quel momento – nota l’evangelista – la prese a casa sua. Dalla croce nasceva l’amore, dalla morte sgorgava la vita. Per questo ora allargheremo le nostre braccia per la preghiera universale come ad abbracciare tutti, il mondo intero, e presentarlo al Signore e poi accoglieremo solennemente la Croce in mezzo a noi per adorarla. Baceremo il legno santo ove Gesù ha sconfitto il peccato e ha aperto per noi la via dell’amore che è la nostra salvezza.