Diritto alla salute come sfida etica globale per una società più giusta e sostenibile

«La sfida della salute si vince nella prospettiva di un’ etica del rispetto e della responsabilità nella quale ‘tutto si tiene’, secondo papa Francesco nella Laudato si’ ». È il passaggio centrale della relazione presentata dall’ arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, al convegno su «Il diritto alla salute: un impegno civile ed ecclesiale per evitare il declassamento» organizzato nei giorni scorsi a Roma dall’ Istituto superiore di scienze religiose Mater Ecclesiae della Pontificia Università Angelicum. Paglia ha spiegato che quella del diritto alla salute «è la sfida della disuguaglianza» e, ricordando il messaggio inviato dal Papa
per l’ assemblea generale dell’ Accademia a proposito di un etica globale, ha ribadito l’ impegno contro «le disuguaglianze che generano un’ insopportabile iniquità». Tra le altre, il tasso di mortalità materna, quella neonatale, quella che riguarda i bambini sopra i 5 anni. «Tutelare la salute delle persone – ha concluso – significa lavorare per una società più giusta». Cura come diritto umano fondamentale, con la fatica costante della bioetica di mediare tra valore della vita e autodeterminazione anche nella relazione di Francesco D’ Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica. Mentre il teologo padre Giuseppe Marco Salvati ha spiegato la radice trinitaria della cura. Nelle sue conclusioni, la bioeticista Palma Sgreccia, ha messo in luce che per una promozione dell’ etica della cura serve un impegno chiaro per la difesa dei diritti e del bene comune. (L.Mo.)

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