Monsignor Paglia spiega la carità attraverso la povertà

«Incontrate di più i poveri, anche fisicamente». Con questa preghiera o consiglio, indirizzata a credenti e laici, monsignor Vincenzo Paglia ha concluso ieri sera la presentazione del sul libro “Storia della povertà”. Le ragioni per cui dovremmo fermarci e leggere questo volume con la copertina nera (Rizzoli), 600 pagine sulla «rivoluzione della carità» le ha illustrate con parole e immagini forti, don Paglia. Una è di questi giorni, il Papa a Manila e il suo silenzio davanti alla bambina in lacrime: «So solo abbracciarti, ha detto Francesco. Ecco, è l’abbraccio del lebbroso al quale dobbiamo tornare».
Bisogna conoscere i poveri. E’ cogliere la forza dirompente della carità, il messaggio di don Paglia (consigliere spirituale della comunità di Sant’Egidio e presidente del Consiglio pontificio per la Famiglia). Con lui ieri nella Sala Buzzati del Corriere, la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, lo storico Agostino Gíovagnoli dell’università Cattolica, il direttore Ferruccio de Bortoli.
Perché il tema dei poveri? La domanda condivisa. «Perché è impossibile continuare così senza arrivare a conflitti drammatici, causati da disuguaglianza economica e non solo». Conoscere i poveri e riscoprire  la carità, allora. «L’Europa è un continente chiuso, è culla di un umanesimo che però deve recuperare questo slancio. E serve un’alleanza fra credenti e laici, accumunati dall’attenzione ai poveri». L’appello è forte: «Rompiamo il circolo di autoreferenzialità che rischia di bruciarci. Il povero è l’escluso, andiamogli incontro».
Alla carica di don Paglia, la presidente Tarantola aggiunge numeri, analisi, metodo. «Nelle statistiche oggi è povero “estremo” chi vive con 1 euro e 25 centesimi e “relativo” chi ha un reddito sotto la media, questi sono in forte aumento anche in Italia. E attenzione agli  “esclusi” che comprendono immigrati, tossicodipendenti, donne violentate, analfabeti anche tecnologici», spiega l’ex dirigente della Banca d’Italia. Che risponde così alla domanda che fare: «Solidarietà e vicinanza, sì. Ma servono interventi su istruzione e formazione. E conviene sostenere le donne perché investono su salute ed educazione con ricaduta positiva sulla società».
«Il libro mostra anche come si può vincere la povertà », sottolinea Giovagnoli. «Il sogno nascosto – dice l’autore – è scrivere come la carità ha cambiato la storia».

Federica Cavadini