Mons. Paglia in Nigeria per presentare l’Amoris laetitia
Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, si reca in visita in Nigeria da domani all’8 maggio. Su invito della Conferenza episcopale locale, il presule visiterà le diocesi di Owerri Lagos, Abuja, dove incontrerà anche gruppi e associazioni familiari e presenterà ai vescovi l’Esortazione apostolica post-sinodale “Amoris laetitia”. Ma come si concilia il messaggio di questo documento con la grave situazione di violenza in cui versa la Nigeria? Stefano Leszczynski lo ha chiesto allo stesso mons. Vincenzo Paglia:
R. – Non c’è dubbio che la Nigeria sia un Paese che sta vivendo momenti non poco difficili. La stessa Chiesa, che è una grande Chiesa, ha avuto attacchi attraverso gruppi di Boko Haram. Nell’ultimo attacco è stato coinvolto anche il cardinale Onaiyekan a cui va ovviamente tutta la mia solidarietà. Proprio per questa situazione il messaggio di Amoris laetitia è un aiuto a vivere con maggior forza il Vangelo ed in questo caso anche l’impegno della Chiesa per le famiglie, anche perché – e vorrei dirlo immediatamente – l’Esortazione non chiede solamente un aggiornamento della pastorale famigliare, ma esige molto di più, ossia un cambio di passo: meglio ancora, un cambio di forma della Chiesa, una chiesa famigliare che accompagni, che comprenda, che sostenga tutte le famiglie.
D. – Tra l’altro, il tema della famiglia in Africa è molto sentito e la Chiesa africana ha dato anche un buon contributo durante il Sinodo. All’Europa può venire un esempio dalla famiglia africana?
R. – Credo che questa Esortazione apostolica chieda a tutte le Chiese un grande esame di coscienza e anche un rinnovato impulso e questo deve valere anche per la Chiesa africana che più volte ha parlato della Chiesa come famiglia di Dio. C’è un aspetto positivo importante: a differenza della cultura europea ed occidentale in Africa il “noi” è più robusto dell’”io”; una cultura della societas è più robusta di una cultura individualista come in Occidente. In questo senso c’è un tesoro da poter accogliere.