Magari tornassero le pasquinate, perché non c’è più il popolo

di Laura Ciulli

ROMA – Un incontro per riflettere sulla tradizione romanesca al Senato della Repubblica, ieri 4 aprile, alla Sala Koch. Una serie di appuntamenti organizzati dalla senatrice Pd Daniela Valentini, per ripercorrere e divulgare la tradizione romanesca, proprio a favore della tutela e della valorizzazione dei dialetti locali.

Tutto in un disegno di Legge d’iniziativa della senatrice Valentini ed altri Senatori, anche per sostenere iniziative di studio e ricerca sul patrimonio letterale dialettale, ricco di quelle sfumature proprie del popolo.
Il terzo appuntamento, in un’affollata Sala Koch, moderato dal giornalista Claudio Moroni,  affronta pregevolmente il tema Roma, i Romani e il rapporto con i poteri, dal titolo:” Chi l’ ha detto? ‘ Na statua?”.
Già, le statue parlanti: Pasquino, Madama Lucrezia, l’ Abate Luigi,  Marforio ed il Babuino, chiamate il “Congresso degli Arguti”,. Sono considerate, in apertura dell’ incontro, dal Presidente del Senato Pietro Grasso “Aspetti peculiari di ieri e di oggi, con cartelli satirici,  una sorta di coscienza parlante del popolo”. Secondo il Presidente Grasso ” Occorre quindi riflettere sulle lingue storiche nazionali, un valido strumento per tutelare i dialetti che rappresentano”.

La quotidianità con i poteri istituzionali,  religiosi nel rapporto tra Roma ed i Romani per ” interpellarci sulle radici della storia, per valorizzare le potenzialità che hanno stentato a realizzarsi. Roma è dei Romani, ma anche patrimonio dell’ umanità”, come sottolinea la senatrice Daniela Valentini.
Per Maurizio  Marcelli, presidente dell’ Accademia Romanesca impegnata nella divulgazione di quel che riguarda la cultura di Roma da 2760 anni ad oggi, ” Tranne Firenze e Venezia non esistono casi di statue parlanti come a Roma. Una voce atta a stigmatizzare il potere”.

In effetti,  ricordando Marziale e Belli,  il già sindaco della Capitale Francesco Rutelli ( il cui bisnonno è l’autore anche della  statua di Anita Garibaldi  al Gianicolo),  “La satira era uno strumento indispensabile ed i Romani hanno un innato cinismo naturale nei confronti del potere. Una sorta di malinconia vivida ed impotente”. Non manca il confronto con i moderni mezzi come Tag,  twetter e post “con l’augurio che  questa creatività odierna – prosegue Francesco Rutelli  – combatta la cavalcata dell’ignoranza”.

Ancora oggi si possono gustare sonetti e poesie per trovare una Roma che scende in profondità, ma secondo il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, ” Oggi noi viviamo come Corpo Ecclesiastico con il rischio di perdere una caratura romana per preti che non colgono la ‘romanitas’.   Magari tornassero le pasquinate, perché non c’è più il popolo”.

Un rapporto tra Romani e potere ormai di “adattamento e disincanto” per il Magnifico Rettore dell’ Università telematica Pegaso, Alessandro Bianchi. ” Hanno visto tutto: re e Repubblica, Cristianesimo,  gente da ogni parte del mondo e nove  sacchi della città da Normanni ad Arabi e Lanzichenecchi.

Non si meraviglia di qualcosa, è già tutto accaduto ed accadrà ancora e quindi ecco  il disincanto. Esprimo grande sfiducia nel far scattare la scintilla nel potere. Questa città:è  di  un’assoluta  povertà di menti,  a parte il periodo con  il sindaco viterbese Petroselli o Rutelli. Il potere o si impone o si  accetta”.

Fausto Desideri, presidente del centro culturale Giuseppe Gioachino Belli, non potendo che continuare sul pensiero dei precedenti relatori, con poche battute ribadisce che “oggi c’è la possibilità di parlare come Pasquino, tanto che come si dice a Roma” è meglio perdere un amico che ‘na bona risposta”.
Più positiva la gallerista-imprenditrice  Ida  Benucci. Per lei “il popolo deve riprendere a parlare come alla tradizione della statua parlante. Ha paura di non essere ascoltato”.
Parlare sempre e comunque e chi meglio dell’ interpretazione del versatile attore Massimo Wertmuller, rende magistralmente  l’idea dei testi romaneschi. Insieme a lui anche l’attrice Bruna Gasperini nella lettura di alcuni brani. Entrambi applauditissimi.
“Ognuno,quindi,  deve fare la sua parte. I Romani, tra adattamento e cinismo, fanno fatica ad immaginare una rinascita – conclude la promotrice dell’appuntamento in Sala Koch, Daniela Valentini  –  amore passione, voglia di rinascere e queste riflessioni non bastano e devono avere un proseguo, c’è attenzione sulla storia per apprezzare l’orgoglio di essere di Roma”.(da News Tuscia)