Lettera alla famiglia di Adriano Garofoli

Lettera alla famiglia di Adriano Garofoli

Gentile Signora, cari Paolo e Filippo,                                        


            Con dolore e commozione mi stringo a voi col mio abbraccio in questo momento di tristezza. Adriano ci ha lasciato e la sua scomparsa ci addolora, ci fa sentire il peso del vuoto e la mancanza di un marito, di un padre, di un uomo che con generosità si è sempre speso per amore della sua famiglia e per il bene di tutta la città.


            Non posso essere con voi in queste ore. So però che in tanti, in questo momento, hanno voluto esprimere sia pubblicamente che privatamente la loro partecipazione e i loro sentimenti. L’intera città si stringe attorno ad Adriano Garofoli.


            Posso solo, come vescovo di questa città, aggiungere che non poteva altro che essere così. La commozione di un’intera comunità e i tanti che oggi si stringono attorno a voi sono il frutto di una vita sempre aperta all’altro nella ricerca del bene comune. Fin dai primi mesi del mio arrivo in Diocesi, nel duemila, Adriano si è proposto anche a me quale amico e consigliere, sempre disposto a mettere a disposizione del vescovo la sua cultura, la sua creatività e la sua generosità. In lui traspariva la gioia e l’entusiasmo di essere cristiano. Il ricordo dell’oratorio nel tempo giovanile era una strada per esprimere la sua gratitudine al Signore per averlo aiutato e formato nella fede della Chiesa. Mi ha sempre colpito, nei tanti colloqui con Adriano Garofoli, la sua passione per rendere bella e forte la sua città. Amore per la famiglia e amore per la città venivano da una stessa radice: la fiducia nel Signore Risorto che oggi lo accoglie nel suo Regno. Adriano era consapevole di avere una responsabilità. Ha vissuto questa coscienza con il senso di un talento da mettere a disposizione e non sprecare. Questa nostra città e tutto il paese hanno bisogno, cara signora, di uomini come suo marito. Ne abbiamo bisogno tutti. La vita è un talento e bisogna saper rischiare, con generosità, di trarne frutti per che vive con noi e accanto a noi. E per chi viene dopo di noi. A voi, caro Paolo e caro Filippo, e a tutti noi, papà  lascia un’eredità di amore e dedizione alla famiglia e insieme ci affida  la responsabilità della passione per il bene comune, per l’etica del lavoro, per il progresso della città.


            Il suo ricordo e il suo esempio saranno per tutti noi uno stimolo forte a continuare e ad accrescere l’impegno su questa strada. Per questo esprimiamo ancora gratitudine al Signore per il dono della sua vita e a tutti voi i sentimenti più calorosi di vicinanza, di affetto e condivisione della speranza cristiana. Il Signore Risorto, in questo tempo di Pasqua, accolga nel Suo Regno Adriano: un figlio fedele e generoso che non ritorna alla casa del Padre solo con il talento ricevuto ma nella gioia di incontrare il Padre con le mani piene dei tanti frutti belli di una vita piena e spesa bene”.