Le radici dello storico incontro tra Papa Francesco e Kirill

di Arnaldo Casali

Lo storico abbraccio tra il Patriarca Kirill e papa Francesco a Cuba – il primo tra il Patriarca di Occidente e quello di tutte le Russie – avvenuto alla vigilia della festa di San Valentino, affonda le sue radici proprio nella terra di San Valentino e nel segno del Patrono dell’amore è stato preparato.

Nel 2001, infatti, durante un viaggio in Russia, l’allora vescovo di Terni Vincenzo Paglia scoprì un’icona raffigurante il Santo – venerato dalla chiesa ortodossa così da quella cattolica e da quella anglicana – e ne fece fare una copia che diffuse nella sua diocesi, ridisegnando così l’immagine tradizionale del Patrono e facendone un santo dal grande valore ecumenico.

L’anno successivo Kirill, ancora metropolita, venne a Terni per partecipare – a nome del patriarcato di Mosca – al convegno internazionale su Santità e Martirio organizzato dalla Diocesi. L’anno successivo – siamo nel 2003 – nel corso di uno storico viaggio una delegazione ternana arrivò a Mosca per donare una reliquia di San Valentino al Patriarca Alessio.

Dopo l’elezione di Kirill – nel 2009 – a patriarca di Mosca il lavoro per l’avvicinamento delle due chiese è continuato anche grazie al lavoro proseguito dall’arcivescovo Paglia dopo la sua promozione a presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, nel 2012.

Come ricorda Emanuela Bambara, infatti, nel novembre 2013 il dicastero guidato da monsignor Paglia aveva organizzato un convegno sul tema “Cattolici e ortodossi, insieme per la famiglia”. Nell’occasione, il Metropolita Hilarion aveva incontrato Papa Francesco e aveva parlato con lui della condizione dei cristiani perseguitati in Medio Oriente e della necessità di “lavorare insieme sulle questioni etiche e sociali della pastorale cristiana”, tra le quali, appunto, la famiglia, definita come “la questione urgente” per le Chiese cristiane. A conclusione di quel Convegno, in un comunicato congiunto, la Santa Sede e la Chiesa Ortodossa Russa dichiaravano che “la famiglia, oggi, non è più negata, ma posta accanto a nuove forme di esperienza relazionale che sono solo apparentemente compatibili, ma in verità la scardinano e la distruggono”.

“In questo contesto – scrive Bambara in un articolo pubblicato su Interris – l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, pur lasciato ai margini della comunicazione mediatica, assume invece una rilevanza centrale, per la vita delle Chiese cristiane e delle società a maggioranza cristiana. Proprio il tema della difesa della famiglia, infatti, è tra i motivi principali dello storico abbraccio della Chiesa Cattolica con la Chiesa Ortodossa. Un importante significato lo ha anche per quanto riguarda la soluzione ad alcuni “nodi” pastorali irrisolti, discussi nel Sinodo Straordinario dei Vescovi sulla famiglia. Per esempio, la questione dei divorziati risposati. Papa Bergoglio, infatti, non ha mai fatto misetro di guardare con interesse e anche con favore alla prassi ortodossa del matrimonio cosiddetto “misericordioso”. E non è un caso che quest’incontro avvenga proprio nei primi mesi dell’Anno straordinario della Misericordia”.

“Per la Chiesa Ortodossa, come per la Chiesa Cattolica Romana – aggiunge Bambara – il matrimonio è uno, tra un uomo e una donna, fedele per tutta la vita e aperto alla procreatività. Per gli ortodossi, però ci sono alcune circostanze che determinano la fine di un matrimonio, oltre a quella della morte di uno dei due coniugi: l’infedeltà, la violenza domestica, l’impossibilità di convivere, perché uno dei coniugi si droga, o è alcolizzato, per esempio. In questi casi, la Chiesa Ortodossa prevede un “permesso” a contrarre nuove nozze per la parte lesa, per chi sia la vittima, insomma, secondo una prassi che viene definita “economica”, cioè, di giustizia, di ristabilimento dell’equilibrio. E la misericordia è la massima giustizia, il perfezionamento della giustizia nell’amore. Il sacramento non è un privilegio, l’Eucaristia non è dono per gli eletti, Papa Francesco lo ha detto più volte. Quindi, la prassi ortodossa è più coerente con il dettato evangelico della misericordia rispetto alla soluzione di “facilitare” il riconoscimento di nullità anche di matrimoni che erano in verità validi al momento in cui sono stati celebrati e per i quali, insomma, la nullità è posteriore, successiva, e quindi, sotto il profilo giuridico, si presenta piuttosto come annullabilità”.

L’incontro tra il patriarca di Mosca e il papa di Roma rappresenta una svolta storica nei rapporti tra Chiesa cattolica e chiesa ortodossa, separate da mille anni.

La Chiesa ortodossa, infatti, è autocefala: non esiste, cioè, un “papa” ortodosso e ogni paese riconosce nel suo Patriarca la massima autorità. Storicamente, il primato d’onore tra gli ortodossi spetta al Patriarca di Costantinopoli, primum inter pares (un po’ come era il vescovo di Roma nella chiesa primitiva) che dopo la conquista turca della città (oggi Instambul) si ritrova in realtà ad avere un numero di fedeli molto esiguo. Pur essendo quello di Costantinopoli riconosciuto come rappresentante degli ortodossi da quasi tutte le chiese, quindi, il patriarca con il più grande numero dei fedeli – e quindi primo per importanza – è quello di Mosca.

Ora, se sin dai tempi di Paolo VI e Atenagora (che ritirarono reciprocamente le scomuniche nel 1964) la chiesa cattolica ha rapporti distesi con il patriarcato di Costantinopoli, e nel corso degli ultimi decenni ci sono stati altri riavvicinamenti (come quello con il patriarcato di Romania) con la Russia i rapporti sono sempre stati più difficili, anche a causa dell’accusa di proselitismo rivolta alla chiesa cattolica. Rapporti che hanno iniziato a distendersi in quell’ormai lontano 2002, quando il futuro patriarca di Mosca arrivò nella città di San Valentino.