L’arte della preghiera

di Sara Garino

La preghiera non è un esercizio culturale, né un rito cui assuefarsi. Per chi crede, la preghiera influisce concretamente sull’esistenza, modificandola e influenzandola in modo tangibile. Essendo un dialogo, fra l’io interiore e la divinità che tutto abbraccia, tale cambiamento interessa ambedue i protagonisti della prece, ambedue gli interlocutori. Lo sosteneva Karl Barth (1886-1968), noto Teologo svizzero: “Dio non è sordo, ascolta, agisce. E Dio non agisce allo stesso modo se preghiamo oppure no”.

In quest’epoca storica così difficile e travagliata, la preghiera sconfina nel ragionamento e nell’introspezione: o meglio, sono ragionamento e introspezione a trasformarsi in una più o meno consapevole e accorata preghiera. Per la fine dell’epidemia, per la guarigione dei malati specie se anziani, per la salute dell’economia e delle attività produttive che presiedono al sostentamento, per una rinnovata fraternità, e per la speranza in un domani non caratterizzato solo da inquietudini, precarietà e tenebre.

Per quanto la Storia non si ripeta per identità perfette, essa è davvero maestra di vita e in ogni epoca ci dimostra con tagliente plasticità come il vissuto umano sia accomunato dagli stessi fattori. In passato come oggi, oggi come in passato, l’individuo e la collettività sono pervasi dagli stessi sentimenti. Le stesse paure – dolore, sofferenza, malattia, solitudine, ingiustizia – così come dagli stessi aneliti positivi, l’amore, l’amicizia, l’impegno, l’entusiasmo e la meraviglia di fronte alle meraviglie del creato. La letteratura sacra ha nel corso dei millenni tradotto queste emozioni in parole, affinché divenissero immortali e patrimonio di ogni generazione.

Ne è un esempio il Salterio, ovvero il libro dei Salmi: la raccolta di 150 moniti e riflessioni che da 3000 anni (2000 per i Cristiani) elargisce e raccoglie come un vademecum le domande che animano lo spirito umano. Quasi fossero le pagine quotidiane di un diario, ecumenico e condiviso, da scoprire e gustare giorno per giorno. Congiungendo idealmente i popoli di ogni tempo in una melodia orante (la parola Salmo deriva da psalmòs, a sua volta derivazione di psaltérion ovvero cetra), essi attestano la capacità e sensibilità dell’Uomo nell’interrogarsi su chi sia, perché e per che cosa esista e dove vada.

Monsignor Vincenzo Paglia – già Vescovo di Terni, Arcivescovo, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II – ripropone oggi la lettura dei Salmi, corredandoli da agili commenti che guidano e stimolano il Lettore verso una comprensione interiore, personale e intima, di quanto scritto. Lo fa con un nuovo libro, in uscita proprio oggi: L’arte della preghiera – La compagnia dei salmi nei momenti difficiliEdizioni Terra Santa.

Preghiera e riflessione incentivano chiunque, credente e non, a scavare nel profondo della propria coscienza: per farne uscire una supplica, un lamento oppure energie positive da destinare a se stessi e agli altri. Magari per cambiare il mondo, per renderlo migliore o semplicemente per guardarlo con occhi diversi.

Oppure ancora per cercare di tendere al mondo una mano, quando lo vediamo pericolosamente riverso e languente al suolo. Perché, come in fondo affermava anche Sant’Agostino, la Speranza ha due bellissimi figli: lo Sdegno e il Coraggio. Lo Sdegno per l’assurda realtà delle cose, e il Coraggio per cambiarle.

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