San Francesco e la povertà nella Chiesa

La memoria di san Francesco  segna questo mese di ottobre. Per tanti motivi, compresa la preghiera per la pace che Benedetto XVI farà il 27 ottobre ad Assisi. Quale il segreto di Francesco? Una vita aderente al Vangelo. Avvicinarsi a lui vuol dire incontrare un fratello “più grande” e “più vicino” al Vangelo. Francesco era un giovane ricco e promettente, figlio di Bernardone, un mercante di stoffe di Assisi. Sognò inizialmente il successo divenendo cavaliere. Ma un incontro lo sconvolse. Lo racconta nel testamento, scritto poco prima della morte: “Il Signore concesse a me, frate Francesco, di cominciare così a far penitenza, poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara di vedere i lebbrosi. E il Signore mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo”. L’incontro con il lebbroso segna l’inizio di una vita nuova per Francesco. Appena vide il lebbroso istintivamente voleva evitare l’incontro, vinse però la paura, scese da cavallo, fece l’elemosina al lebbroso e poi lo baciò. L’elemosina non era sufficiente, bisognava compiere un gesto d’a­more, un gesto d’affetto personale. Questo gesto compiuto nei confronti di un uomo così malato e così disprezzato segnò un cambiamento radicale dei suoi gusti di vita. Francesco in quell’incontro con il lebbroso cambiò il “gusto”, il “sapore” della vita. Comin­ciò a stare con loro non per sacrificio ma perché gli piaceva. La povertà non significò per lui un sacrificio, ma una condivisione di vita con loro che venivano esclusi dalla vita civile. Quell’abbraccio gli fece scoprire che stare con amore accanto ai poveri gli donava una gioia assolutamente straordinaria. Gesù, del resto, lo aveva detto: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. In effetti, l’incontro con i poveri allarga il cuore, affina gli occhi e rende più attente le orecchie e più gioiosa la vita, fa gustare un’esistenza piena di senso. Anche sul piano religioso. Francesco infatti da allora vide in  modo nuovo anche il Crocifisso. Non lo guardò più come lo guardava prima. Incontrando i lebbrosi vide che i loro tratti erano gli stessi del Crocifisso. Per questo, entrando nella piccola chiesa di San Damiano vide il Crocifisso e ne ascoltò la voce. E in Francesco si compì la conversione del giovane ricco: vendette i beni ai poveri e inziò a seguire Gesù. E’ la via della povertà che Francesco continua a indicare ancora oggi. Ma si badi bene, non si tratta di un gesto ascetico, di una rinuncia ai beni per guadagnarsi dei meriti. No, la scelta della povertà significa rinunciare a porre se stressi al centro della vita per mettervi Gesù e i poveri. E si fece “minore”, ossia povero. E’ questo il senso della povertà anche nella stessa Chiesa e in ogni comunità cristiana. Non si tratta di rinunciare ai beni per una pratica ascetica, quanto di mettere al centro delle scelte non il denaro o il potere, ma il Vangelo e i poveri. Gesù più volte avverte a non porre la propria fiducia nel denaro e nelle ricchezze. Quello che si possiede non è solo per se stessi, ma per tutti. San Lorenzo, all’imperatore che gli chiedeva di portargli le ricchezze della Chiesa, condusse i poveri che la comunità cristiana di Roma aiutava. E disse: “questi sono la ricchezza della Chiesa!”. Credo che sia ancora questa la strada che si deve seguire per vivere il Vangelo e per testimoniare il primato dell’amore e della gioia di essere cristiani. Scrivono gli Atti degli Aposotoli, infatti, scrivono che tra i credenti non c’era più nessun povero perché chi possedeva beni pensava a sostenere anche chi non aveva nulla. Si racconta in una delle vite di San Francesco: “Si recò una volta in pellegrinaggio a Roma, e, deposti, per amore di povertà, i suoi abiti fini, si ricoprì con gli stracci di un povero. Si sedette quindi pieno di gioia tra i poveri, che sostavano numerosi nell’atrio, davanti alla chiesa di San Pietro e, ritenendosi uno di essi, mangiò con loro avi­damente. Avrebbe ripetuto più e più volte azioni simili, se non gli avessero incusso vergogna i conoscenti. Si accostò poi all’altare del Principe degli Apostoli e, stupito delle mise­re offerte dei pellegrini, gettò là denaro a piene mani”. San Francesco resta ancora oggi una luce a cui guardare.