La coscienza e la legge

di Daniela Condò

Questo libro offre molte sollecitazioni, contenendo un lungo dialogo, curato da Emanuele Coen, giornalista dell’Espresso, tra Raffaele Cantone e mons. Vincenzo Paglia intorno a un argomento quanto mai attuale: il rapporto che dobbiamo avere con la legge, con la giustizia e con la nostra coscienza. Le pagine sono caratterizzate dalla ricerca, da parte di entrambi gli autori, di una «ulteriorità» rispetto alla legge.

Questa ricerca era presente già in Aristotele, il quale diceva che «i buoni governanti fanno più attenzione all’amicizia che alla giustizia», con ciò intendendo che, nell’edificare la polis, c’è bisogno di un patto sociale che non si può basare solo su regole. La legge non crea mai una societas: la può regolare, ma non edificare. In questo contesto, il termine «giustizia» rappresenta qualcosa di molto più alto, che arriva a coincidere con Dio stesso, che è l’unico giusto, come fa notare mons. Paglia.

Gli esempi tratti dalle esperienze professionali degli autori – un magistrato e un uomo di Chiesa – chiamano in causa la nostra coscienza, quella che la legge sembra non riuscire a codificare. Dove trovare un terreno comune tra laici e cattolici per rifondare la società? Occorre un’alleanza tra le diverse culture per trovare una prospettiva che non sia unica. È ciò che è accaduto dopo la Seconda guerra mondiale, quando è stata scritta la nostra Costituzione, che non è una legge, ma un patto sociale.

Oggi il vero nodo è il crollo dei sogni comuni e delle visioni, dal momento che ognuno pensa in modo individualistico. L’idea è che tutti veniamo chiamati a raccolta e ci chiediamo qual è il Paese che vogliamo realizzare.

Le considerazioni di mons. Paglia indirizzano verso categorie come l’amore di Dio, la caritas cristiana, la fraternità: sono risorse per fondare la legge, invocando l’accoglienza e lo scambio tra popoli. Il senso di insicurezza che stiamo vivendo nasconde una paura profonda verso un futuro poco chiaro.

Da parte sua, Cantone, di fronte allo scenario attuale di crisi della democrazia rappresentativa, richiama la necessità di trovare una grande alleanza delle agenzie educative del pensiero umanista per cercare di stabilire nuovi princìpi che siano in grado di orientare le persone.

Questo libro tratta anche della lotta alla corruzione come fenomeno transnazionale che colpisce tutte le economie, causando enormi danni, anche a livello politico. In questa prospettiva, vengono richiamate due importanti iniziative della Chiesa: la prima è stata l’adesione nel 2016 alla Convenzione di Merida; la seconda, nel 2017, favorita dal Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, è stata l’organizzazione del primo Dibattito internazionale sulla corruzione, aperto anche a laici.

La parte finale del volume è dedicata alle «ingiustizie della giustizia». Ci si sofferma su aspetti importanti, quali la lunghezza dei processi, il regime carcerario, il modo d’intendere la punizione e il perdono.

Viene considerato anche l’altro tema cruciale della proporzionalità delle pene, che storicamente riflette la scala di valori tutelati dallo Stato. In questo contesto, il tema del bene comune diventa ineludibile. Impegnarsi per esso significa sempre più prendersi cura, da una parte, e avvalersi, dall’altra, di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente e culturalmente il vivere sociale. In questo settore, grandi agenzie educative come la Chiesa cattolica possono e devono svolgere un ruolo fondamentale.

LA CIVILTA’ CATTOLICA