Immacolata Concezione 2003

IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Con questa santa liturgia celebriamo l’Immacolata Concezione di Maria, una memoria molto cara al popolo cristiano. Essa affonda le radici nelle origini stesse della vicenda umana, sebbene il dogma dell’Immacolata sia stato proclamato solo nel 1850 da Pio IX. Con questa festa ricordiamo il concepimento di Maria senza la macchia del peccato originale, un peccato che si annida nel cuore stesso dell’umanità. La prima pagina del libro della Genesi che abbiamo ascoltato ci fa scendere nelle profondità del mistero del male che si radica appunto nell’esistenza stessa dei progenitori. La vicenda di Adamo ed Eva, sedotti dal serpente, ci fa toccare l’origine del male sulla terra. La Scrittura ci dice che non è Dio l’autore del male, ma il principe del male che seduce e porta alla disobbedienza sia Adamo che Eva.
Il dialogo tra Dio, l’uomo e la donna, dopo la disobbedienza che li portò a mangiare il frutto dell’albero della vita, manifesta il dramma del male che si abbatte sulla vicenda umana. Quella disobbedienza, come ogni disobbedienza al Signore, rompe il rapporto con Dio e distrugge l’armonia tra loro e con il creato. Sì, possiamo dire che da quella antica disobbedienza inizia l’inimicizia sulla terra. Da quel momento, infatti, la divisione entra nel cuore degli uomini e quindi nella loro storia. Il paradiso di amore e di armonia che Dio aveva creato e nel quale aveva posto l’uomo e la donna divenne, per loro colpa, una valle di lacrime. Adamo ed Eva, da amici che erano, divennero nemici. L’uno accusava l’altra. E la logica dell’inimicizia non si fermò più, anzi si insinuò nelle pieghe più profonde della vicenda umana continuando ad avvelenarla. Proseguì nei figli, in Caino e Abele, e continuò ininterrotta sino a noi. Quel che accade anche oggi tra gli uomini e tra i popoli trova la sua origine in quella inimicizia che nasce dalla rottura del rapporto amicale con Dio. La pagina biblica che abbiamo ascoltato ci ripete che senza l’amicizia con Dio è inevitabile l’inimicizia tra gli uomini.  
Ebbene, con il concepimento di Maria, questa tragica e terribile catena viene interrotta. Maria è concepita senza peccato; ossia fin dal suo concepimento non è più soggetta alla legge inesorabile dell’inimicizia e della inaccoglienza. Con Maria, nuova Eva, inizia una storia nuova. Non solo viene solo restaurata l’amicizia con Dio, viene resa ancor più bella di quella che vissero i nostri progenitori. Su Maria si è posato lo sguardo di Dio: è stata scelta per essere la madre di Gesù. Non poteva quindi essere macchiata dalla colpa originale. Nacque immacolata, senza peccato, non per suo merito, ma per grazia. Il Signore ha preparato in lei una dimora degna per il suo Figlio. L’amore del Padre per il Figlio ha dunque protetto la madre, e per questo la tradizione applica a lei le parole di Dio nel Cantico dei Cantici: “Sei tutta bella, o mia diletta, e in te non v’è alcuna macchia” (4, 7). E l’angelo, facendo eco a queste parole, le si avvicinò dicendo: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”.
Questo mistero di Maria si riversa però anche su di noi. Il Signore ha destinato anche noi ad essere santi e immacolati. L’apostolo Paolo scrive: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati” (Ef 1,4). Sebbene in modo diverso da Maria, anche noi siamo stati scelti ancor prima della creazione per far parte della comunità dei figli di Dio. Non a caso l’apostolo dice “siamo stati scelti” e non “abbiamo scelto”. Ognuno di noi è scelto da Dio, amato in modo personale e immediato. Siamo tutti frutto dell’amore di Dio. A noi è chiesto solo di riconoscere la nostra figliolanza e di affidarci quindi totalmente all’amore del Padre.
Questa fu la risposta di Maria all’amore gratuito di Dio. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci mostra una ragazza che, turbata dalle parole dell’angelo, non fugge e non si ritrae, sebbene quelle parole le sconvolgono completamente la vita. Non obbedisce a se stessa e neppure si lascia inibire dalle pressioni sociali che sarebbero seguite alla sua scelta: con generosità dice il suo “sì” a Dio. E sempre lo ripeterà, fin sotto la croce. Sa bene che deve tutto al suo Signore, e si professa sua serva. Quando l’angelo le dice ch’è piena di grazia, Maria si turba, anche perché non ha una grande considerazione di sé, come in genere noi abbiamo di noi stessi. Ed è proprio nell’orgoglio e nell’autosufficienza che risiede il nodo del peccato originale. Maria non si esalta né si distrugge all’annuncio dell’Angelo, si turba. Così dovrebbe essere di noi ogni volta che ascoltiamo il Vangelo. Anche in questo Maria è la prima dei credenti. Lei, la prima amata da Dio, è anche la prima a rispondere “si” alla sua chiamata. Oggi ci viene incontro perché impariamo da Lei a preparare il nostro cuore ad accogliere il Figlio di Dio che viene anche nel che nasce.