Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia a Pánama in occasione del primo Congresso latinoamericano di Pastorale Familiare

La città di Panama accoglie in questi giorni, dal 4 al 9 agosto, il primo Congresso latinoamericano di Pastorale familiare. Promosso dal Consiglio episcopale del continente (CELAM), l’evento intende porsi in comunione con il prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia, convocato da Papa Francesco per il mese di ottobre. A coordinare i lavori, incentrati sul tema “Famiglia e sviluppo sociale per la vita piena e la comunione missionaria”, sarà il Dipartimento per la famiglia, la vita e la gioventù del CELAM. Nella giornata di Giovedì 7 Agosto è intervenuto il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia. “Il Congresso – come afferma una nota del CELAM – si propone, da una parte, di analizzare le possibilità e le sfide delle famiglie nel continente, così da renderle soggetti di sviluppo sociale nel Paese”. Dall’altra parte, c’è l’auspicio che il convegno “contribuisca agli studi economici e politici sulla famiglia”, mettendo particolarmente in risalto “il valore sociale e prioritario di essa, come fonte di sviluppo sociale”. Un ulteriore auspicio riguarda la possibilità di “incidere sulle politiche per la famiglia, affinché divengano prioritarie nell’agenda di governo”.

Durante il suo intervento, dal titolo La famiglia nel cuore dello sviluppo della persona umana e della società: orizzonti pastorale familiare per la vita piena e comunione missionaria, Mons. Paglia ha detto:

“Se si vuole avanzare sulla via di uno autentico sviluppo dell’essere umano, la prospettiva della famiglia è indispensabile. Innanzi tutto perché la famiglia è una forma sociale unica che permette stabilmente di articolare due tipi di rapporto. Quello che si riferisce alla relazione tra i sessi (maschio-femmina) e quello generazionale (padre-madre -figli). Entrambi i rapporti sono caratterizzati da una differenza irriducibile. Al contrario, l’individualismo imperante dei nostri tempi si basa sull’ideale di autonomia e indipendenza, e su di una concezione ‘quantitativa’ di uguaglianza e di diritti. Nella famiglia le differenze sono “qualitative” e irriducibile. Inoltre, in un mondo dove la scelta è spesso provvisoria, la famiglia rimane il luogo di forti e stabili relazioni che influiscono profondamente, sia nel bene che nel male, nella vita di ciascuno dei suoi membri. Nella famiglia l'”altro” perde la sua connotazione di instabilità, come invece accade nella maggior parte dei contesti sociali. Nella famiglia l’altro non può essere annullato.. In tal senso la famiglia è non solo una risorsa ma anche una fonte vivente che alimenta la socializzazione tra diversi senza annullare le differenze. La stessa paternità e di maternità implica l’alterità e l’amore senza preferenze. Per fortuna, almeno fino ad oggi, il figlio non si sceglie, si riceve. E neppure i figli scelgono i genitori. La famiglia rimane così, in un mondo dove tutto pare guidato dal consumo delle scelte individuali, come l’ambito del dono che si accetta, segno della presenza provvidenziale dell’Altro”.

Il Presidente del Dicastero vaticano ha poi notato come “cresca sempre più il numero delle persone, nel mondo, che scelgono di vivere da sole. Anche in America Latina – ha aggiunto l’arcivescovo – questo fenomeno è in crescita: in un tempo molto breve il numero dei “single” è cresciuto dal 6,7% al periodo 9,7%. La conclusione è chiara: qualsiasi forma di legame che comporti un impegno, è avvertita come qualcosa di insopportabile. E la conseguenza è che la tendenza è quella verso una società con famiglie indebolite, costituita da persone che si uniscono in modo intermittente, senza alcun impegno a lungo termine. Naturalmente, questo porta al collasso della società stessa, alla caduta di ogni forma di legame che richieda un minimo di consistenza e durata. Questo – ha concluso Mons. Paglia – è il frutto amaro di una cultura individualista che sta invadendo tutto.

Il presule, in conclusione del suo intervento, ha ricordato a tutti i partecipanti la prospettiva del prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia:

“Come si può vedere si tratta di un settore complesso e vasto che richiede interventi culturali e politici oltre che una conversione spirituale. È necessaria una nuova saggezza, una nuova forza, per promuovere e difendere il matrimonio, la famiglia e la vita. La cultura dello “scaro” , ricordata da Papa Francesco, rischia di “scartare” anche tante famiglie. Solo nella misura in cui siamo in grado di lavorare insieme in questo movimento per la promozione e la difesa del matrimonio, della famiglia e della vita, potremo anche coinvolgere altre tradizioni religiose così come chi si ispira ad umanesimo onesto. Cari amici, noi non siamo qui per noi stessi. Non siamo venuti solo per rafforzare le nostre organizzazioni e perfezionare i nostri progetti. Per valutare i nostri programmi e sviluppare nuove strategie. Tutte queste cose necessarie. Ma stiamo vivendo un kairos”, un momento particolare nella vita della Chiesa e del mondo. Papa Francesco ci chiede una nuova profezia. Egli ha rilevato che il nostro è il tempo per la famiglia, il tempo della comunione, non della solitudine, della solidarietà e non dell’individualismo. Questo, allora, è il vostro momento. Il tempo di coloro che vivono con passione questa missione e questo ministero: aiutare le famiglie ad essere il volto dell’amore e della misericordia di Dio. È urgente ampliare lo sguardo e aprire l’orizzonte. Noi non ci stiamo occupando solo di un settore o di un tema, ma stiamo raggiungendo il cuore della Chiesa, che è famiglia, e quello dell’intera società che è come una famiglia di nazioni”.