Governo, monsignor Paglia ‘benedice’ Draghi: Pensa in grande e per tutti

di Maria Elena Ribezzo

La relazione tra ambiente e pandemia prendendo in prestito le parole di Papa Francesco, l’allarme per le nuove povertà a partire dai dati Caritas, l’attenzione alla situazione delle donne lavoratrici, la revisione del patto di Dublino. La visione di Mario Draghi collima per tanti versi con quella del Pontefice. Per questo, la Chiesa a guida Bergoglio non può che benedirla, nonostante l’ex numero uno della Bce sia alla guida del governo di molti. O proprio per quell’ecumenismo che lo contraddistigue.

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita e uomo vicinissimo al Papa, non si dice preoccupato per la possibile instabilità dell’esecutivo, “ovviamente a condizione che il bene comune sia al centro delle preoccupazioni dei cittadini e dei partiti”, commenta con LaPresse dopo l’intervento del premier in Senato. “Di fronte al grande cambiamento d’epoca non possiamo pensare ciascuno al proprio piccolo orizzonte – afferma -. L’Enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco offre una direzione di cammino, anche per la politica: farsi carico dei problemi dell’intera società, affrontandoli e risolvendoli. Il Presidente del Consiglio, nelle sue diverse responsabilità internazionali, è stato come costretto a pensare sempre in grande e per tutti. Favorirà certamente una alleanza larga perché – con questa barca nella tempesta – solo se i rematori remano verso la stessa direzione si potrà sperare di arrivare alla terra ferma”.

Draghi ha citato Papa Francesco sulla cura del Creato e le responsabilità dell’uomo. Come coniugare progresso e benessere sociale?

Ha fatto molto bene a citare questo passaggio di Papa Francesco. Infatti, il rischio che corriamo lasciando a briglie sciolte il progresso tecnologico è quello di ridursi al livello dei mezzi, trascurando la sfera dei fini. Se obbedisce a prospettive soltanto economiche e finanziarie, riducendosi a uno sviluppo individualistico o sovranistico, di sfruttamento indiscriminato delle risorse, non è rispettoso di tutte le dimensioni dell’umano. Al di fuori di un’autentica dimensione umanistica il progresso diventa quindi autodistruttivo. Per questo Papa Francesco nella Laudato Si’ sottolinea la necessità di parlare di sviluppo integrale e assumere la responsabilità degli effetti delle nostre scelte non solo nel breve, ma anche nel lungo termine. Le risorse naturali, che Dio ha affidato all’umanità, vanno custodite e utilizzate per il bene di tutti. Evitiamo un prometeismo arbitrario, rivendicando solo diritti e dimenticando i doveri corrispondenti.

Un passaggio importante del discorso è quello sul negoziato del nuovo patto per le migrazioni e l’asilo. Quali sono le priorità per un’accoglienza inclusiva?

È certamente uno dei passaggi cruciali per ‘abitare’ con intelligenza questo nostro tempo. Il fenomeno migratorio è una delle frontiere più delicate. La risposta sino a ora data, alzando almeno 19 ‘muri’ dopo l’abbattimento di quello di Berlino, ne mostra la miopia. Il fenomeno migratorio è legato alla globalizzazione. Quindi c’è bisogno di un salto di qualità (sia culturale che politico) nell’affrontarlo. Alzare muri porta a un mondo imbarbarito. Quello che sta accadendo in Bosnia è una vergogna per l’Europa. La pietra miliare è semplice: la terra è di tutti, non di qualcuno. Viene quindi tutto l’impegno a governare in maniera nuova e più generosa l’intero fenomeno. Non possiamo giocare difendendo ciascuno il proprio piccolo cortiletto. Illudendosi di preservarlo. Quindi una nuova visione e una nuova politica.

Il premier punta a un mondo in cui non si debba più chiedere alle donne di scegliere tra il lavoro e la famiglia. Da sempre la Chiesa chiede sostegno alle famiglie, quali interventi urgono?

La famiglia resta il cuore delle società. Durante la pandemia ha svolto, pur con tutte le sue debolezze, un ruolo fondamentale. E’ la prima frontiera, il luogo di congiunzione tra persone e società, nel concatenarsi delle generazioni. Bisogna cambiare passo e mettere mano a politiche che tengano conto delle necessità dei giovanissimi, degli adulti, degli anziani. Eccellente la notazione che Draghi ha fatto a proposito della assistenza agli anziani che deve esser centrata sulla casa dove essi abitano. E’ una vera e propria rivoluzione. Sulla stessa scia andrebbe affrontata la questione della denatalità. Certamente con misure che restituiscano risorse alle famiglie. Ma soprattutto ridando speranza per il futuro. Dunque più scuola, più formazione, più prospettive di lavoro, più sana economia per lo sviluppo umano e sociale. Se crescono le famiglie, cresce tutto il Paese.

La pandemia ha accelerato e aumentato i processi di impoverimento, ovunque. Il Presidente del Consiglio ha richiamato i dati dei centri di ascolto Caritas. La Chiesa è in prima linea per arginare il fenomeno. Serve più collaborazione?

La Chiesa – sono innumerevoli le realtà che si impegnano in questo campo – si è spesa molto in questo periodo. Certo, non vuole affatto sostituirsi allo Stato. Deve tuttavia essere una sentinella per un’attenzione vigile e sensibile verso i più poveri. Ed è quanto mai opportuno che cresca un’alleanza tra tutte le realtà della società per operare affinché il progresso sia di tutti. Quel che la Chiesa oggi deve ribadire è che solo se si parte dai più poveri la giustizia sarà per tutti.

(LA PRESSE)