Giubileo della famiglia: c’è bisogno di fraternità

Migliaia di famiglie radunate in San Pietro per celebrare il primo evento giubilare tematico e oltrepassare insieme la Porta Santa della Misericordia. L’evento, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha avuto il proprio momento centrale nella messa celebrata dal Papa in Basilica. Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia.

R.  –   Io credo che la vicinanza tra la conclusione del lungo itinerario del Sinodo dei vescovi e l’inizio dell’Anno Giubilare non sia casuale. C’è come una sorta di immediatezza, se così possiamo dire, tra la responsabilità nuova che le famiglie devono assumersi e l’urgenza della misericordia in questo nostro tempo. Quindi se per un verso il Giubileo delle famiglie chiude l’itinerario sinodale, in realtà lo apre: apre l’impegno, la responsabilità di tutte le famiglie cristiane ad attraversare la soglia della misericordia. Potremmo applicare anche alle famiglie quello che il Papa diceva l’altro giorno alla Curia romana: “Possono aprirsi tutte le porte delle cattedrali, ma se non si aprono le porte di casa è ovvio che il Giubileo è come contratto, è come bloccato”. Ecco perché attraversare le porte delle cattedrali con le famiglie impegna le famiglie stesse ad aprire le porte delle loro case, per andare in cerca di tutti coloro che hanno bisogno di misericordia e per accogliere nella propria vita non solo la misericordia di Dio, ma anche per accogliere a casa propria tutti coloro che bussano e hanno bisogno di attenzione, di accoglienza e di una parola di speranza.

D. – A fianco di tante famiglie che godono di una certa serenità, fortunatamente, ci sono tante famiglie che hanno molti problemi. Come prepararsi al passaggio della Porta Santa e come prepararsi a questo incontro delle famiglie?

R. – Io direi che il Giubileo delle famiglie comporta che tutte le famiglie in qualsiasi situazione esse si trovino, possano passare. Tutte sono invitate ad attraversare la Porta Santa. Anzi, vorrei dire che c’è come un’urgenza che tutte le famiglie si ritrovino insieme per passare insieme la Porta Santa: sane e meno sane, in grande salute e in grandi problemi. C’è bisogno di una fraternità tra tutte le famiglie per poter costruire un mondo più sereno, un mondo più giusto. Sono le stesse famiglie che devono accompagnare e magari raccogliere quelle altre che hanno bisogno di trovare misericordia e anche semmai di darla: nessuna famiglia sta talmente male da non poter dare misericordia agli altri e nessuna famiglia sta talmente bene da non essere bisognosa di ricevere misericordia e di offrirla anche alle altre.

D. – Avete notato un diverso interesse da parte dell’opinione pubblica laica nei confronti della famiglia dopo aver toccato l’argomento in maniera così approfondita negli ultimi anni?

R. – L’interesse che il Sinodo ha suscitato è stato straordinario. Nessun altro Sinodo ha suscitato tanto interesse, tante domande, tanti interventi come quello sulla famiglia e soprattutto dalla parte anche laica, da chi non crede. E questo si capisce bene perché la famiglia, in fondo, non è una questione della Chiesa o di qualche gruppo: è un dimensione dell’umanità. E penso che il Giubileo delle famiglie risponda anche un po’ a questo interesse generale. E’ ovvio che è difficile una riforma e della Chiesa e della società se non si torna a porre la famiglia nel cuore o al centro delle proprie preoccupazioni.