Festa della promessa

Festa della promessa


Care sorelle e cari fratelli


 


È sempre una grande gioia, per me e per la comunità diocesana di Terni, accogliervi in questa basilica di San Valentino per la “festa della promessa”. E’ una festa unica la mondo. Ovunque nel mondo si festeggia San Valentino, il 14 febbraio, magari anche non sapendo chi sia. Però solo a Terni si celebra la festa della promessa. E facciamo bene a farla, perché ci permette di cogliere una dimensione fondamentale dell’amore per lo più disattesa, anzi spesso come seppellita. Chiediamoci: perché siamo qui? Perché voi, cari fidanzati, siete venuti, anche da lontano, nel santuario di San Valentino? Perché – mi risponderete – San Valentino è il protettore degli innamorati. Ed è vero. Ma dobbiamo comprendere bene cosa significa.


C’è un episodio che giustifica questa convinzione. Si racconta che due giovani, una ragazza di Terni e un giovane militare romano, volevano sposarsi. Ma c’era una grave difficoltà: lei era cristiana e lui pagano. Valentino, vista la sincerità del loro amore, aiutò i due giovani a superare le difficoltà e a giungere al matrimonio. La ragazza, purtroppo, cadde malata, ma il giovane non voleva staccarsi da lei, e la sposò nonostante sapesse che la malattia l’avrebbe portata alla morte. Ecco, cari amici, un esempio di amore vero. Valentino protesse quell’amore che sfidava anche la morte.


Cari amici fidanzati, ecco perché siete venuti qui. Voi avete intuito che l’amore o è eterno o non è. Certo, possono capitare problemi e difficoltà, e accadono nella vita. Ma non possiamo accettare che l’amore sia scadente, che non resista alle difficoltà, che si spenga al più leggero dei venti. Anzi, proprio perché sapete che ci sono difficoltà da affrontare siete venuti da San Valentino e gli chiedete che il vostro amore resti saldo per sempre. La continuità nell’amore, o meglio, la fedeltà è parte integrante dell’amore. Sì, la fedeltà è un altro modo per dire “ti voglio bene”. Se non c’è la fedeltà vuol dire che uno vuol bene solo a se stesso e ai propri comodi, alle proprie soddisfazioni.


San Valentino, invece, afferma che l’amore è forte e fedele. E’ un amore robusto, che resiste alle difficoltà, che è capace di perdonare, di superare ostacoli, di costruire un futuro stabile per sé e per i figli. Purtroppo questo amore non è scontato; e neppure non lo si trova per caso. Neppure si compra. L’amore ha bisogno di essere custodito, curato e irrobustito. Proprio come una cosa vivente. L’amore non è un soprammobile messo sul tavolo che si può spostare a piacimento. L’amore è un cuore vivente. Dobbiamo tutti imparare ad amare, dobbiamo tutti apprendere a far vivere bene l’amore. L’amore è una vera e propria arte: va appresa e praticata con cura e attenzione. Purtroppo, in questo tempo è un’arte rara. Anzi, l’aria che respiriamo rende difficile amare. Sì, oggi è più difficile di ieri amare davvero. Tutti noi vediamo che è facile pensare solo a se stessi, è facile farsi gli affari propri, è facile offendere, è facile odiare, è facile tradire, ma è difficile dimenticare se stessi per amare l’altro. Perché? perché l’amore richiede sempre di rinunciare a qualcosa di noi stessi per fare spazio all’altro o all’altra. Se infatti vogliamo amare l’altro, dobbiamo pensare un pò meno a noi stessi. L’amore è l’opposto dell’egocentrismo. Noi purtroppo istintivamente pensiamo più a noi stessi, ai nostri problemi, alle nostre preoccupazioni che ai problemi e alle preoccupazioni dell’altro. E così rischiamo di far saltare tutto, e non solo nella famiglia. Dobbiamo apprendere e praticare la lingua dell’amore, che è molto diversa da quella che si parla normalmente nelle nostre città. La lingua dell’amore è la tenerezza per chi ci sta accanto, è la passione per rendere il mondo più bello, è la compassione per i più poveri e i più deboli, è l’alleanza per rendere il mondo più giusto, più pacifico. La lingua che spesso udiamo e talora parliamo anche noi è la lingua dei propri comodi e basta.


Ed ecco che il mondo diventa un deserto. Nella prima lettura della Santa messa abbiamo ascoltato che all’inizio non era così. Dio aveva posto Adamo ed Eva in un giardino. Ma ascoltarono la parola del serpente, persero quel giardino e iniziarono ad abitare nel deserto. In questa pagina della Bibbia si descrivono anche le città e i paesi di oggi. Anche oggi, infatti, il giardino della vita si trasforma in deserto quando preferiamo ascoltare i tanti serpenti di questo mondo, ossia tutte quelle voci che ci spingono a pensare solo a noi stessi. E così ci troviamo anche noi nudi di affetto, nudi di amicizia, nudi di dignità, nudi di senso della vita. Quel che accadde ad Eva e ad Adamo accade ad ognuno di noi. E come loro iniziamo ad accusarci a vicenda. Quando non si ascolta il Signore, anche in famiglia si diventa nemici l’uno dell’altro.


Ma Gesù è venuto in questo nostro deserto. Vi è entrato per mostrarci fino a che punto ci vuol bene. Egli è venuto accanto a noi per combattere assieme con noi le tentazioni che vogliono ferire e far morire l’amore. Tutti noi sappiamo per esperienza che tante sono le tentazioni contro l’amore; tanti sono coloro che  vogliono distruggerlo, infiacchirlo, annullarlo. Anche Gesù fu tentato per questo. Il Vangelo ne riporta tre, per dire che sono tante e che bisogna stare sempre attenti. L’amore ha tanti nemici. Il diavolo ha invidia del nostro, del vostro amore. E vuole distruggerlo. Sapete che la parola diavolo significa “divisione”. Sì, il diavolo vuole dividerci gli uni dagli altri. E per farlo si presenta bene, si mette gli abiti a festa. Le tentazioni si presentano belle e attraenti. Ed è quindi facile cadere nel tranello. Guardiamo ad esempio la prima tentazione: cosa c’è di meglio di un miracolo come quello di trasformare le pietre in pane se si ha fame? In verità il demonio suggerisce a Gesù di pensare alla propria soddisfazione, dimenticandosi degli altri. Ed oggi noi tutti, nessuno escluso, rischiamo di vivere pensando ciascuno solo a se stesso, alla propria soddisfazione. Magari siamo in due, ma ognuno pensa solo a sé; siamo in famiglia, ma ciascuno fa per conto suo; siamo nel mondo, ma i paesi ricchi pensano solo a loro stessi, e così via. E’ il diavolo, lo spirito della divisione che cerca di dividerci.


La felicità, cari amici, non sta nella divisione, ma nell’amore. E Gesù vuole la nostra felicità, vuole che abbiamo una vita bella, piena di fratelli e di prossimo; e non una vita noiosa, indurita o triste, che si esaurisce in sé, che obbedisce alla terribile legge dell’amore per se stessi. Non è forse vero che spesso siamo poveri di amore, freddi, paurosi, aggressivi, infedeli, incostanti, pieni di rancori, comandati dall’orgoglio istintivo? Non si riempie, forse, facilmente il cuore con tante paure e inimicizie, diffidenze, ostilità? Ma se viviamo così resteremo soli. Parafrasando la frase evangelica diciamo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di amore!” E ancora: “Non di solo pane vive la famiglia, ma di amore!” E potremmo continuare: “Non di sole soddisfazioni individuali, non di solo benessere materiale, ma di amore vivono l’uomo e la donna!”


Ed oggi, in questa santa celebrazione, lo stiamo sperimentando. Noi tutti siamo lieti, felici di stare qui. Questa “festa della promessa” somiglia davvero alla scena finale del Vangelo. Scrive l’evangelista: “Il diavolo lo lasciò ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. Il diavolo, lo spirito della divisione, non ha posto qui tra noi. Lo abbiamo allontanato. E voi, cari fidanzati, avete vinto qui il deserto e fate crescere l’amore. Oggi noi che vi circondiamo con affetto vogliamo essere un pò come quegli angeli del Vangelo che hanno preparato per voi una festa e vi servono un cibo dolce e buono. E’ il cibo del Vangelo che abbiamo ascoltato, è il cibo dell’Eucarestia di cui tra poco ci nutriamo, è il cibo degli incontri di questi giorni, è il cibo del nostro affetto. Per parte mia, vi ricorderò nelle mie preghiere; fatemi sapere quando vi sposerete e vi invierò un benedizione particolare. E vi auguro di camminare sempre nella via dell’amore. Non è sempre facile, ma non abbandonatela. Un piccolo libretto che vi consegnerò al termine della Santa Messa accompagnerà queste mie parole; ha come titolo “La via dell’amore”. E’ un breve commento alla parabola evangelica del buon samaritano. Portatelo con voi, leggetelo e conservate nel cuore le parole di Gesù. Ne gusterete la gioia e la forza. San Valentino vi aiuti a perseverare sulla via dell’amore che già gustate in questo giorno.