«Famiglia snodo centrale per la Chiesa e la società»
Domani il Papa sarà a Philadelphia per la conclusione dell’8ª Giornata mondiale delle famiglie, cuore del viaggio di Francesco in America. Che importanza ha questo evento per la Chiesa e per la società? Lo abbiamo chiesto a mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia.
«Rappresenta un’occasione straordinaria, la prima in assoluto nel mondo che raccoglie più di ventimila persone per tre giorni in un congresso di famiglie che parlano sulla famiglia e che si conclude con centinaia di migliaia di persone nell’incontro con Papa Francesco sempre su questo tema, e a dire che la famiglia è davvero uno snodo centrale sia per la Chiesa che per la società».
Di cosa ha bisogno la famiglia oggi?
«Di ritrovare il sogno di essere una delle realtà più importanti per rendere il mondo meno triste, meno solo e più familiare. Purtroppo la società e la cultura rendono più difficile questo lavoro. Qui a Philadelphia vogliamo che il sogno vinca sulla rassegnazione e sul ripiegamento».
La giornata di Philadelphia in qualche modo anticipa l’Anno Giubilare della Misericordia. Quale è il legame tra i due eventi?
«Io stesso durante la presentazione dell’incontro sottolineerò il legame tra l’apertura della Porta Santa e l’apertura delle porte delle famiglie: anch’esse sono sante. Il 27 dicembre di quest’anno si celebrerà in tutto il mondo il Giubileo delle famiglie, mi auguro che come si sono aperte le porte di cattedrali e santuari, si aprano anche le porte delle famiglie perché siano porte di misericordia per tutti e particolarmente per i piccoli, per gli anziani, per i malati e per chiunque abbia bisogno. L’Anno Santo della Misericordia è l’anno nel quale le porte di casa e quelle dei cuori devono aprirsi».
La visita del Santo Padre negli Stati Uniti era molto attesa ma non è mancata qualche polemica. La distanza su temi come aborto e diritti gay sono notevoli con alcuni settori della società americana, altri contestano la visione economica ed ecologica del Pontefice. Che ne pensa?
«Credo che il Papa continuerà a volare molto alto, non per eludere questi temi ma per riportarli nella loro dimensione, tenendo presente che quello di cui oggi il mondo ha bisogno è di riscoprire la forza della solidarietà, la forza della pace, la forza dell’incontro. E tutte queste dimensioni si apprendono appunto nella famiglia. Non dimentichiamo quello che accadde all’inizio della creazione, quando Dio affidò proprio alla famiglia – quella di ieri e quella di oggi – la custodia del creato e lo sviluppo delle generazioni. Anche le persone che hanno più bisogno, se ci sono famiglie con le porte aperte, troveranno consolazione e accoglienza».
Siamo alla vigilia del Sinodo. Senza voler anticipare le discussioni tra i Padri, cosa dobbiamo aspettarci?
«La prima cosa che mi aspetto è che la visione straordinaria di questi giorni colpisca anche gli occhi e il cuore dei vescovi che parteciperanno al Sinodo. Del resto qui a Philadelphia sono presenti più di 500 vescovi e non c’è dubbio che il cammino sinodale iniziato già da due anni trovi in questo evento una tappa straordinaria. Penso che il testo che dovrà uscire al termine del Sinodo di ottobre sarà un testo molto più forte se respirerà con la passione che in questi giorni stiamo vivendo qui».