Famiglia, l’amore che riapre la storia
di Vincenzo Paglia
A distanza di un anno dall’approvazione dei nuovi Statuti e dell’Ordinamento degli Studi del nuovo Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e la Famiglia, l’intenso lavoro svolto per attuare quanto voluto da Papa Francesco mostra ancor di più lo spessore del progetto voluto dal Santo Padre, che ha voluto rilanciare l’intuizione del suo predecessore, San Giovanni Paolo II, assumendo in pieno la sua sfida che affondava le radici nella Gaudium et Spes: il grande tema del matrimonio e la famiglia è certamente tra le urgenze dell’età con-
temporanea. Una crescita nella continuità, frutto – come disse il Papa stesso durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2016-2017 – di “un sapiente discernimento dei “segni dei tempi” che restituisce con vigore all’attenzione della Chiesa, e della stessa società umana, la profondità e la delicatezza dei legami che vengono generati a partire dall’alleanza coniugale dell’uomo e della donna”.
Tale progetto di rinnovamento, la cui novità è presentata in questo dossier che offre una rassegna dei principali e innovativi insegnamenti proposti dall’Istituto, si fonda su due precise indicazioni che Papa Francesco ha chiaramente indicato nel medesimo discorso:
1) “La vitalità di questo progetto, che ha generato una istituzione di così alto profilo, incoraggia a sviluppare ulteriori iniziative di colloquio e di scambio con tutte le istituzioni accademiche, anche appartenenti a fedi e culture diverse, che sono oggi impegnate a riflettere su questa delicatissima frontiera dell’umano”.
2) “La carità della Chiesa ci impegna pertanto a sviluppare – sul piano dottrinale e pastorale – la nostra capacità di rendere intelligibili, per il nostro tempo, la verità e la bellezza del disegno creatore di Dio. L’irradiazione di questo progetto divino, nella complessità della condizione odierna, chiede uno speciale intelletto d’amore. E anche una dedizione evangelica profonda, animata da grande compassione e misericordia per la vulnerabilità e la fallibilità dell’amore fra gli uomini”.
A distanza di quattro anni da queste parole e di un anno dagli atti fondativi del nuovo Istituto, siamo consapevoli che il “GP2” (lo chiamo così d’ora in poi) è “pontificio” nel senso più bello e profondo. È infatti chiamato a sostenere la necessaria apertura dell’intelligenza della fede nell’orizzonte di uno speciale servizio per la sollecitudine pastorale del Successore di Pietro, che ci invita a coltivare con urgenza una speciale sensibilità per l’articolazione della missione cristiana con la frequentazione della condizione umana: “i buoni teologi, come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini” (3 marzo 2015). Ed è ben solida, nella impostazione del nuovo piano di studi, la convinzione che la teologia e la pastorale debbono andare insieme: una dottrina teologica che non si lascia orientare e plasmare dalla finalità evangelizzatrice e dalla cura pastorale della Chiesa è altrettanto impensabile di una pastorale della Chiesa che non sappia fare tesoro della rivelazione e della sua tradizione in vista di una migliore intelligenza e trasmissione della fede. Se tutto ciò è da ritenersi valido in tutte le questioni, lo è ancor più nell’orizzonte che riguardano il matrimonio e la famiglia.
La famiglia, in effetti, è l’idea guida intorno a cui ruota il nuovo Ordinamento degli Studi. Ma la famiglia (con l’intera costellazione dei suoi rapporti sia interni che esterni), intesa non come la semplice “conseguenza” del matrimonio, quanto piuttosto come il suo “svolgimento” e la sua prosecuzione nella società, nella Chiesa. Ecco perché la concretezza delle storie familiari deve essere considerata “materia nobile” della teologia dell’amore umano. Potremmo dire che è quella teologia “coi piedi per terra” di cui parla Amoris laetitia.
Purtroppo, la teologia, che ha giustamente riscoperto il carattere fondante dell’amore intimo e fecondo della coppia umana con la sua capacità di rimandare alle profondità cristologiche e trinitarie del mistero dell’amore di Dio, è rimasta decisamente povera a riguardo delle famiglie nella complessità dei loro rapporti.
Pensiamo che sia un vuoto che deve essere colmato. La riscoperta della ricchezza antropologica ed ecclesiale del legame d’amore coniugale ha favorito infatti una certa idealizzazione del matrimonio. Ed è stato certamente opportuno.
Ma c’è stato un difetto di attenzione e di intelligenza nell’interpretazione della complessità della condizione storica delle famiglie che ha portato a ridurre i problemi prevalentemente alle forme e agli effetti del peccato. In realtà, le congiunture faticose, critiche, dolorose delle storie familiari non si lasciano semplicemente ridurre al difetto morale. Ecco perché è necessario sviluppare una riflessione teologica che sia sensibile alla fisiologica drammaticità della condizione umana. E dunque, occorre un discernimento per cogliere la complessità della vita senza ridurla su
un piano moralistico. La perdurante mancanza di un linguaggio cristiano idoneo e umanamente sensibile, nell’accompagnamento delle fragilità della condizione umana, produce danni anche gravi. La ricerca e l’insegnamento che il nuovo GP2 sta attuando, a Roma e nelle diverse sedi del mondo, punta decisamente a riscattare la densità cristiana e umana dell’istituzione famigliare, riconoscendo in essa il luogo effettivo
della fecondità stessa del sacramento cristiano.
A partire da queste considerazioni si può comprendere come mai, accanto al corso di licenza e dottorato in “Teologia del matrimonio e della famiglia”, è stato istituito un nuovo indirizzo di studio in “Scienze del matrimonio e della famiglia”
– con relativi diplomi di licenza e di dottorato. I due itinerari si completano vicendevolmente, offrendo uno spazio di riflessione accademica articolato. Inoltre, essi favoriscono una più ampia assunzione del tema familiare all’interno di tutta la comunità ecclesiale. Se l’indirizzo teologico è destinato a formare quanti continueranno, nelle diverse chiese locali, a ridire la ragione credente dell’esperienza familiare, il secondo indirizzo offre la possibilità di acquisire quelle competenze atte a comprendere e sostenere le famiglie nel loro dinamismo sociale. Per questo motivo questo secondo indirizzo è particolarmente indicato per i laici, in possesso di un titolo di laurea (eventualmente già orientato su professionalità convergenti, come psicologia, medicina, sociologia, diritto, filosofia, pedagogia), per trarne diverse opportunità di qualificazione professionale e di servizio ecclesiale.
In questo solco si inerisce la possibilità di un “diploma annuale”, che integra una formazione cristiana e professionale di base con l’acquisizione di competenze specifiche utili per lo svolgimento di funzioni di collaborazione qualificata e/o di servizi pastorali inerenti all’ambito del matrimonio, della famiglia, dell’educazione
(consultori famigliari, istituzioni diocesane, comunità parrocchiali, gruppi famigliari, presidi educativi).
L’interesse di questo “percorso breve” sta appunto nel fatto che esso viene comunque svolto nel contesto di un’istituzione accademica di alta specializzazione, con l’apporto di docenti e la disponibilità di sussidi difficilmente disponibili nei normali percorsi formativi, anche di tipo universitario.
L’augurio è che la lettura di queste pagine, indice prezioso delle molte questioni che articolano una riflessione sulla famiglia all’altezza del mistero che in essa si rivela, appassioni molti: le nostre famiglie, le chiese locali, ne hanno un infinito bisogno. Il GP2 è al loro servizio.
Introduzione all’inserto “Noi famiglia e vita” di Avvenire dedicato all’Istituto Giovanni Paolo II in edicola domenica 26 luglio 2020