Famiglia e sviluppo sostenibile
Dignità, persone, prosperità, pianeta, giustizia e partnership. Su questi sei punti si è dipanato l’intervento dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente dal Pontificio Consiglio per la famiglia, al convegno su «La famiglia e lo sviluppo sostenibile», organizzato ieri nel Palazzo di vetro di New York dal Pontificio Consiglio stesso e dall’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite, in occasione appunto della Giornata mondiale della Famiglia.
Nel salutare i presenti, l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, arcivescovo Bernardito Auza, ha ricordato l’enfasi sulla famiglia «elemento essenziale dello sviluppo umano e sociale sostenibile» posta da Papa Francesco un anno fa, nel convegno in Vaticano al quale partecipò, con altri leader mondiali, il segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon.
Sul concetto antropologico di famiglia si è mosso a sua volta l’arcivescovo Paglia, sottolineando che gli stessi obiettivi di sviluppo del millennio, pur senza citarla espressamente, vi ruotano intorno. La famiglia è infatti il luogo antropologico per eccellenza da sostenere e da tutelare per perseguire davvero quegli obiettivi. «La dottrina sociale della Chiesa, in particolare sulla famiglia, si basa su un riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana, dal concepimento fino alla morte naturale. Quella dignità ci chiama a una vita di solidarietà che supera l’individualismo e la solitudine, che si vivono senza il rispetto della sussidiarietà», base dell’autentica libertà delle scelte individuali e comunitarie.
Di qui, appunto, l’insistenza sulla dignità umana, per porre fine alla povertà e combattere la disuguaglianza; sulle persone, alle quali garantire una vita sana e l’accesso all’istruzione, con l’inclusione di donne e bambini; sulla prosperità, in un’economia forte, inclusiva e di trasformazione; sul nostro pianeta, da proteggere per questa e per le prossime generazioni; sulla giustizia, per promuovere società pacifiche e sicure e istituzioni forti: su una partnership fatta di solidarietà globale per lo sviluppo sostenibile.
«La storia ci insegna che le società che sono riuscite a proteggere la stabilità e la fecondità delle famiglie hanno anche saputo proteggere i loro membri dal tipo di povertà che opprime più di un miliardo di persone nel mondo», ha ricordato l’arcivescovo. Le società incentrate sulla famiglia hanno aperto la strada per la creazione di scuole, università e strutture sanitarie che oggi, anche se hanno abbandonato le proprie radici religiose, sono ancora accessibili a tutti.
Per quanto riguarda specificamente l’Occidente, l’arcivescovo ha ricordato che «a differenza di quasi ovunque nella società contemporanea», la famiglia naturale «è un luogo dove l’altro non può essere ignorato. Un particolare saluto l’arcivescovo ha rivolto proprio all’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite, della quale ha sottolineato il prezioso lavoro «per eliminare le incomprensioni tra società islamiche e occidentali e favorire il miglioramento sostanziale e durevole delle loro relazioni reciproche».