“Enrico e Francesco. Pensieri lunghi”

di: BRUNA ALASIA

Il Ministro Roberta Pinotti, Monsignor Vincenzo Paglia, Fausto Bertinotti, moderati da Flavia Trupia e coadiuvati dalla lettura degli attori Giada Grandi ed Emanuele Cerman, hanno presentato “Enrico e Francesco. Pensieri lunghi”, nuovo saggio di Pietro Folena, nella Sala della Crociera nel Complesso del Collegio Romano, sede del Mibact.

Appena pubblicato da Castelvecchi, ” Enrico e Francesco. Pensieri lunghi” è rigorosamente basato sui testi di Enrico Berlinguer e Papa Francesco, quasi dialogo virtuale tra due grandi leader, vissuti in epoche diverse, accomunati dall’assoluta contemporaneità di molti aspetti del pensiero berlingueriano e dalla grandezza rivoluzionaria delle parole e opere di Bergoglio. Pietro Folena indaga gli ultimi trent’anni e maieuticamente porta alla luce, attraverso la loro voce, un esempio di “socialismo cristiano e umanistico”.

L’analisi di “Enrico e Francesco” si è resa concreta con parole fondamentali per la vita del pianeta. In primis “guerra”.  Nel 1983, epoca di grande preoccupazione per i rischi di conflitto nucleare, Berlinguer esprimeva il suo pensiero su San Francesco: “Non credo vi sia dubbio che Francesco e lo spiritualismo francescano rappresentino un punto di “crisi”, cioè di passaggio, nella vita della cattolicità”. Il Papa, che ha il nome del poverello di Assisi, vede così il mondo globalizzato: “Il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi”. Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha rilevato i successi dell’Italia nella lotta all’ISIS. L’incapacità dell’ONU a un governo equilibrato della terra ma anche, nella sfida che pone oggi l’Africa, un’occasione epocale della quale spera l’Europa si faccia carico.

La parola “lavoro” è risuonata come perdita, danno sociale, privazione della dignità. Senza dimenticare che aiutare i poveri con elargizioni di denaro è un rimedio provvisorio. Monsignor Vincenzo Paglia, consigliere spirituale della comunità di Sant’Egidio, ha osservato che il mondo di Berlinguer era diviso in due, mentre è globalizzato quello di Papa Francesco. Eppure li lega entrambi la richiesta di un supplemento di creatività, poiché il lavoro è capacità di creare.

Sull’“ambiente”, Berlinguer criticava che ne discutessero più gli scienziati dei comunisti. Nell’enciclica Laudato sì l’argomento principale del Papa è il rispetto di nostra madre terra e per questo si richiama al Cantico delle Creature .

Associata alla classe operaia e al declino di un sogno diventato nebulosa è il termine “vapore”. Fausto Bertinotti ha affermato che il saggio di Folena indaga il tramonto della civiltà del lavoro e della speranza, lo definisce un testo che prova a chiarire le ragioni di un crollo, non come ricerca di un colpevole ma spiegazione di un passaggio cruciale della storia. “Pensieri lunghi, contiene, infatti, anche una versione aggiornata de I ragazzi di Berlinguer, successo del 1997 sulla cultura politica di una generazione, per terminare con L’evaporazione, dedicato agli anni in cui Berlinguer non c’era e venivano meno traguardi e attese.

Sulla “donna” risaltano le affinità tra il Papa e Berlinguer. Il primo nella critica al maschilismo e alla mercificazione del corpo, alla richiesta di reciprocità. Berlinguer giudica oppressori certi atteggiamenti maschili, presenti anche nei comunisti.

Segretario nazionale della FGCI negli anni ’80, Pietro Folena ha diretto il PCI-PDS in Sicilia nei primi ’90, parlamentare e dirigente nazionale dei DS fino al 2001. Dopo i fatti di Genova, impegnato nei movimenti di critica alla globalizzazione, si è candidato come indipendente con Rifondazione-Sinistra Europea nel 2006. Dal 2008 ha lasciato ogni ruolo di direzione politica e d’impegno istituzionale per dedicarsi al mondo dell’arte e della cultura. Ha fondato MetaMorfosi nel 2009, oggi uno dei soggetti più affermati nella produzione di mostre e valorizzazione di beni culturali.

L’autore ha tirato le conclusioni del suo lavoro ricordando le origini della propria educazione, l’influenza della madre “cristiana per il socialismo”. Auspicando che Papa Francesco possa dire molto di più sul femminismo, ritenendo retrogrado quel partito comunista per il quale l’omosessualità era tabù. Giudica lo scandalo nato intorno al produttore cinematografico Weistein l’inizio di un cambiamento. Afferma che dallo schema cattocomunista bisogna passare a uno che germogli nel terreno dei fondamenti etici della politica, definisce “Enrico e Francesco” un grido di dolore per lo sgretolamento dei valori. “C’è un bisogno di tornare alle radici, inteso come essere radicali –conclude – un bisogno, cioè, di trovare un terreno di reinvenzione della politica”.

(da Articolo 21)