Monsignor Vincenzo Paglia, i vaccini contro il Covid19 sono moralmente leciti, dice la Congregazione per la Dottrina della Fede. Come è possibile che ci fossero dei dubbi?

“Il fatto che nella preparazione di alcuni vaccini si siano utilizzate, anche se in fasi del processo non uguali per tutti, linee cellulari provenienti da feti abortiti nel secolo scorso, viene talvolta portato come motivo per respingere tutti i vaccini. Adesso con una parola chiara la Congregazione esclude che l’uso di questi vaccini sia una cooperazione formale all’aborto. È un tema che tocca una grande sensibilità nel mondo cattolico e infatti la Congregazione chiede un impegno scientifico per cercare vie di produzione che impieghino altro materiale biologico. Ma in mancanza di alternative (come sta avvenendo nelle circostanze in cui ci troviamo e per la gravità della situazione), l’uso di questi vaccini è lecito. Ed inoltre è in gioco non solo la salute personale, ma pure quella degli altri”.

Perché un secondo documento della Accademia per la Vita e del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale?

“La collaborazione tra i due dicasteri avviene nel quadro della “Commissione Covid” istituita da Papa Francesco per studiare gli effetti e i rimedi alla pandemia, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. E i vaccini diventano cruciali: produzione, commercializzazione, distribuzione, accesso, sono temi di grande attualità ed impatto. Non pensiamo solo all’Italia, all’Europa o all’Occidente ma a tutto il mondo dove le cure, le condizioni di vita, le risorse economiche possono decretare letteralmente la vita o la morte di decine di milioni di persone”.

E in concreto?

“Il Documento, dell’Accademia e del Dicastero, esorta alla collaborazione sia scientifica sia internazionale e chiede di superare ogni logica di ‘nazionalismo vaccinale’, che pone gli Stati in antagonismo per affermare il proprio prestigio e trarne vantaggio a scapito di altri Paesi più poveri. Come ha detto il Direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità ad agosto, la priorità dovrà «essere di vaccinare certe persone in tutti i Paesi piuttosto che tutte le persone in certi Paesi”.

Che ne pensa dell’ipotesi di obbligare a vaccinarsi?

“Vaccinarsi è piuttosto una responsabilità che ciascuno deve assumere, ovviamente secondo le priorità definite dalle autorità competenti. È in gioco la tutela non solo della propria salute, ma anche di quella pubblica. Infatti la vaccinazione riduce da una parte la possibilità di infettarsi anche delle persone che non potranno riceverla per condizioni di salute già precarie per altri motivi e dall’altra il sovraccarico dei sistemi sanitari”.

Lei sta dicendo che la Chiesa, in questa pandemia, è dalla parte della scienza?

“La Chiesa è dalla parte dell’umanità, avvalendosi criticamente anche dei dati scientifici. La pandemia ci rivela quanto siamo fragili ed interconnessi, come persone e come società. Per uscire dalla crisi dobbiamo unire le forze, chiedere alla politica, alla scienza, alla società civile, un grande lavoro comune. La Chiesa da parte sua invita a lavorare a favore del bene comune. Più che mai indispensabile”.

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