Corpus Domini 2012

“Resta con noi, Signore!”. Quell’antica preghiera è stata ascoltata da Gesù. E da allora, da quella sera di Emmaus, Gesù è restato sempre con i suoi. E’ restato con il suo stesso Corpo. Un mistero che la Chiesa ricorda in maniera particolare proprio con la festa del “Corpo e Sangue di Cristo”. Ed è un mistero grande. Lo diciamo durante la Santa Messa subito dopo la consacrazione. E’ un mistero non perché non si capisce, ma perché è inconcepibile per la nostra mentalità comune che uno dia la propria vita per gli altri. Tutti cerchiamo di conservarci la vita, tutti cerchiamo di risparmiarci. Solo Gesù continua a farsi spezzare e a versare il suo sangue per noi e per tutti. Gesù non è presente in qualsiasi modo pane e nel vino consacrati, Egli vi è presente realmente come un corpo “spezzato” e come un sangue “versato”. Egli continua a darsi per gli uomini, a offrirsi per loro, per liberarci dal peccato e dalla tristezza.
Egli è morto e risorto non per se stesso, ma per noi. La sua morte e la sua resurrezione sono il mistero che ogni domenica celebriamo. Sì, in ogni messa veniamo resi partecipi della morte e risurrezione di Gesù. Dopo la consacrazione lo diciamo chiaramente: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Sì, ogni domenica siamo chiamati a stare sul calvario, sotto la croce, e alla porta del sepolcro per abbracciare il Risorto come fece Maria di Magdala. E’ il punto più alto della vita cristiana. E il momento culminate a cui prepariamo anche i nostri ragazzi, perché poi ogni domenica continuino. Non possiamo perderlo; e purtroppo tanto spesso lo perdiamo. Non possiamo farcelo rubare; e purtroppo tanto spesso ce lo facciamo rubare. La Domenica va difesa, va soprattutto vissuta. Da essa dipende la salvezza del mondo, anche di questo momento di crisi che stiamo traversando. La domenica salva il mondo, salva la nostra vita, salva la vita della nostra città.
Essa comunque ci è data come un dono da Gesù stesso, quando disse: fate questo in memoria di me”. E noi ogni domenica lo facciamo. Ma è affidata alle nostre mani, al nostro amore. La Domenica non è esterna a noi, non è dei preti, non è di qualcuno. E’ nostra. E’ di tutta la comunità dei cristiani. Essa è un dono, certamente, ma anche un compito. Non disse Gesù ai discepoli di andare in città e di preparare quella sala grande al piano superiore? Lo abbiamo ascoltato dal Vangelo di Marco. Sì, dobbiamo riprenderci la Domenica e prepararla noi stessi. E’ un compito per tutti. E’ quel che ci richiama questa sera il conferimento del ministero di accolito ad un figlio della nostra Chiesa diocesana, Jacopo. L’accolito è chiamato a servire all’altare, a preparare la sala al piano superiore. Questa sera Jacopo ricorda a tutti noi che siamo “accoliti”, ossia servitori della mensa, servitori della Domenica.

IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA

Una volta l’anno la Chiesa ci spinge a far camminare per le vie della città il “Corpo” di Gesù. E’ la tradizionale processione del Corpus Domini, tanto cara nei nostri paesi. E facciamo bene. Sì facciamo bene a seguire Gesù che cammina per le strade delle nostre città. Noi le percorriamo ogni giorno e in genere ciascuno per proprio conto. Ma questa sera siamo tutti assieme. Ce n’è bisogno sempre, perché il mondo ci spinge a camminare da soli. Sì, stare da soli è una tentazione forte a cui è difficile resistere. Lo è da sempre. L’ “io” è molto più forte del “noi” e in genere prevale. La ricerca del propriop interesse individuale è il pesniero dominante. E’ il vero pensiero forte. E lo è a tutte le età. Ma in questo modo non solo si rompe una senso comunne nella stessa generazione: i ragazzi sono soli, i giovani sono anch’essi soli, ma anche gli adulti e gli anziani. E si rompe anche quella solidarietà intergenerazionale. Ne soffre la famiglia per l’incomunicabilità tra genetori e figli, tra genitori stesi e tra i fratelli. E gli anziani pagano in solitudine e amarezza. Sì, cari amici, la solitudine è “la” malattia del nostro tempo: tanti “io” in genere indifferenti gli uni agli altri, e spesso anche in conflitto gli uni contro gli altri. Ma in questo modo è minata alla base la stessa società umana. E’ una società che al minima scossa crolla, terremotata. E le macerie purtroppo sono già numerose ingombranti.
E’ urgente recuperare il “noi”. E questa sera è straordinaria proprio per questo: è il “noi” che cammina non l’ “io” di ciascuno. Del resto, l’Eucarestia, ci rende l’unico Corpo di Cristo. Lo diciamo in ogni Messa: “Ti preghiamo umilmente: per la comunione al corpo e sangue di Cristo lo Spirito Santo ci triunisca in un solo corpo”. Noi – scrive l’apostolo – siamo il “Corpo di Cristo”

 IN CATTEDRALE

Care sorelle e cari frotelli, siamo giunti al termine della processione e ci ritroviamo tutti attorno a Gesù sull’altare della nostra cattedrale, quella sala alta e bella ove il Signore ci riunisce in un solo Corpo. Abbiamo traversato le strade di Terni e idealmente quelle dell’Italia e del mondo. Sappiamo che i tempi sono particolarmente difficili. La crisi economica non termina, anzi sembra aggravarsi e pesare ancor più su tutti. Se è così per noi, pensiamo cosa è per le popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto e per quei cristiani in Nigeria uccisi solo perché pregano nella chiese. Tanto dolore continua ad abbattersi sul mondo! Come non pensare a quanto sta accadendo in Siria, dove vengono massacrati anche i bambini, a decine?

Siamo usciti in processione anche per questo. Non possiamo restare chiusi nelle nostre devozioni! E’ Gesù eucarestia che questa sera ci ha invitato ad uscire per percorrere le starde di Terni, per essere ancor più consapevoli dei problemi che stanno vivendo quegli operai che hanno perso il lavoro. E sono contento che dalle celebrazioni delle Cresime abbiamo raccolto una cifra, piccola ma significativa, da versare nel Fondo di Solidarietà promosso dalle Chiese dell’Umbria e che continuano ad aiutare più di 1.100 famiglie. Preghiamo perché il lavoro non manchi e perché le prospettive positive che si stanno aprendo in questo campo possano solidificarsi.

E siamo chiamati ad accorgerci anche delle angosce delle nostre sorelle e fratelli dell’Emilia colpiti dal terremoto. Vorrei che questa sera e domenica prossima raccogliessimo le offerte per loro. E vorrei che le donassimo ai colpiti di Modena. Due vescovi di Terni sono satti chiamati a fare i vescovi di Modena, mons. Bonomini e mons. Quadri…

C’è poi una processione quotidiana che si è ingrossata ion questi ultimi mesi, quella dei poveri accanto a noi… Anche loro sono il “Corpus Domini”…quel che avete fatto ad uno solo di loro lo avete fatto ame, dice Gesù, continua a dirci Gesù…