C’è bisogno di Natale

Articolo per "Il giornale dell'Umbria"

Il Natale torna ogni anno, e torna con un messaggio, o meglio, con un annuncio che è centrale nella storia dell’umanità al punto che gli uomini hanno iniziato a contare da questo giorno gli anni, dividendo in due la storia, prima e dopo Cristo. Questa nascita non cambia però solo il calendario; cambia la storia perché è un evento assolutamente straordinario: Dio decide di scendere tra gli uomini e si presenta come un bambino. Il Natale è tutto qui: un Dio che si fa bambino. Chi avrebbe potuto mai immaginarlo? Ma è una straordinarietà singolare, perché può passare del tutto inosservata. Accadde esattamente così già la prima volta, quando non ci fu posto per quel bambino a Betlemme e dovette nascere in una grotta. Anche oggi, per una strana ironia, proprio le feste natalizie rischiano di coprire il vero Natale. E tuttavia c’è una nostalgia nascosta in questa festa, come ad esempio testimonia in notevole afflusso alla “Messa di mezzanotte”. È la nostalgia di ritrovare il senso della vita, della storia, del mondo, di fare insomma di ridare a questo giorno il suo senso di rinascita. Sentiamo tutti il bisogno di rinascere, di dare un senso alle nostre giornate, una speranza alla nostra vita.

C’è bisogno del Natale: ne ha bisogno ciascuno di noi per rinascere, nel cuore soprattutto. Ne ha bisogno questa nostra terra umbra che non vive momenti facili da vari punti di vista: c’è il problema di un nuovo modello di sviluppo con la grande questione delle multinazionali; c’è il problema del lavoro, quello di una vita divenuta per tutti più precaria e particolarmente per i ceti più deboli come gli anziani, gli immigrati, i malati; e non ultima – purtroppo talora disattesa – la questione giovanile. Ha bisogno del Natale il nostro paese che non cessa di vivere un difficile momento di transizione. Tutti sentiamo la difficoltà nel versante economico, ma non solo. Ha bisogno del Natale anche il mondo, che vede ancora più di 30 guerre in atto, una disparità incredibile tra pochi paesi ricchi e paesi poveri, e un pericoloso accentuarsi dei particolarismi nazionali. Insomma il mondo intero, e ogni singola persona, ha bisogno del Natale.

Ecco perché in questi gironi pieni di luci, di regali, di suoni, siamo invitati a riscoprire la forza di cambiamento che il natale è venuto a portare. Con ragione diceva un mistico del ‘600: “Nascesse Cristo mille volte a Betlemme ma non nel tuo cuore saresti perso in eterno”. Non possiamo perdere il Natale in mezzo ad una fantasmagorica corsa solo esteriore. Vogliamo che tutto ciò ci aiuti a riscoprire, e non a coprire, il Natale, che è l’incontro con Gesù venuto sulla terra per portarci l’unica parola vera, l’unica che conta: quella dell’amore. In questo senso, il Vangelo annunciato ai pastori è rivolto anche a noi: andate a Betlemme e troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. Andare a Betlemme vuol dire certamente andare in Chiesa per il Natale, ma vuol dire anche andare verso i più poveri, i più deboli, perché è con loro che troveremo il senso della nostra vita. Ai lettori del Giornale dell’Umbria vorrei rivolgere l’augurio di poter riscoprire in questi giorni la gioia e la forza di questo Bambino che ha cambiato non solo il cuore di quei pastori, ha cambiato non solo la via ai magi che si erano recati da lui, ma la storia del mondo e vuole cambiare la storia di ciascuno di noi. A tutti, vorrei dire: Buon Natale, buona rinascita.