Battesimo del Signore
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Giovanni vede venire verso di lui Gesù. Il Signore non rimane distante; non aspetta, come spesso amano fare gli uomini, che siano gli altri a compiere il primo passo. Aspettare può apparire equilibrato, giusto, prudente. Perché mostrarsi vulnerabile andando incontro? Non espone a reazioni incontrollate? Come si sarà accolti? Perché io e non lui? La considerazione di sé, impaurita dall’incontro con l’altro, induce a stare fermi. Gesù non aspetta il momento opportuno; non si decide solo dopo avere verificato gli esiti ed essere sicuro della risposta. Si umilia. Viene incontro ad ognuno così com’è. Non si fa annunciare o precedere da segni imponenti. Gli uomini spesso sono alla ricerca di un incontro straordinario e disprezzano l’incontro concreto, umano perché questo chiede vigilanza, sensibilità, accoglienza. Gesù viene; ma non è una magia.
L’incontro tra Gesù e Giovanni, seppure è stato un’esperienza particolare e irripetibile, ha aperto la strada a tanti altri incontri. Potremmo dire che ne delinea i tratti fondamentali, al punto da renderlo paradigmatico. Subito infatti ne seguono altri: quello con Andrea e l’altro discepolo, sempre al Giordano, quindi con Simon Pietro, con Filippo, con Natanaele… e con quelli che in ogni generazione ascoltano la predicazione del Vangelo e vi aderiscono con il cuore, compresi noi. L’evangelista, con il suo stile narrativo sempre carico di simbolismo, nota che Giovanni “vede venire Gesù verso di lui”. È Gesù che “viene verso” Giovanni, non viceversa. Non sono gli uomini ad andare incontro a Gesù; è lui che viene incontro a noi. Questo è il mistero che abbiamo celebrato nel Natale, quando Gesù è venuto ad abitare in mezzo agli uomini. Noi, peraltro, siamo così poco abituati ad andare incontro al Signore, che quando il Figlio di Dio viene su questa terra neppure l’accogliamo: “Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11)! L’apostolo Paolo, a sua volta, con grande chiarezza ci descrive chi prende l’iniziativa dell’incontro. Parlando dell’incarnazione del figlio canta: “Egli che era di condizione divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di schiavo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6-7). Il Signore Gesù è sceso verso di noi, per abitare in mezzo a noi, per farsi nostro fratello, amico, salvatore.
Il Battista vedendo Gesù dice: “Io non lo conoscevo”. Se Giovanni, pur così grande nello spirito, afferma: “Io non lo conoscevo”, quanto più dobbiamo dirlo noi? Poco prima il Battista, rivolto alle folle, dice: “In mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete!” (Gv 1,26). Anche noi dobbiamo metterci alla scuola del Battista per accorgerci di Gesù che viene accanto a noi. Ma come? È sufficiente ascoltare il Vangelo con il cuore. Proviamo, e vedremo il Signore avvicinarsi. Lo vedremo come un “agnello che toglie il peccato del mondo”; lo vedremo come colui che prende su di sé la nostra fatica, la nostra angoscia, le nostre croci, i nostri dubbi, le nostre incertezze, i nostri peccati. Tutti noi abbiamo bisogno di una conoscenza più profonda e personale del suo mistero di amore. Quanto siamo all’inizio della conoscenza di Gesù! Com’è vero ancora per noi il rimprovero che Gesù rivolse con una certa amarezza a Filippo: “Da tanto tempo sono con voi e ancora non mi hai conosciuto, Filippo?”. È vero. Abbiamo ascoltato poco. Lo abbiamo confuso con le nostre sensazioni; lo abbiamo ridotto ad una lezione e ad uno scriba; abbiamo pensato di conoscere i suoi giudizi e ci siamo difesi dal suo amore, tanto più largo del nostro cuore; abbiamo sprecato la forza straordinaria del Vangelo, nascondendola sotto il moggio, confidando poco su quella luce che, come dice il profeta Isaia, è per tutte le nazioni, fino all’estremità della terra. Siamo stati poco insistenti e così non abbiamo conosciuto e non abbiamo indicato ad altri colui che si svela nel cammino, che si conosce seguendolo, nella compagnia. Giovanni insiste rivolgendosi alle folle: “In mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete!”. Egli contempla colui che salverà tanti, che prenderà sulle sue spalle il peccato del mondo.