Assemblea della Federazione Biblica Cattolica

Assemblea della Federazione Biblica Cattolica


Eminenza,


Eccellenze,


Autorità,


amiche e amici tutti,


 


è con qualche emozione che mi rivolgo a voi all’inizio di questa settima Assemblea Generale della Federazione Biblica Cattolica. Credo di interpretare il desiderio di tutti nel ringraziare anzitutto il Papa Benedetto XVI per il Suo messaggio di saluto e di augurio per questi nostri giorni di preghiera, di ascolto, di riflessione, di confronto e di fraternità. Un grazie desidero rivolgerlo anche a Sua Eminenza il cardinale Policarpo Pengo che ci ha accolti nella sua Diocesi e che estendo all’intera Chiesa della Tanzania per il tramite del Presidente della Conferenza Episcopale del paese. E un saluto a voi tutti che partecipate a questo incontro. E’ l’Assemblea Generale più numerosa della nostra piccola storia: siamo 240 delegati provenienti da settanta paesi del mondo. E un saluto ai fratelli della United Bible Society che prendono parte ai nostri lavori.


 


Verso il Sinodo africano


 


Abbiamo scelto di celebrare questa Assemblea in Africa. Non è stata una scelta casuale. Venendo qui vogliamo dire alle sorelle e fratelli africani il nostro amore per loro e per questo Continente che si è aperto con straordinaria generosità al Vangelo. Papa Benedetto XVI ce lo ricorda nel messaggio che ci ha inviato: “The fact that your meeting is being in Dar-es-Salaam is an important gesture of solidarity with the Church in Africa, more so in view of next year’s special Synod for Africa”. Sì, questa nostra Assemblea nasce dall’amore per l’Africa. Abbiamo voluto che il tema per le nostre riflessioni: “La Parola di Dio, fonte di riconciliazione di giustizia e di pace” ricalcasse quello della seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi che è: “ La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Tutti conosciamo la vivacità della Chiesa cattolica in questo Continente. Nel primo capitolo dei Lineamenta in preparazione del Sinodo se ne da una breve ma efficace sintesi. Il testo, dopo aver ricordato l’affermazione di Benedetto XVI che l’Africa è oggi “la grande speranza della Chiesa”, ricorda: “il notevole aumento del numero dei cattolici, dei sacerdoti, delle persone consacrate; il numero crescente dei missionari africani nel continente e al di fuori di esso e la creazione di una piattaforma continentale di consultazione per loro; la vitalità delle liturgie africane e delle comunità ecclesiali; la creazione e la ristrutturazione delle diocesi e dei territori ecclesiastici; il crescente ruolo della Chiesa nella promozione dello sviluppo del continente, in particolare nel campo dell’istruzione e della salute, nella lotta per la creazione di stati di diritto in tutto il continente africano; infine, al di là delle debolezze, la Chiesa continua a godere di una grande credibilità presso le popolazioni africane. Essa resta, per molti paesi dell’Africa, l’unica realtà che funzioni ancora bene e permetta alle popolazioni di continuare a vivere e a sperare in un futuro migliore. Non soltanto offre l’assistenza necessaria, garantisce la coesistenza pacifica e contribuisce a trovare vie e mezzi per la ricostruzione dello Stato, ma è anche quel luogo privilegiato a partire dal quale si comincia nuovamente a parlare di riconciliazione e di perdono. Sono questi i motivi per rallegrarsi nel Signore (cf. Rm 5, 3-4) delle meraviglie che ha operato in Africa nel corso di questi ultimi undici anni”(6). Queste parole sintetizzano il grande lavoro apostolico di questi ultimi decenni e ci spinge ad applicare anche all’Africa quanto gli Atti degli Apostoli riferiscono della prima comunità cristiana: “la Parola di Dio cresce e si diffonde”(cfr. At 12,24).


All’inizio di questo nuovo millennio, però, nuovi e urgenti impegni chiamano il cattolicesimo africano ad essere più audace e più generoso perché “l’Africa diventi sempre più Patria di Gesù Cristo”, scrivono i Lineamenta e aggiungono: “La nuova realtà richiede un appropriato esame in vista di  un rinnovato sforzo di evangelizzazione che esige un approfondimento di alcuni temi specifici importanti per il presente e il futuro della Chiesa Cattolica nel grande continente africano”. Tra i nodi più urgenti da affrontare ci sono quelli relativi alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Molti paesi africani sono travagliati da ingiustizie, da guerre e da conflitti etnici che lacerano la convivenza umana; a questo si aggiungono spesso i drammi causati dalla fame, dalla sete e dalle pandemie (come quella dell’AIDS). E, purtroppo, queste terribili tragedie interne si consumano continuano sotto lo scandaloso disinteresse della comunità internazionale; la stessa Europa , che pure è da secoli storicamente e geograficamente legata all’Africa, l’ha come abbandonata al proprio destino.


In aggiunta a tutto questo, serpeggia un clima di rassegnato pessimismo che allontana sempre più dall’orizzonte la “risurrezione” dell’Africa. Non è questa la sede per approfondire temi come questi che appaiono drammatici già solo nell’enunciarli. Ma non si può non denunciare quel clima culturale che considera le guerre e i conflitti come ineluttabili. E la pace è ritenuta impossibile. C’è chi dice che è un’utopia per anime belle, per spiriti semplici. Si aggiunge, magari, che la guerra è un vento triste, ma è ineluttabile, è una necessità che fa parte della storia e dell’evoluzione dell’uomo. Non ci si può né sottrarre né contrapporre. La guerra non scandalizza più e la pace è un concetto sempre meno popolare. Del resto, innumerevoli sono le cause che spingono verso la guerra. E su di esse si addossano le colpe dei conflitti: la povertà, le materie prime, il commercio delle armi, i traffici, l’esclusione, i rifugiati, la debolezza degli Stati, il mancato sviluppo, le malattie, il fanatismo, l’identità, l’irrazionalità, i racket, i monopoli, lo sfruttamento delle risorse naturali, il neo-schiavismo, la questione delle terre, la corruzione, un erroneo aiuto pubblico internazionale ecc. E’ un elenco che potrebbe continuare e che rende ragione dei numerosi conflitti che si abbattono sull’Africa, e non solo. E tuttavia non sono questi a scatenare le guerre e i conflitti.


Le cause vere delle guerre e dei conflitti non infatti sono esterne all’uomo, ma interne e si radicano nel suo stesso cuore. Ce lo ricorda il Vangelo quando afferma: “Dal cuore infatti provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo”(Mt 15, 19). L’eco di queste parole le troviamo anche nel testo costitutivo dell’Unesco, scritto nel 1945, immediatamente dopo il secondo conflitto mondiale: “Le guerre nascono nell’animo degli uomini ed è nell’animo degli uomini che si devono costruire le difese della pace… l’incomprensione reciproca dei popoli è sempre stata, nel corso della storia, all’origine del sospetto e della sfiducia tra le nazioni e i loro disaccordi hanno troppo spesso provocato guerre…”.


Ebbene, cari amici, è proprio qui, nel cuore degli uomini, che si gioca la missione della Chiesa. Il cristianesimo per sua natura è chiamato a trasformare il mondo. Non è possibile vivere una fede che faccia restare a fianco o, peggio, al di fuori della storia degli uomini. Non esistono due storie, una degli uomini e l’altra dei cristiani. Esiste una solo storia quella di Dio che vuole la salvezza di tutti. La fede cristiana, a differenza di altre istituzioni, trasforma il mondo ma a partire dall’interno, a partire dal cuore degli uomini. Lo aveva intuito con grande efficacia il grande patriarca ecumenico, Atenagora I, quando affermava: “La Chiesa non è una potenza come quelle di questo mondo, non spetta a lei parteggiare per gli uni o per gli altri. Non è né rivoluzionaria né controrivoluzionaria. E’ la Chiesa dell’amore. Sa che a lungo andare solo l’amore può trasformare la vita. E che bisogna incominciare da se stessi, altrimenti la rivoluzione non è altro che un alibi” (Dialoghi, p. 280). E’ dalla conversione dei cuori che nasce un mondo rinnovato, riconciliato e pacifico. Accanto a lui vorrei ricordare l’arcivescovo Romero, ucciso sull’altare subito dopo la proclamazione del Vangelo. La sua forza era solo nella predicazione del Vangelo dell’amore. Stava conquistando troppi cuori. Per questo andava eliminato. E fu ucciso. Ed era questa la convinzione di don Andrea Santoro , mio compagno di studi, ucciso due anni fa a Trebisonda, in Turchia, mentre pregava con la Bibbia tra le mani. Uno stesso proiettile ha traversato il suo cuore e la Bibbia che aveva tra le mani, come ad unire la Parola al cuore. Nella sua ultima lettera, paragonando il cristianesimo all’islam, scriveva: “Il vantaggio di noi cristiani nel credere in un Dio inerme, in un Cristo che invita ad amare i nemici, a servire per essere “signori” della casa, a farsi ultimo per risultare il primo, in un vangelo che proibisce l’odio, l’ira, il giudizio, il dominio, in un Dio che si fa agnello e si lascia colpire per uccidere in sé l’orgoglio e l’odio, in un Dio che attira con l’amore e non domina con il potere, è un vantaggio da non perdere. È un “vantaggio” che può sembrare “svantaggioso” e perdente e lo è, agli occhi del mondo, ma è vittorioso agli occhi di Dio e capace di conquistare il cuore del mondo”.


Cari amici, all’inizio di questo nuovo millennio, in Africa e nel mondo intero, abbiamo bisogno di tali testimoni che sappiano seminare con audacia la Parola di Dio. Sì, il Vangelo dell’amore è la fonte di ogni riconciliazione, di ogni giustizia e di ogni pace. Il Vangelo dell’amore ci libera dalla rassegnazione e ci dona la forza di sradicare le guerre e i conflitti là dove nascono, ossia nei cuori degli uomini. La guerra, e ogni conflitto, prima ancora di essere una scelta politica, sono una scelta interiore, sono una malattia spirituale ben più profonda di un errore politico o di una condizione economica. Guerre e conflitti si preparano con un clima di disprezzo e di violenza diffusi, fatto di tante piccole scelte che scavano fossati sempre più profondi e allontanano anche solo il desiderio della riconciliazione. E’ l’antica storia della lotta fra bene e male che si gioca nei cuori degli uomini. Ed è dai cuori che si creano le strutture di peccato. Ogni violenza si radica in quel terribile “salva te stesso!” che fu gridato a Gesù mentre stava sulla croce. L’appello a vivere per se stessi, a spendere le proprie energie solo per sé e per i propri interessi, personali o di parte, è il seme di ogni conflitto. Non a caso Benedetto XVI, all’inizio del suo pontificato, ha voluto parlare dell’amore di Dio, o meglio di un Dio che ama l’uomo. Ed è il mistero che ci viene rivelato dalle Sacre Scritture. Il Dio di Gesù ha scelto di stare accanto agli uomini, di intessere con loro un dialogo di amore a partire dai più poveri. Sì, potremmo aggiungere, a partire dall’Africa. La Parola di Dio è la fonte efficace della riconciliazione, della giustizia e della pace.


Il Sinodo sulla Parola di Dio nella Chiesa


 


Cari amici, dall’Africa comprendiamo ancor meglio il valore del Sinodo sulla Parola di Dio. Al termine del Convegno Internazionale per i quaranta anni della Dei Verbum avevamo scritto al Papa un’apposita lettera per indire un Sinodo sulla Parola di Dio. Molti altri episcopati si sono uniti e Benedetto XVI ne ha annunciato la celebrazione. Tutti abbiamo gioito per questo evento. Ed è davvero singolare che il titolo scelto risponda alla finalità stessa della Federazione: “La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. E’ quanto scrive il capitolo VI della Dei Verbum. Sia i Lineamenta che l’Instrumentum laboris fanno esplicito riferimento alla Federazione Biblica Cattolica come riferimento per una rinnovata pastorale biblica. Durante questa Assemblea dedicheremo una particolare sessione al Sinodo. Alcuni di noi vi prenderanno parte come membri o come esperti – e c’è già stato chi ha partecipato alla stesura dei testi preparatori – e potranno offrire al Sinodo il contributo che nasce dallo straordinario lavoro apostolico di questi quaranta anni. Sarà un momento provvidenziale anche per la nostra Federazione , non solo perché potremo presentarla in maniera più adeguata all’intera Chiesa, ma significherà soprattutto una maggiore responsabilità per ciascuno di noi. Gli stessi responsabili dell’assise sinodale si aspettano da noi un originale contributo. Il Segretario Generale del Sinodo, mons. Nicola Eterovic, mi incarica di porgervi il suo saluto e l’augurio per il lavoro di questi giorni e per quanto quotidianamente facciamo perché la Bibbia sia la fonte della vita spirituale e pastorale delle comunità cristiane. Mi faccio interprete dell’Assemblea per inviare un caloroso augurio a Mons. Egger, già nostro Presidente, scelto dal papa come Segretario del Sinodo. La sua scelta è per la Federazione un onore e una responsabilità in più. Anche lui mi incarica di porgere a voi tutti il suo saluto e l’augurio per questa settima Assemblea Generale.


Sarà opportuno mettere in rapporto i Lineamenta per la seconda Assemblea Speciale per l’Africa con l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo sulla Parola di Dio. Tra i due vi è un rapporto stretto. L’uno è interno all’altro. Insomma, è difficile parlare del servizio della Chiesa per la riconciliazione, la giustizia e la pace, senza riscoprirne la fonte nella Parola di Dio. Tutte le nostre Chiese, non solo quelle dell’Africa, sono chiamate a riscoprire il primato della Parola di Dio nella vita spirituale e nella missione al mondo. Questa nostra Assemblea pertanto mi pare felicemente segnata da questi due grandi eventi sinodali. Il lavoro che ci sta davanti è davvero vasto, ma è un importante contributo per le nostre Chiese ed in particolare per i cattolici dell’Africa perché una nuova e più profonda frequentazione delle Sante Scritture renderà le nostre comunità più vicine al comando evangelico di essere sale e luce del mondo.


 


Inchiesta sulla lettura della Bibbia nel mondo


 


Ma qui si apre una riflessione ulteriore che riassumerei in questo interrogativo: a che punto è la conoscenza della Bibbia presso i nostri fedeli? Ho voluto nei mesi passati avviare una indagine mondiale su “La lettura della Bibbia” nel mondo. E’ una inchiesta – la più ampia mai realizzata – che riguarda 14 paesi del Nord e del Sud del mondo. I risultati – per ora abbiamo solo quelli dei paesi del Nord del mondo, dalla Russia europea agli Stati Uniti – appaiono per molti versi confortanti ma anche molto impegnativi. Si rileva, ad esempio, una diffusione capillare delle Scritture e c’è un generale “giudizio positivo” verso le Sante Scritture. E’ sentita a tal punto importante che la maggioranza ritiene che debba essere insegnata nelle scuole. Insomma, tocchiamo con mano gli effetti positivi del Concilio. I dati mostrano inoltre l’annullamento del dislivello che c’era tra i cattolici e i protestanti nell’uso della Bibbia. Ed è significativo che tra i cattolici l’approccio fondamentalista o letteralista alle Scritture è molto basso. E’però presente anche una notevole ignoranza sulle Scritture tra i nostri fedeli.


La Bibbia è ritenuta un libro per lo più riservato al clero, pochissimi la leggono personalmente e quasi mai è usata per la propria preghiera. L’esortazione alla lectio divina sarà uno dei compiti più importanti dell’apostolato biblico. Non mi dilungo sui dati, ma una sottolineatura mi pare importante. La maggior parte della gente, sia dei credenti che dei non credenti, ritiene che la Bibbia sia difficile. In tanti l’hanno a casa ma in pochi la capiscono. E ’ a dire, cari amici, che è indispensabile l’aiuto per leggerla. Potremmo dire che la Bibbia “da sola” non basta. Torna impellente anche oggi la domanda dell’eunuco a Filippo: “E come potrei (capire), se nessuno mi istruisce?”. Qui si aprono non poche questioni, da quella dell’omelia domenicale a quella dei corsi biblici. E’ però importante notare che la maggioranza dei praticanti ascolta la Bibbia durante la Liturgia Eucaristica della domenica. Questo fatto, mentre fa risaltare il legame oggettivo che c’è tra l’Eucarestia e la Sacra Scrittura , dall’altra richiede un impegno a diffondere e far leggere le Scritture anche negli altri momenti della vita.


Sottolineo quest’ultimo aspetto perché i dati ci dicono che chi legge la Bibbia di fatto partecipa più spesso e con più coscienza agli eventi ecclesiali. Insomma, l’ascolto della Bibbia fa allontanare da una religiosità individualista e fa crescere la coscienza della Chiesa come comunione attorno al Signore che parla. Emerge una grande sete tra la gente di conoscere Gesù. Per questo deve aprirsi a mio avviso una nuova e più generosa comunicazione del Vangelo. C’è bisogno di far conoscere Gesù, il suo amore, la sua passione per i poveri e i deboli, il suo impegno per servire gli altri e non per servire se stessi. Scorrendo i dati di questa inchiesta, che riflette atteggiamenti che traversano il mondo, mi paiono quanto mai attuali le parole di Gesù: “Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura”(Gv 4, 35). E mi chiedo: non deve aprirsi  una nuova stagione nell’apostolato biblico? Non dobbiamo avviare in questo inizio di millennio una nuova “devotio”, una vera e propria devozione per le sante Scritture?


 


La Bibbia e l’ecumenismo


 


Cari amici, nell’avviarmi a concludere, vorrei aggiungere una ulteriore breve riflessione che riguarda l’azione ecumenica. La presenza tra noi di alcuni rappresentanti dell’United Bible Societes, nella persona del Segretario Generale e di altri membri, me ne offre lo spunto. Benedetto XVI nel suo messaggio ha ripreso le parole dell’indimenticabile Giovanni Paolo II : “How indeed can we proclaim the Gospel of reconciliation without at the same time being committed to working for reconciliation between Christians?” Senza addentrarmi in questo campo, c’è un motivo che ci riguarda come Federazione Biblica Cattolica. Sappiamo bene che la Bibbia resta forse l’unico campo senza particolari ostacoli ad unire i cristiani. Lo rileva con soddisfazione l’Instrumetum laboris per il Sinodo: “la Bibbia oggi è il maggior punto di incontro per la preghiera e il dialogo tra le Chiese e le comunità ecclesiali. Si è presa coscienza che la fede che ci unisce e gli accenti diversi nell’interpretazione della stessa Parola, sono un invito a riscoprire insieme le motivazioni che hanno creato la divisione. Rimane , tuttavia, la convinzione che i progressi fatti nel dialogo ecumenico con la Parola di Dio possono produrre altri effetti benefici”.


Tale convinzione affonda le radici nella consapevolezza di un rapporto fecondo tra la Parola di Dio e la Chiesa. La stessa storia del movimento ecumenico mostra che i suoi promotori erano convinti che un ritorno alle Scritture avrebbe consentito ai cristiani divisi di trascendere controversie secolari e di trovare un comune linguaggio biblico nel quale articolare le dottrine apostoliche. Questa prominenza della Scrittura nel trovare una via comune è ricordata regolarmente ed esplicitamente nelle numerose Dichiarazioni comuni che negli ultimi decenni si sono succedute tra le diverse Chiese e Comunità ecclesiali. La ragione sta nello status unico che la Bibbia ha e conserva presso tutti i cristiani.


In tale orizzonte assume un valore del tutto particolare l’accordo tra la Federazione e le Società Bibliche per una nuova e più stretta collaborazione. Sappiamo bene di essere due organismi con statuti diversi, ma nel campo della diffusione e della conoscenza della Bibbia possiamo, anzi, dobbiamo unirci maggiormente. E’ nostra intenzione di offrire ai cristiani un esempio di nuova collaborazione nel campo della diffusione della Bibbia. In questi giorni definiremo un testo comune e il momento della firma congiunta. Potremmo considerarlo come uno dei frutti di questa settima Assemblea Generale e offrirlo alle Chiese nell’imminenza della celebrazione del Sinodo dei vescovi a Roma.


 


Conclusione


 


Nel concludere queste riflessioni, permettetemi di ringraziare ancora una volta voi tutti e in particolare i membri del Comitato Esecutivo, quelli del Comitato Amministrativo e il Segretario Generale con lo staff per l’impegno con cui hanno preparato questa Assemblea Generale. Come dicevo all’inizio è un’Assemblea che già da se stessa manifesta il lungo e proficuo cammino compiuto dalla Federazione. L’anno prossimo ricorderemo la nascita della Federazione avvenuta nell’aprile del 1969. Sono passati quaranta anni e possiamo ringraziare il Signore per bene che è stato compiuto. Il Sinodo sulla Parola di Dio se, per un verso, chiude un periodo, per l’altro ne apre uno che richiede un rinnovato impegno. Questa Assemblea è un’occasione di grazia per vivere assieme una piccola Pentecoste per l’Africa e per i nostri paesi. Maria, la Madre di Gesù, ci guidi in questi giorni e l’apostolo Paolo sia davanti ai nostri occhi come l’esempio del discepolo che trova la sua pace solo nella predicazione incessante del Vangelo.