Vincenzo Tizzani, vescovo di Terni

Trascrizione dell’intervento alla presentazione del volume Effemeridi romane alla Biblioteca Vallicelliana di Roma

Quando sono diventato vescovo di Terni il nome di Vincenzo Tizzani mi è riecheggiato subito perché mi tornò alla mente il libro Storia dei concili che un prete della Ciociaria teneva nella sua biblioteca.

Questa curiosa coincidenza fece scattare in me la simpatia per questo personaggio, e mi decisi ad approfondire l’importanza di questo vescovo di Terni.

Così, nel 2003, ho voluto promuovere un convegno storico a Terni per illuminare questa figura di vescovo e di studioso. Uno studioso coraggioso e anticonformista: basti pensare che quando si era cimentato con la sua Storia dei concili aveva ricevuto un altolà dal papa perché non si cimentasse in quel lavoro, dal momento che un altro studioso era stato già incaricato in via ufficiale dal Vaticano.

Di fronte a quell’altolà, lui rispose: “Il papa può anche essere infallibile nelle questioni di dottrina, ma su come scrivere i libri di storia saranno i posteri a giudicare”.

Tizzani era un uomo di grande erudizione e “tigna”, ma fu anche protagonista di una grande azione pastorale nella diocesi di Terni. “I ternani hanno vinto un terno” scrisse Giuseppe Gioachino Belli, suo grande amico già legato alla città umbra perché aveva sposato una ternana. I

Tizzani, in realtà, non voleva lasciare Roma: avrebbe preferito continuare la sua vita fatta di cultura e archeologia, ma l’insistenza di Gregorio XVI lo aveva convinto.

Purtroppo a Terni smise di scrivere il suo diario, quello oggi raccolto da monsignor Croce nel primo volume delle Effemeridi. Gli anni che mancano al diario sono infatti proprio quelli di Terni.

Più che un terno, comunque, io direi che i ternani avevano vinto una tombola.

Giunto a Terni, Tizzani volle dare alla città una svolta a tutto tondo. Nel 1843, appena arrivato, promosse una ricerca sociologica descrivendo l’andamento della natalità e della mortalità della diocesi, che a quel tempo contava 10mila persone. Nello stesso tempo promosse l’educazione dei giovani, impegnandosi nel potenziamento delle scuole e del seminario diocesano e lui stesso si mise a disposizione come insegnante. Inoltre, essendo anche archeologo, scoprì l’anfiteatro Fausto e portò alla luce l’affresco della Madonna dell’Ulivo, aggiungendo in prima persona un ramo d’ulivo all’immagine della Vergine.

Ma all’azione culturale ed educativa affiancò anche quella sociale: Terni a quei tempi contava poche famiglie patrizie e una maggioranza di poveri contadini. Lui ebbe la lungimiranza di fondare la Cassa di Risparmio, intuendo anche che per rinnovare l’economia della città occorreva puntare sull’industria, rappresentata in quel periodo dalla Ferriera pontificia (oggi il museo Caos), vicina alle future acciaierie.

I giudizi del Vescovo su Terni e sui ternani, però, non erano benevoli: si lamentava che i preti ternani, anziché pensare alla preghiera, andavano a caccia. E il suo episcopato si concluse con una vera e propria fuga notturna dalla città divenuta ferocemente anticlericale alla vigilia della Repubblica Romana.

D’altra parte anche nei confronti del Risorgimento Tizzani ebbe posizioni di grande saggezza e modernità, anche se pessimi restano i suoi giudizi su personaggi come Mazzini e Garibaldi considerava che la perdita del potere temporale avrebbe potuto rappresentare una rinascita spirituale per la Chiesa cattolica, Non a caso continuò a insegnare all’università “La Sapienza” anche dopo l’arrivo dei piemontesi.

Tornato a Roma, Tizzani divenne uno dei protagonisti del Concilio Vaticano I: fu proprio lui a suggerirlo a papa Pio IX e riuscì – durante i lavori – a giungere a una possibile mediazione tra gli infallibilisti e non infallibilisti.

Tornando al rapporto con il Papa, Tizzani si rifiutò di firmare il documento finale, e Pio IX non glielo perdonò mai. Ma per capire il rapporto tra i due è bene ricordare un aneddoto: in occasione di un’udienza, Tizzani si presentò all’incontro con Pio IX senza essersi pettinato e il pontefice lo rimproverò: “Non è decoroso – disse – che un prelato si presenti scapigliato di fronte al Papa”. Per la successiva visita, Tizzani andò per ben due volte dal parrucchiere e Pio IX se ne compiacque: “Finalmente!” gli disse. Al che il vescovo rispose: “Il Sommo Pontefice farebbe bene a guardare quello che c’è dentro la testa, e non quello che c’è fuori”.

LA PRESENTAZIONE DELLE EFFEMERIDI