Pasqua 2012 – Messa crismale

Care sorelle e cari fratelli,

questa celebrazione crismale ci raduna attorno all’altare del Signore immediatamente prima di entrare nel Triduo Santo della Pasqua. La tradizione della Chiesa ne fa un momento unico nella vita delle Chiese diocesane. E’ stata collocata, fin dall’antichità, all’inizio del Triduo Santo perché gli Olii santi fossero pronti per i sacramenti della Iniziazione Cristiana da amministrarsi nella Notte di Pasqua.
La Liturgia chiede che si raduni l’intero presbiterio attorno all’altare mentre vengono consacrati gli olii santi che essi dovranno amministare nei sacramenti. E’ una tradizione che è restata salda in tutte le chiese cristiane al di là delle differenze. In tutte le cattedrali e solo in esse, di tutte le Chiese, una volta l’anno, nell’imminenza della Pasqua, il vescovo e i sacerdoti si raccolgono inj unità per questa celebrazione.
Ed appare – l’unica volta nell’annno – l’unità del presbiterio. E tutti possiamo vedere con gli occhi la bellezza dell’essere un unico presbiterio raccolto attorno all’altare del Signore. E’ una grazia – per noi sacerdoti e per voi fedeli – vedere con gli occhi, almeno una volta l’anno, cos’è il nostro presbiterio. Ed è facile capire che l’unità è data dall’altare, che è il centro anche fisico della nostra comunione e della nostra missione. Siamo tutti partiti dall’altare nel giorno della nostra consacrazione e tutto quel che facciamo torna all’altare. E come c’è un solo altare – la riforma liturgica del Vaticano II è stata molto chiara in questo – così c’è un solo presbiterio, un solo sacerdozio, una sola comunione.
Certo, la comunione sacerdotale è come un talento affidato alle nostre mani. E noi, cari sacerdoti, possiamo anche metterlo sotto terra, coprirlo con le nostre diffidenze, le nostre debolezze, le nostre pigrizie. Ma questa sera ci viene chiarita ancora una volta la strada che dobbiamo seguire per accrescere la conoscenza, la comunione e l’amore tra noi. So bene le ferite, le difficoltà e la lunghezza della strada che abbiamo davanti. Ma questa sera ringrazio il Signore per ciascuno di voi e per il ministero pastorale che svolgete. E con convizione chiedo a tutti, all’intera Chiesa diocesana, di pregare per voi e di essere orgogliosi per la vostra testimonianza. Per parte mia aggiungo anche la letizia, anzi l’orgoglio, per gli incontri mensili che facciamo e per quelli settimanali delle vicarie che ormai fedelmente praticate. E’ una grazia straordinaria, unica, da non abbandonare. E’ via maestra per santificarsi e per avere una maggiore efficacia nella pastorale. Grazie cai sacerdoti. Alcuni desidero nominarli per gli anniversari che compioono in questo anno: don Ausilio Zanzotti il settanetesimo del sacerdozio; padre Narciso, don Domenico Venturi e padre Pancrazio il sessantesimo; padre Remo Franchi, don Nazzareno Cifoletti, don Dino Silveri e don Gabriele Amorosi il cinquantesimo. Sono traguardi significativi di vite spese per il Signore e per la gente. Grazie a loro tutti. Ed anche a voi, cari sacerdoti, per tutto il bene che fate. Il Signore vi ricompensi! E continui ad accompagnarvi.
La celebrazione degli Olli Santi ci offre l’occasione per cogliere ancor più ijn profondità il rinnovamento del cammino dell’Iniziazione Cristiana in particolare dei nostri ragazzi. E’ stata avviata anche l’Iniziazione Cristiana degli adulti; alcuni di loro per la prima volta entreranno in questa assemblea per portare l’Olio dei Catecumnei. E saranno date da ora in poi disposizioni più precise per chi chiede i sacaramenti dell’iniziazione cristiana da adulti. Nella Diocesi, tuttavia, è stata l’urgenza per la crescita spirituale ed umana dei nostri ragazzi a spingerci in maniera decisa ad intraprendere il cammino della Iniziazione Cristiana. Essi sono il domani della Chiesa e della società. Non possiamo lasciarli in balia dell’indifferrenza e della nostra pigrizia anche pastorale, metre la società spesso è per loro matrigna. Non potevamo non sentire la gravità della situazione nella quale sono lasciati. Non era certo sufficiente una pratica religiosa superficiale e astratta. L’unica via è quella appunto di renderli partecipi della vita della comunità ecclesiale.
Per questo nel Direttorio per l’Iniziazione Cristiana che ho consegnato il 25 marzo alla Diocesi avverto ancora che non si tratta semplicemnte di un aggiustamento organizzativo. E’ indispensabile riscoprire a monte una nuova tensione missionaria. Abbiamo iniziato a riflettere su un nuovo modo di organizzare la catechesi e ci siamo trovati invece di fronte alla necessità di ripensare l’intera vita sia della diocesi che della parrocchia. Accogliere la prioprità della Iniziazione Cristiana anche per i nostri ragazzi richiede un ripensamento dell’ointera pastorale che deve prosi in stato di missione. Ossia, di sentire tutti – vescovo, sacerdoti, comunità parrocchiale, genitori, catechisti, associazioni – in maniera nuova e ben più robusta e coinvolgente la responsabilità di comunicare il Vangelo. Questa responsabilità non nasce solo dall’ascolto del vangelo, ma anche dall’ascolto del mondo. C’è in giro – nei piccoli, nei giovani, nelle famiglie, negli anziani, dei poveri – una grande domanda di aiuto. E non c’è chi risponde. La vita è divenuta più dura per tutti sia sul piano economico che su quello più generale della vita. Spesso la gente è come sballottata, senza amici che sostengono, senza persone che aiutino, senza indicazioni che muovano e scaldino il cuore.
Sia il Vangelo che la società ci chiedono un nuovo passo, una nuova consapevolezza. Non possiamo essere sordi alla voce di Dio e all’urlo di aiuto delle gente. Ebbene, deve accadere anche qui, nelle nostre chiese, quel che avvenne nella sinagoga di Nazaret quel sabato quando vi entrò Gesù. Era ormai adulto, aveva passato molti anni a Nazaret. Certo, non sono stati anni inutili; tutt’altro. Eppure, non bastavano. C’era bisogno di dare un nuovo passo alla missione che il Padre aveva affidato a Gesù. Si potrebbe dire che iniziava doveva iniziare come una “nuova evangelizzazione”. Andò nella sinagoga, com’era solito fare ogni sabato, e aprì le Scritture. Trovò il brano di Isaia che parlavano della missione del “servo” di Dio. Quante volte avevano udite quelle parole! E’ un po’ come accade a noi; quante volte ascoltiamo le parole del Vangelo! Ma quella volta ci fu una novità. Gesù iniziò dicendo: “Oggi si adempie questa Scrittura”. E da quel momento Gesù iniziò a percorrere le piazze e le strade della Palestina “comunicando il Vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e infermità”, come notano gli evangelisti. Insomma, Gesù si mise “in stato di missione”. Non restò nascosto a Nazaret: iniziò a percorrere le vie degli uomini predicando il Vangelo del regno dell’amore facendone vedere i primi frutti attraverso l’amore che lui aveva per i poveri, attraverso la guarigione dei malati. Insomma, iniziava il tempo nuovo dell’amore per tutti a partire da quello per i poveri. Potremmo dire che la cosiddetta “vita pubblica” di Gesù consiste nella predicazione e manifetsazione che l’amore di Dio era iniziato sulla terra.
Per noi, cos’ la “vita pubblica” se non metterci su questa stessa strada di Gesù? Oggi potremmo chiamare “nuova evangelizzazione” la nostra vita pubblica. Si tratta di uscire da una concezione individualistica e privatistica del cristianesimo, di abbandonare quella pigrizia che ci fa fare le stesse cose di sempre senza che nulla cambi, di lasciarci guidare dallo “Spirito”, da una nuova geneorsità, creatività, passione, coinvolgimento. Deve iniziare una nuova primavera della vita diocesana. L’impegno per l’Iniziazione Cristiana è una svolta missionaria, è una nuova primavera. Ringrazio il Signore per i frutti che già possiamo vedere. Sono ancora solo le prime timide foglie, ma sono verdi. E’ l’alba di questa nuova primavera pastorale. E tutto prende avvio dalla Domenica, dall’altare. E’ urgente che la Domenica prenda più spazio nelle nostre preoccupazioni pastorali. L’amore per i nostri ragazzi deve spingerci alla creatività ch’è propria dell’amore. Abbiamo inziato già i primi passi del nuovo percorso. Ma già nello stesso Direttorio sono inidcate altre prospettive, da quelle per i primi sei anni di vita a quello che riguarda la continuazione della vita cristiana al termine della Iniziazione. Ed è indispensabile il cammino educativo per i piccoli, per i genitori e le famiglie, per l’intera comunità parrocchiale. E’ l’intera comunità che è chiamata a dire: “Oggi, si adempie questa Scrittura!” E’ il campo aperto che dall’altare della Domenica si distende per l’intero campo della vita.
C’è una coincidenza che mi fa sperare ancor più per questo nostro “oggi”, per questo nostro impegno pastorale. E’ il cinquantesimo anniversario di quella primavera che fu il Concilio Vaticano II. Dobbiamo coglierne il soffio, riprenderne i testi, soprattutto lasciarci avvolgere dalla speranza che ha suscitato a motivo della fede nel Signore e della “immensa simpatia” per il mondo che avevano sia Giovanni XXIII, che lo iniziò, sia Paolo VI, che po portò a termine. Quello Spirito che spinse Gesù a intrapredere la sua missione pubblica, che avvolse i più di duemila vescovi raccolti dentro San Pietro del Signore a dare un nuovo impulso globale alla Chiesa, quello stesso Spirito scenda su di noi e nuovamente ci invii a servire i poveri e a proclamare un anno di gioia per tutti. Sia la Pasqua di questo anno, per noi e per le nostre città, per il nostro Paese e per il mondo, il passaggio ad una vita più generosa, più attenta agli altri, più gioiosa, più appassionata per il Vangelo e per gli uomini.