Di ciò che ci hai donato

Nel film La strada, che Fellini diresse nel 1954, c’è un momento decisivo. Zampanò, uomo rude, maschio dai tratti aspri che Gelsomina non ha potuto ingentilire, decide di abbandonare quella donna fragile e sensibile.

Proprio in quest’atto vile, quando l’uomo raggiunge il suo momento peggiore, si affaccia un gesto di misericordia. Zampanò se ne va, scappa ma non senza aver lasciato a Gelsomina quella tromba che a lei piace tanto suonare. Sembra, però, un atto di gentilezza e d’amore tardivo: non servirà a nulla, sembra tardi. Non è così. Scopriremo che Gelsomina, pur nella malattia e nel degrado, rimarrà nella memoria della gente grazie a quella tromba, alla sua musica, al suo canto.

Mi è tornata in mente questa scena del capolavoro felliniano nel guardare le belle immagini della Via Crucis di Franco Morelli con il commento attento e profondo di don Saverio Finotti. Un po’ per la medesima origine regionale, un po’ per quei volti vividi del popolo di cui solo gli occhi attenti dei poeti sanno scorgere la grandezza. Soprattutto, però, perché i disegni di Morelli e le parole che li accompagnano fanno emergere la grandezza della speranza cristiana: la misericordia non è mai inutile, anche quando sembra “semplicemente” condurre alla morte. Come accade a questo Gesù anziano e ruvido, che sembra uno di quei vecchi che parlano pochissimo ma sui quali si regge una famiglia intera, un paese intero. Il Gesù di Morelli è forte e composto, sobrio. Ispira sicurezza anche quando sta per cadere. Quando cade, lo fa quasi con leggerezza, per non spaventarci. È intimamente convinto di star facendo l’unica cosa giusta: per amare gli uomini deve morire da uomo. La croce è il vertice della misericordia divina. Proprio perché sembra inutile. Dall’albero della Croce spunta quello della Vita. Pietro glielo aveva detto, di lasciar stare: che se era Dio, da Dio doveva mostrarsi, nel trionfo e nella gloria. E invece Gesù continua la strada degli uomini, inevitabilmente una via di croce. Mi colpiscono molto i volti sereni del popolo che Morelli disegna, attorno al Signore che sale sulla Croce. Gesù riesce a comporre e creare un’atmosfera di compostezza e di sobria partecipazione. La gente del popolo si avvina ma pare anche continuare a lavorare, a penare, a conquistarsi il pane con la fatica quotidiana. Non per indifferenza alla Croce. Per fede, perché sentono che quel Dio che va a morire come loro, è l’unico Amore a cui ci si può affidare, come bambini in braccio alla madre.

Il Gesù di questi disegni è “Dio vero” perché è un vero uomo. In lui, in quella sintesi perfetta dell’apice di ogni misericordia, tutti troviamo il senso di quell’amore di cui ognuno è capace. Lo spiega bene Finotti: Talvolta solo per caso, magari imprecando, spesso viviamo senza capire quanto bene facciamo: se qualcuno ne tiene conto questi è Dio e probabilmente sarà per quello che ci salveremo e non per quel “signore” lontano che in vita abbiamo immaginato e desiderato.

(prefazione al volume Via crucis per l’uomo comune di Saverio Finotti – Graphe.it edizioni)