Terza settimana del Tempo Ordinario – sabato

Mc 4,35-410

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

È Gesù che dice ai discepoli “passiamo all’altra riva”, come per aprire sempre nuovi orizzonti alla loro pigrizia e andare oltre la loro rassegnazione. I discepoli obbediscono all’esortazione di Gesù e vanno al largo, prendendo con sé anche il Maestro. Durante la traversata, come spesso accade in quel lago, si scatena la tempesta. È facile leggervi le tempeste della vita, quelle vere che riguardano le tante tragedie dell’esistenza, non certo le nostre piccole agitazioni. Nel grido degli apostoli si sente l’eco del grido di popoli straziati dalla guerra e dall’ingiustizia, o di tanti uomini e donne la cui esistenza è travolta dalle onde avverse del male. È un grido che le comunità cristiane fanno proprio e lo trasformano in preghiera al Signore perché, come quella volta, si alzi, sgridi i venti e dica al mare “Taci! Calmati!”. E gli uomini e le donna possano giungere all’altra riva, quella della pace