Pasqua 2012 – Domenica delle Palme

Care sorelle e cari fratelli,

abbiamo ascoltato il Vangelo della Passione di Gesù e chiunque ha seguito la narrazione ha sentito crescere dentro di sé sentimenti di dolore, di afflizione, di tristezza. E forse ci siamo chiesti perché un uomo buono come Gesù sia stato ucciso in maniera così crudele? Certo, non lo meritava! Cosa ha fatto di male? Ha parlato di amore e ha rifiutato l’odio, ha pensato agli altri facendo del bene a tutti. Perché, allora, è stato crocifisso? Se la risposta la cerchiamo partendo dagli uomini ci troviamo di fronte ad una cattiveria inspiegabile; hanno persino dovuto inventarsi un falso processo! Se invece la risposta la cerchiamo a partire da Gesù, essa è chiara: è morto per amore, ha accettato la croce per salvarci dal male e dalla morte. Ha accettato di morire lui per salvare noi dalla morte. Sì, per salvare noi ha perso se stesso. Davvero nessuno mai ci ha amati come lui! In quella croce è appeso tutto il male del mondo, tutte le guerre, tutte le ingiustizie, tutte le violenze, tutte le atrocità, tutte le cattiverie, anche quelle nostre. La croce che Gesù si è caricato sulle spalle raccoglie l’immenso dolore provocato da queste tragedie. Se l’è presa lui per toglierla a noi. Ecco perché è morto. E’ il mistero grande che vivremo in questa Settimana Santa.
Oggi, la Chiesa ci fa rivivere l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Siamo partiti anche noi dal fondo della cattedrale, avendo nelle mani le palme, con i bambini che accolgono il Signore. Gesù entrò in Gerusalemme in maniera solenne, seduto su un puledro d’asina. In tanti accorsero: la gente stendeva i mantelli sulle strade dove passava e molti lo salutavano agitando rami di palme. Chi erano? Erano i discepoli ma anche i tanti che Gesù aveva aiutato: quelli che aveva sfamato, i lebbrosi che aveva sanato, i malati che aveva guarito, il cieco nato che risanato poteva seguirlo, il paralitico che ora poteva camminare e anche Lazzaro che non stava più nella tomba e tanti altri ancora. Tutti facevano festa a Gesù che entrava a Gerusalemme. Non era però un uomo forte e potente, ma un uomo mite ed umile di cuore. Gerusalemme aveva bisogno che entrasse tra le sue mura un uomo misericordioso e mite per sconfiggere la cattiveria e la durezza che rendevano amara e violenta la vita. Entrava finalmente un uomo mite, misericordioso, buono.
Ne aveva bisogno Gerusalemme allora, ma ne abbiamo bisogno anche noi oggi. Ne hanno bisogno le nostre città, questa nostra Terni, le nostre case, le nostre famiglie, i nostri cuori. Non abbiamo forse urgente bisogno di pace, di misericordia, di mitezza, di serenità? Assieme ai problemi molteplici che siamo chiamati a fronteggiare a motivo della crisi che stiamo traversando, crescono purtroppo anche la violenza e la cattiveria. Il rischio di ripiegarci su noi stessi, di estraniarci dagli altri, di pensare solo a se stessi, è reale. La tentazione del ripiegamento possiamo viverla dentro casa e fuori, al lavoro e a scuola, anche in Chiesa pensando che ciascuno può salvarsi da solo. No, il Signore non entra da solo in Gerusalemme, ma accompagnato dai suoi. Ecco perché abbiamo bisogno di accogliere assieme il Signore che viene nei nostri cuori e nella nostra città.
Gesù torna per dirci il suo grande amore, per chiederci di andare dietro a lui, per amare come lui ha amato. Dobbiamo accoglierlo nel nostro cuore. Sì, il cuore di ciascuno di noi è primo il luogo ove il Signore questa mattina vuole entrare. E’ proprio qui, nei nostri cuori, che Gesù vuole portare la mitezza, la misericordia, la pace. Se guardiamo dentro il nostro cuore, non lo scorgiamo forse pieno di sentimenti di tristezza, di invidia, di violenza, di rassegnazione, di egocentrismo? Abbiamo bisogno di accogliere Gesù nel nostro cuore: se lo lasciamo entrare, il nostro cuore cambierà. E se cambierà il nostro cuore, anche la nostra città sarà migliore.
Care sorelle e cari fratelli,
accogliamo oggi Gesù nei nostri cuori. E seguiamolo nei giorni di questa Santa Settimana. Ho preparato per ciascun giorno brevi commenti al Vangelo. E’ un aiuto che desidero offrirvi per accompagnare Gesù. Se ascolteremo quotidianamente queste parole il nostro cuore si ammorbidirà, gli istinti egocentrici saranno allontanati, e i sentimenti di Gesù ci aiuteranno a vivere meglio a casa, in ufficio, al mercato. Sì, perché sapremo guardare gli altri con gli occhi stessi di Gesù, con più misericordia e meno durezza, con più amicizia e meno rancore. E crescerà l’amore in noi e tra noi. E si estenderà alla nostra città. Il ramo di ulivo benedetto che ciascuno ha preso e che porterà a casa sia il segno della pace che il Signore ci ha donato venendo tra noi. Quel piccolo ramoscello ci ricordi la mitezza, la bontà, la misericordia e la pace che Gesù è venuto a portare a ciascuno di noi. Facciamone tesoro. E’ di questi sentimenti che abbiamo bisogno per vivere e ancor più per non rassegnarci ai tempi difficili che stiamo vivendo. Siamo invitati a far risorgere la speranza.