Mons. Paglia, insieme a giganti web per ‘etica algoritmi’

“Senza una prospettiva umanistica ed etica le nuove tecnologie possono introdurre cambiamenti così radicali da mettere in forse la stessa dimensione umana”. E’ lapidario il giudizio dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nel presentare in un Forum all’ANSA gli argomenti della prossima Assemblea generale, che il 26 e 27 febbraio si interrogherà sulle questioni morali legate alle nuove frontiere della robotica e dell’intelligenza artificiale. “Abbiamo sentito l’obbligo di entrare in questo contesto, da salire su questa macchina che sta muovendo non solo più i primi passi ma è già in una prospettiva di forte avanzamento – spiega -. E tenendo conto che il progresso della tecnologia è molto più veloce di quello della politica, dell’economia, dell’etica e della dimensione umanistica, si comprende il perché bisogna intervenire e dialogare immediatamente con i responsabili all’interno di queste nuove frontiere”.

Frontiere che “incidono in maniera profonda sull’umano” e che oggi, oltre a una “roboetica”, richiedono anche una “algor-etica”. E proprio “Il ‘buon’ algoritmo” è diventato il titolo della Plenaria Al termine, in un evento il 28 febbraio denominato “RenAIssance. Per un’intelligenza artificiale umanistica”, colossi del web e dell’informatica come il presidente di Microsoft Brad Smith e il vice presidente di Ibm John Kelly III, firmeranno una specifica “carta etica”, una “call for ethics”.

“Sono stati loro a chiamarci – sottolinea mons. Paglia -. E questo mostra quanto sia importante la consapevolezza di chi ha in mano le redini di questi strumenti. E di fronte ad una possibile dittatura degli algoritmi, una ‘algo-crazia’, c’è bisogno di una nuova ambizione umanistica e morale”. In questo senso, “questa assemblea sancisce l’inizio di una nuova responsabilità. Questa ‘call’, questa carta di comportamenti che coinvolge tre grandi ambiti, etico, educativo e giuridico, impegna coloro che la firmano a rispettare queste prospettive umanistiche. Anche a costo di qualche problema economico”.

“Cioè – prosegue – non è più il profitto l’unico obiettivo, ma tentiamo di camminare insieme per porre l’uomo e la famiglia umana al centro e alla guida di questo progresso tecnologico, che è enorme”. In tal senso, “la firma di questo manifesto, che vedrà la partecipazione del Parlamento Europeo e della Fao, indica un primo step per ulteriori firme che noi vorremmo si aggiungessero”. L’obiettivo è ambizioso. “Analogamente a quanto avvenuto per il clima a Parigi – auspica Paglia – mi augurerei una sorta di tavolo ideale attorno a cui si radunano governi, economisti, moralisti, filosofi, religiosi e chiunque abbia a cuore il benessere dell’umanità, per fare della carta una sorta di stella polare che aiuta il progresso, non il regresso umano”.

Per il presidente della Pontificia Accademia, “la vita non è un concetto astratto”, ma “è la famiglia umana che abita questa terra”. Si tratta quindi “non solo di difenderla”, ma “di promuoverla, di aiutarla”, oltre che di avere “una visione dove la dimensione inclusiva prevale su quella dello scarto”. Un aspetto di questo “grande disegno” è anche “l’opposizione dell’Accademia contro coloro che vogliono scartare la vita nei momenti di maggiore debolezza, nel fine vita o quando qualcuno fa fatica o non ce la fa più, o quando si prospetta il suicidio assistito o anche l’abbandono terapeutico, di cui non si parla”.

L’Accademia “promuove una cultura dell’accompagnamento, della cura, che porti a non abbandonare mai nessuno”. Per Paglia, “il rischio di affidarsi alla tecnologia come il nuovo salvatore è un’illusione enorme, che è l’illusione dell’immortalità, dell’indipendenza assoluta, dell’autosufficienza”. E “quando comincia a prevalere una concezione della vita come totale autosufficienza – avverte -, io ho paura. Perché le ricadute sono esistenziali, politiche e alla fine dittatoriali”. “Ecco perché – aggiunge – penso che questa battaglia per sostenere e far crescere la vita sa una battaglia perché la solidarietà, la fraternità e l’amore fra tutti sconfiggano ogni individualismo, ogni sovranismo e ogni ripiegamento su di sé”.

In questo rientra il forte impegno dell’Accademia anche sul fronte delle “cure palliative”, quella che il Papa ha definito recentemente “terapia della dignità”: un settore che in Italia “fa fatica”, con “una splendida legge (la 38 del 2010, ndr) che però non conosce nessuno”, mentre a livello universitario non esistono cattedre, che la Pontificia Accademia, incontrando i rettori il prossimo 25 marzo, si sta impegnando a promuovere.

Su tale tipo di cure per gli inguaribili, per “accompagnarli e aiutarli”, la mira è “espanderne le prospettive: non solo ai malati terminali in genere, nei casi di tumore, ma anche sul fronte dell’Alzheimer, o a che cosa vogliono dire le cure palliative per i bambini, per gli adolescenti, come coinvolgere le famiglie, quali discorsi fare, che parole usare”. “E in un mondo dove la morte è stata esculturata, negata, ma non per questo abolita – conclude Paglia -, riscoprire una compagnia sapiente, calda, con parole anche adeguate, io credo sia un compito urgentissimo che tutti dobbiamo intraprendere”.

ANSA