ho portato a Ciampi morente la benedizione del Papa

Verrà aperta alle 16, a palazzo Madama, la camera ardente per il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, scomparso ieri. Attese per l’omaggio le più alte cariche dello Stato, a cominciare dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lunedì mattina, invece, si svolgeranno i funerali privati di Ciampi, a Roma. Sarà una giornata di lutto nazionale, per decisione del governo. Negli edifici pubblici di tutta Italia, dunque, verranno esposte le bandiere a mezz’asta. Negli ultimi momenti prima della morte, il presidente Ciampi ha avuto accanto a sé l’arcivescovo Vincenzo Paglia.Antonella Palermo ha raccolto la sua testimonianza:

“Ho accompagnato Carlo, il presidente, sino agli ultimi giorni. Ci conoscevamo da tanti anni e in questi ultimi anni la malattia lo aveva molto provato. E la fede, la compagnia, l’amicizia lo hanno confortato davvero in maniera sorprendente fino all’altro giorno quando, prima che si assopisse, gli ho portato i saluti e la benedizione di Papa Francesco con il quale mi ero incontrato il giorno precedente. E lui, con un poco di voce – un poco – mi ha ringraziato di questa benedizione, e ha tentato poi, ma senza riuscirci bene, di farsi il segno della Croce. È stato un uomo la cui fede era come una sorta di filo rosso: mai gridata, mai urlata, e tuttavia sempre, sempre, sempre presente in tutti i giorni. E in questo tempo ultimo, si è preparato all’incontro con il Signore. Sapeva che era un momento importante; ci raccoglievamo in preghiera, e lui poi ne aveva una – l’ho ricordato già altrove – che recitava tutti i giorni, e che iniziava appunto con: “Eccomi, o mio amato e buon Gesù”. Non ha mai smesso di recitarla, e oggi quell’”Eccomi”, oggi si realizza nella sua pienezza. A me commuoveva anche poi quando lui ricordava l’amicizia con San Giovanni Paolo II: aveva accanto a sé una foto che portava dovunque: al Senato, e poi quando lasciava il Senato se la portava a casa. Ed era la foto dell’abbraccio – del bacio quasi – con Papa Giovanni Paolo II al termine della celebrazione a Tor Vergata al Giubileo con i giovani: stanchissimi tutti e due, ma in quell’abbraccio si sprigionava una tenerezza che davvero sorprende. E lui teneva tanto a quest’immagine e al rapporto con Papa Giovanni Paolo II. Tra l’altro è singolare che quando si incontrarono la prima volta fu il Papa a dirgli: “Presidente, si ricordi che lei è stato eletto il giorno della Madonna di Fatima, quando mi hanno fatto l’attentato. Ha giurato quando io ho fatto la mia Celebrazione di ingresso come Papa. E poi, tutti e due ci chiamiamo Carlo”. E questo lo colpì tantissimo, tanto che poi in un’altra udienza ancora – lo ricordava sempre il presidente – lui, con Franca accanto che ovviamente faceva da controcanto come solo lei sapeva fare, disse al Papa: “Giovanni Paolo, noi abbiamo la stessa età” – e in effetti Ciampi era nato nel 1920 – “E se lei muore prima di me, mi raccomando: mi venga incontro, non mi lasci solo, mi accolga”. Ecco, sono quelle espressioni di una fede sincera, per certi versi anche spontanea, immediata, che a lui ha fatto tanto bene, e che credo a noi ricordi l’importanza della fede che ci accompagna da ragazzi, e poi da giovani, adulti, sino all’età anziana, perché sostiene: sostiene la vita”.

Sull’impegno dell’uomo in politica quale lezione ci ha lasciato Ciampi?

“Ciampi ci ha lasciato una grande lezione di serietà, dignità e integrità. Ha vissuto con rigore tutti gli impegni che gli sono stati affidati, non ha mai cercato nulla, e si è sentito servitore del Paese, servitore del bene comune di tutti; non ha mai approfittato per sé. È una lezione di un’attualità incredibile. E ha sentito come una sorta di doppio patriottismo: quello per l’Italia – chi di noi non ricorda il suo impegno per ridare forza al termine “patria” o anche all’Inno nazionale: ha voluto visitare tutte le regioni, nessuna esclusa –; e poi l’altra passione patriottica – potremmo dire la seconda – quella per l’Europa. Lui sapeva benissimo che l’Europa non poteva essere un’unione semplicemente economica o mercantile. Ed in questo doppio patriottismo credo che ci sia l’attualità politica del presidente Ciampi, che si staglia, ancor più robusta, mentre vediamo attutirsi e l’uno e l’altro patriottismo, per risorgere di campanilismi o per muri che si alzano. Ed io ricordo la sua afflizione e il suo dolore, in questi ultimi due anni, quando vedeva affievolirsi il sogno dell’Europa in varie parti di questo continente. Credo che sia una lezione da apprendere, perché il presidente Ciampi sosteneva queste visioni non per sé stesso ma per i popoli europei. E un’annotazione vorrei aggiungere ancora – la si vede benissimo nei discorsi del suo settennato, nei discorsi di fine d’anno, quando lui dedicava un’attenzione straordinaria ai giovani –: questo anziano presidente pensava al futuro dei popoli rivolgendosi ai giovani”.