“Dobbiamo dare ai ragazzi i motivi per vivere”

DOMENICO AGASSO JR
CITTÀ DEL VATICANO
L’Europa è «malata: non fa più figli e a quei pochi che nascono non riesce a dare un motivo per vivere». È la denuncia che arriva dal Vaticano. La lancia monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, dopo la vicenda di Noa Pothoven.

Eccellenza, qual è stata la sua prima reazione?

«Ho provato un grande dolore: per lei, povera ragazza, e per la sua famiglia. Al Signore della vita affidiamo ogni suo giorno, ogni sua lacrima, ogni suo sorriso».

Che cosa pensa di questa triste storia?

«Il caso di Noa sembrerebbe un suicidio che pone fine una drammatica vicenda esistenziale. Detto ciò, va affermato che la morte non è mai una buona notizia».

Quella di cui ha potuto godere Noa per decidere di togliersi la vita si può chiamare libertà?

«Purtroppo non ho conosciuto personalmente Noa, non ho potuto ascoltare il suo dolore, la sua pena, la sua fatica infinita; per questo motivo non posso permettermi alcun giudizio circa il caso specifico. La cultura occidentale attuale ha assunto il sacrosanto diritto alla libertà di ogni individuo in modo assoluto, sradicandolo dalla trama in cui trova senso e dignità la vita di ogni essere umano: le relazioni sociali (da cui la questione della giustizia, dei diritti e dei doveri) e le loro storie, che crescono grazie alle responsabilità di tutti. Guai a dimenticare che siamo legati gli uni agli altri».

Proprio a proposito di responsabilità: secondo lei è mancato qualcosa in questa storia?

«La vicenda di Noa è particolarmente dolorosa, per certi versi limite: voglio sperare che in tanti si siano prodigati per sostenere il cammino di questa ragazza. Il suo caso però, purtroppo non è isolato: oggi il suicidio è la seconda causa di morte in Europa nei giovani tra i 12 e i 25 anni. In molte di queste storie siamo mancati noi! È venuta meno la società civile, con i suoi compiti regolativi ed educativi; è venuta meno la comunità cristiana, incapace di dire con efficacia la buona notizia della vita; sono mancati adulti responsabili e credibili. La nostra Europa è malata: non fa più figli e a quei pochi che genera spesso non riesce a consegnare un motivo per vivere. È necessario un cambio di passo!».

Un compito anche per la Chiesa?

«Certamente! Il documento finale del recente Sinodo sui giovani ha dedicato ben due numeri alla fragilità e alla vulnerabilità dei giovani, spesso frutto della cultura dello scarto, ricordando che una “comunità cristiana animata dalla gioia del vangelo può diventare un’alternativa al disagio e alle situazioni di difficoltà” (n. 44). Lo dobbiamo a Noa e a tanti altri ragazzi che implorano un senso per le loro esistenze. Ogni suicidio è una grande domanda d’amore, inevasa».

Una versione sintetizzata di questo articolo è stata pubblicata nell’edizione odierna del quotidiano La Stampa

(LA STAMPA)