2030 Odissea single

di Maria Corbi

Non ti amo più. Iniziate ad abituarvi all’idea di archiviare il romantico titolo di coda delle vostre vite a due: «e vissero per sempre felici e contenti». Non è certo una novità il fatto che ci si sposi sempre di meno e si divorzi di più. Ma quando ti avvertono che nel 2030 le separazioni nel mondo aumenteranno del 78,5% un certo effetto lo fa. E sognare diventa sempre più difficile. I dati della Euromonitor International, sottolineano anche come a questo fenomeno si aggiunga quello che vede i genitori single crescere a ritmi tre volte superiore rispetto a quelli che vivono insieme (entro il 2030, si stima che il numero di famiglie monoparentali aumenterà di circa 120 milioni). Una trasformazione della società che ha iniziato ad accelerare 20 anni fa, al passaggio al nuovo millennio. E che di questi tempi sta decisamente correndo. L’esperta Il previsto aumento vertiginoso dei divorzi affonda nel cambiamento culturale, in cui l’ affermazione dei diritti delle donne ha avuto un ruolo determinante come anche la percezione del matrimonio più come un contratto che come un vincolo sacro. «Una donna indipendente economicamente non è più costretta a rimanere in un matrimonio in cui non crede», spiega Adriana Boscagli, avvocato, esperta di diritto di famiglia. «E comunque oggi la solitudine fa meno paura, non è più vista come una condizione miserrima, ma anzi, come un’ opportunità, soprattutto da grandi, quando i figli sono cresciuti». «Questi dati non mi stupiscono e riflettono quello che sta gia accadendo – continua l’ esperta -. Sicuramente conta anche un atteggiamento più aperto della Chiesa sul tema. L’ aver riammesso i divorziati all’ eucaristia nel mondo cattolico ha sicuramente avuto un ruolo importante nel «liberare» molti credenti dal senso di colpa. E in tutto questo il dato positivo per le persone è l’ essere più liberi e autonomi, mentre quello negativo è non avere trovato ancora un nuovo modo di esercitare un ruolo genitoriale sganciato dall’ idea di famiglia del Mulino Bianco».

La Chiesa I giovani rimandano o evitano il matrimonio per concentrarsi sulle loro carriere o, all’ opposto, per mancanza di lavoro e quindi di fondi economici. Ma anche per dedicarsi allo sviluppo personale, continuando a studiare, viaggiando, dedicandosi alle proprie passioni senza il «peso» della responsabilità familiare. E tutto questo sta affermando l’ idea che da soli si può fare una vita più sana e più soddisfatta. Certamente in paesi dove le politiche in aiuto delle donne e della famiglia sono ridotte al minimo. Una situazione che preoccupa la Chiesa tanto che monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha parlato di «egolatria imperante». «Le uniche “famiglie” a crescere in Italia sono quelle mononucleari, cioè formate da una sola persona: una condizione che prima era dei vedovi e delle vedove e ora dei single per vocazione. Ma questa è una scelta fondamentalmente egolatrica, per non dire egoistica, ovvero una scelta che si fa mettendo al centro di tutto l’ io, pensando soltanto a se stessi». Per monsignor Paglia, «emerge una sorta di tendenza alla defamiliarizzazione della società, in favore sostanzialmente di una società di singoli anziché di famiglie, dove tutto viene piegato all’ individualismo». Il welfare La definizione di famiglia tradizionale si sta trasformando più rapidamente di quanto non facciano le leggi in materia e quindi si aprono una serie di problemi, molti legati al welfare. Anche perché insieme al fenomeno dell’aumento dei single c’ è quello dell’ invecchiamento della popolazione, con le persone che fanno sempre meno figli. E venendo meno il sistema di assistenza familiare si spalanca il dramma degli anziani abbandonati a loro stessi, soprattutto in paesi come l’ Italia dove senza il welfare «casalingo» il sistema avrebbe difficoltà a reggere. Ma tutto questo non basta a spiegare comunque l’ aumento dei divorzi e il calo dei matrimoni visto che dati di Eurostat mostrano come in Europa il tasso più alto di genitori single sia nei dell’ Europa settentrionale dove il sistema di welfare è efficiente. Comunque sia «meno figli significa invecchiamento della popolazione», si legge nello studio dell’ agenzia londinese, «con sempre più elevati costi per i governi, una carenza di fondi per le pensioni e la sicurezza sociale, un calo di persone che si prendano cura degli anziani e degli ultra-anziani, una rallentamento della crescita economica e una sempre più accentuata carenza di giovani lavoratori». Il paese dove tutto questo ha un’ accelerazione massima è il Giappone, e non solo perché è uno dei paesi al mondo dove è più facile divorziare, ma perchè la società invecchia e la crisi scoraggia a fare figli. «Una bomba demografica ad orologeria», come lo definiscono in uno studio dell’Università di Tohoku secondo cui infatti, il 16 agosto 3766 potrebbe non esistere più un giapponese sulla faccia della Terra. Pessimismo esponenziale? Certo è che la società Giapponese mostra già oggi con evidenza le contraddizioni di tutta la società moderna dove vita frenetica, crisi economiche, diseguaglianze,aspettative professionali sempre al rialzo portano i giovani in età fertile a preferire la vita da single a quella di famiglia. O a divorziare quando capiscono che la salita è troppo dura.

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