Lettera per la Quaresima

Lettera per la Quaresima

 

                                                                                              Terni, 7 febbraio 2010

 

Carissimi,

                    desidero rivolgervi una breve lettera per l’inizio del tempo quaresimale. Come sapete con il mercoledì delle “ceneri” inizia il tempo di preparazione alla Pasqua. E’ un tempo particolarmente importante e carico di storia che tuttavia sembra purtroppo svuotarsi sempre più di senso in un mondo distratto, ove persino il carnevale è più incisivo e presente. Potremmo dire che è un tempo “debole” rispetto ai tempi “forti” degli interessi personali o di gruppo. Insomma, anche la Quaresima viene inghiottita da quell’istinto che spinge tutti noi a pensare solo a noi stessi e ai nostri problemi individuali. E la vita continua tra rassegnazione e tristezza. La Quaresima viene a rompere questo circolo vizioso e ci invita ad alzare lo sguardo verso Dio per poter comprendere meglio anche il senso stesso della vita.

                    Nella prima lettura biblica del mercoledì delle ceneri ci viene incontro un antico profeta, Gioele, che ci riporta un invito appassionato e forte di Dio stesso: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti” (2,12). E aggiunge: “Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un’adunanza solenne. Radunate il popolo, indite un’assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti… Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti… Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo” (Gl 2,15-18).

                    Questa lettera vuole ripetere l’invito del profeta per ritrovarci idealmente tutti assieme e ricevere le sante ceneri sul capo. Rechiamoci nelle nostre chiese e avviciniamoci all’altare perché il sacerdote imponga a ciascuno di noi un piccolo pugno di cenere. Egli ci avverte: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. E’ una parola severa. Quella cenere vuol dire certamente un senso di penitenza e una domanda di perdono, ma soprattutto vuol dire che siamo tutti deboli e fragili, appunto come cenere. Noi che tante volte ci innalziamo o che ci sentiamo potenti (e ognuno ha i suoi modi per innalzarsi e per sentirsi potente) siamo in verità poveri uomini e povere donne. Chi si innalza, chi si sente forte, e anche chi si sente comunque a posto, domani rischia di scoprirsi tragicamente debole. Siamo tutti polvere! E la cenere sul capo ce lo ricorda.

                    Ma intendiamoci. L’imposizione della cenere sul capo non è per aumentare la paura e tanto meno per spingerci verso la tristezza. Nella vita cristiana la debolezza e la fragilità sono dimensioni decisive della vita, anche se continuamente tentiamo di sfuggirle. Sì, c’è un senso liberante nel non dover sempre far finta di essere forti e di essere senza macchia e senza contraddizioni. La vera forza sta nel considerare la propria debolezza e nel tener vivo il senso di umiltà e di mitezza: “I miti – afferma Gesù – erediteranno la terra” (Mt 5,5). Il segno delle ceneri resta perciò quanto mai attuale.

                    È un segno austero, e tale è anche il tempo quaresimale per pregare e digiunare, per riaprire il Vangelo e leggerlo ogni giorno, per digiunare del proprio egoismo e aprire il proprio cuore verso i poveri. Mentre la cenere posta sul nostro capo ci ricorda la nostra debolezza, la Parola di Dio ci dice che Dio ci ama a tal punto da scegliere la cenere che noi siamo per diffondere l’amore tra gli uomini. L’apostolo Paolo esorta i Corinzi ad essere “ambasciatori per Cristo”.

                    Il Signore ha preso la polvere che noi siamo per farci “ambasciatori” di amore e di riconciliazione. Noi cristiani siamo chiamati ad essere uomini e donne che sanno voler bene, che sanno amare, che sanno preoccuparsi degli altri soprattutto se sono deboli. Siamo sentinelle che vigilano su se stessi e sugli altri affinché le coscienze non cedano alla tentazione dell’egoismo, della menzogna e della violenza. Il digiuno e la preghiera ci rendono attenti perché non vinca il buio della rassegnazione, perché sia sconfitto il sonno del realismo pigro che fa ripiegare su se stessi e sui propri interessi. Nel Vangelo Gesù esorta i discepoli a digiunare e a pregare: vuole che ci spogliamo di ogni superbia e arroganza e ci disponiamo con la preghiera a ricevere i doni di Dio. Le nostre forze, da sole, non bastano ad allontanare il male; abbiamo bisogno di invocare l’aiuto del Signore, l’unico capace di dare agli uomini quella pace che essi non sanno darsi.

                    Per questo, mentre in ogni parrocchia si celebrano le Ceneri negli orari stabiliti, nella Cattedrale a Terni la celebrazione avverrà il mercoledì 17 febbraio alle ore 21.