L’amore è una lingua che spesso non parliamo

L'amore è una lingua che spesso non parliamo

Nel mondo in questi giorni si parla di san Valentino e degli innamorati. E c’è di tutto: dai video-telefonini ai messaggini, dalle leziosità al folclore; mentre si moltiplicano anche le spiegazioni tecniche e scientifiche dell’innamoramento. Ma le centinaia di giovani coppie che, oggi, nella basilica di San Valentino a Terni, rinnovano coralmente la promessa d’amore davanti all’urna del Santo loro protettore, ci mostrano il volto felice di un amore benedetto. Sono accompagnati dall’esempio di San Valentino che insegna la fiducia nella vita, il dovere del rispetto di sé e degli altri, lo spirito di sacrificio e di temperanza, la saggezza nello scegliere definitivamente la persona con cui condividere tutta la vita, la capacità di esaltare e difendere la qualità di un amore che liberi le migliori risorse umane e realizzi le attese profonde di ogni uomo e di ogni donna. In questi giovani va ravvivato il valore della famiglia, che sappia trasmettere robusti principi morali, superare fragilità e immaturità. A loro vanno indicati stili di vita sani, che non siano solo quelli in voga o massificati dai mezzi di comunicazione.


Nel messaggio per la XXII Giornata mondiale della gioventù del 2008, papa Benedetto XVI parla alle giovani generazioni d’amore vero, fedele e forte «che genera pace e gioia – scrive il Papa – che lega le persone facendole sentire libere nel reciproco rispetto e che risponde al desiderio di ciascuno di amare ed essere amato».



Un messaggio ai giovani, ma che parla con la stessa intensità al cuore di ogni famiglia.


In una società che tende a deresponsabilizzare, la testimonianza di amore universale di san Valentino insegna a recuperare quei valori alti che si vanno perdendo, soprattutto nelle relazioni interpersonali, mentre sempre più si è estranei gli uni agli altri. Una società che rischia di abbandonare al proprio dolore chi sceglie gesti estremi in nome dell’amore, come è accaduto anche a Terni in questi ultimi mesi. Gesti che interpellano tutti ad una più profonda ed estesa solidarietà, considerando quanto la parola amore debba essere molto più dilatata e più partecipata di quello che normalmente accade per evitare tragici travisamenti, e per farci comprendere l’estremo bisogno di tutti di essere amati, in un mondo che rischia, al contrario, di lasciarci soli.


Oggi più di ieri c’è bisogno dell’amore di san Valentino che accresce la forza dell’accoglienza e della solidarietà, che insegna a perdonare, a superare ostacoli che sembrano insormontabili, che illumina le giornate anche nei momenti più difficili.


Oggi è facile fare la guerra, pensare solo a se stessi, offendere, odiare, tradire. E tutti sembriamo diventati alunni della grande scuola dell’egoismo. Ma l’amore è l’esatto contrario dell’egocentrismo, è una lingua diversa da quella che si parla normalmente. E’ tenerezza per chi ci sta accanto, è passione per rendere il mondo più bello, è compassione per i più poveri e i più deboli, è alleanza per rendere il mondo più giusto e più pacifico, è impegno a non deturpare neppure l’ambiente.


Per questo non è possibile oggi tralasciare la dimensione dell’affettività, che è un’esperienza umana presente in tutta la vita e che va “purificata dagli egocentrismi”. L’amore anima tutte le tappe della vita, anche l’anzianità. A questo si lega l’invito a superare la solitudine, malattia diffusa nella cultura occidentale. Se intendiamo la solitudine come assenza di amore, allora in essa tutto è possibile, anche l’eutanasia.


Essere il santo dell’amore significa essere il santo di una cultura di solidarietà, di dedizione comune, di rafforzamento dell’amicizia, d’incontro delle diversità, di dialogo tra le generazioni, da cui la città possa trarre nuova linfa per una rinascita sociale e culturale che generi uno stile di vita nuovo, più educante e solidale.


In questo contesto anche la ricorrenza di san Valentino non può rimanere solo una festa di folclore e di routine.


Il premio “San Valentino, un anno d’amore” che consegneremo, in memoria delle vittime di Campello sul Clitunno, all’Anmil intende onorare tutte le innumerevoli vittime di infortuni sul lavoro e lanciare un messaggio forte di impegno umano, civile e spirituale, per rimettere al centro della famiglia il valore del lavoro nella sicurezza e nella pienezza dei diritti, primo tra i quali quello ad una vita nel lavoro sicura.


C’è una domanda d’amore che sorge da tutti gli ambiti della nostra città, dal mondo lontano e dagli angoli più nascosti di ogni cuore. E’ a questa domanda che vogliamo rispondere, aiutati dall’esempio di san Valentino.

(da Il Messaggero)