La guerra non salva nulla e nessuno, combattete per la vita e per la pace
Erano le tre del pomeriggio di un aprile di duemila anni fa, quando “si fece buio su tutta la terra”. Non solo a Gerusalemme. Era morto Gesù sulla croce. Anche in questo aprile 2022 si è fatto buio fitto su tutta la terra, non solo a Kiev, la Gerusalemme della Rus. Ma all’alba del primo giorno dopo il sabato di quell’aprile lontano, alcune donne che erano andate alla tomba di Gesù per adempiere gli ultimi gesti di pietà, videro che la tomba era vuota. All’inizio temettero che qualcuno lo avesse trafugato. La realtà era diversa: Gesù era risorto; non tornato in vita, come Lazzaro qualche giorno prima, ma appunto “risorto”, ossia trasformato così radicalmente da aver vinto una volta per tutte la morte. Era iniziato un mondo nuovo, liberato per sempre dal potere del Male.
Il Vangelo continua a raccontare questa straordinaria storia. Anche quest’anno. C’è da dire che, in effetti, siamo immersi tutti in un buio fitto per le ingiustizie e le guerre che avvolgono il mondo. Papa Francesco ha parlato diverse volte di “guerra mondiale a pezzi”. Potremmo anche dire che “il mondo è a pezzi”. E pericolosamente: i pezzi infatti si stanno collegando tra loro sempre più chiaramente. La guerra in Ucraina è in diretta planetaria: passa direttamente dal terreno agli schermi alla gente. Nessuno, non importa se piccolo o grande, è preservato. Tutti vediamo il mondo cadere a pezzi, come bombardato. E tutti assistiamo impotenti, rassegnati alla ineluttabilità di quanto sta accadendo. C’è chi dice persino che è necessario far continuare il conflitto. Come se la guerra fosse la più normale delle realtà. Di qui – appunto, dalla sua normalità e inevitabilità – tutti corrono al riarmo. Tutti, proprio tutti. Anche quelli che non ti saresti aspettato. E, ovviamente, tutto è più che giustificato. Stiamo assistendo all’esatto opposto di quel che accadde dopo la seconda guerra mondiale. Intendiamoci, è vero che allora nacque la Guerra fredda e con essa il Muro.
Ma ecco l’annuncio scandaloso della Pasqua. In questo buio fitto che ci sta avvolgendo e accecando, ecco che irrompe l’annuncio della “risurrezione” di Gesù.
L’angelo mandato da Dio a quelle donne andate al mattino presto al sepolcro – ed anche a noi oggi – dice: “Perché cercate tra i morti colui che è risorto?” La Pasqua è tutta qui: “quel Gesù che avete crocifisso ha sconfitto la morte per sempre. Egli vi incontra da risorto perché tutti possiamo risorgere”. Ecco la Pasqua! Un evento per il mondo intero, per tutti gli uomini e le donne, di ogni tempo. È un Vangelo globale. A noi cristiani spetta il compito esaltante e anche drammatico – non pochi cristiani hanno pagato questo annuncio con la loro morte – di comunicare a tutti questo Vangelo: la vittoria del bene sul male, dell’amore sull’odio, della liberazione sull’oppressione, della giustizia sull’ingiustizia, della vita sulla morte. E non con la forza delle armi. Solo con la forza debole dell’amore, di quell’amore che porta a dare la vita per gli altri. Non a toglierla. È la missione storica dei cristiani di sempre, e oggi in particolare. In questi giorni. Sarebbe gravissimo tradirla, anche solo con la complicità alla rassegnazione alla guerra. Ecco perché suona ancor più scandalosa la divisione dei cristiani in Europa (cattolici, ortodossi, protestanti). Sta aiutando il conflitto. Ne risponderemo tutti davanti a Dio! Non dimentico quel che diceva il grande patriarca Atenagora (quello che abbracciò Paolo VI a Gerusalemme): “Chiese sorelle, popoli fratelli”. E possiamo aggiungere noi: “Chiese divise, popoli divisi”.
Gesù accettò la crocifissione per mostrare al mondo la ragione della vita: amare gli altri più di sé stessi. È questa, solo questa, la forza che unisce anche i diversi. È questa, solo questa, la forza che trasforma il mondo sulla via della pace. È questa, e solo questa, la forza che fa risorgere gli uomini dagli “inferni” di questo mondo. Nella tradizione cristiano-ortodossa c’è una icona della risurrezione che mostra Gesù, disceso agli inferi, che stende le sue braccia nel buio della morte e trae con sé, tirandoli fuori, Adamo ed Eva. È il lavoro che il Risorto ha compiuto il Sabato Santo. La tradizione cristiana dice che “scese agli inferi”. Sì, il Sabato Santo Gesù scende negli innumerevoli “inferni” di questo mondo e chiede anche a noi di scendere con lui e liberarne i prigionieri. Non mi piace il detto popolare: “a Natale con i tuoi e a Pasqua con chi vuoi”. No! Dobbiamo dire: “a Natale con i poveri” e “a Pasqua negli inferni del mondo”! Negli inferni vicini: penso agli anziani rinchiusi e abbandonati nella solitudine che non possono ricevere le visite, o anche agli innumerevoli uomini e donne soli, senza casa e senza affetto. Ed anche negli inferni più lontani, dove vivono milioni di uomini e donne ucraini, dentro e fuori il Paese; gli innumerevoli inferni che sono in Africa, in Medio Oriente (chi ricorda più la Siria?), i campi profughi ovunque nel mondo che sono “inferni” a cielo aperto, o le drammatiche periferie delle megalopoli senza servizi (non riesco a dimenticare le immagini drammatiche di Haiti). E quanti altri inferni!