LA FAMIGLIA SOGGETTO DI EVANGELIZZAZIONE

Intervento all’assemblea generale del Sinodo dei Vescovi15 ottobre 2012

Beatissimo Padre, venerati confratelli, sorelle e fratelli, intervengo sui numeri 110-113 dell’Instrumentum laboris sulla Famiglia per suggerire una più incisiva sottolineatura teologica e pastorale. Il Santo Padre nella Liturgia di apertura del Sinodo sottolineava che “Il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi”. Poiché “si fonda sulla grazia che viene da Dio Uno e Trino” parla con forza di Dio. Il matrimonio è “de Trinitate” e la teologia è chiamata ad approfondire questa dimensione per mostrare la ricchezza di questo “mistero grande”, come dice Paolo (Ef 5,32). Il matrimonio resta una buona notizia anche per il mondo di oggi perché risponde al bisogno radicale di famiglia iscritto nell’uomo e nella donna sin da quando Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo, facciamogli un aiuto che gli sia simile”(Gn 2,18). Adamo era vivo, ma gli mancava qualcosa di vitale: una compagnia. L’uomo è niente da solo: tutto si gioca nell’interdipendenza, senza cui non si esiste e non si è liberi.
Eppure, tanta storia occidentale, è stata concepita come liberazione da ogni legame: i legami con gli altri, quindi la famiglia, la responsabilità verso l’altro. E’ vero che i vincoli, talora, hanno anche oppresso la soggettività. Ma oggi la vertigine della solitudine con il culto dell’ “io”, sciolto da ogni legame, anche da Dio, rischia di uccidere ogni soggettività facendo precipitare rovinosamente
in basso. In questa situazione, i legami affettivi, sessuali, vengono compresi e vissuti nell’orizzonte privato della solitudine. Il sopraggiunto spaesamento provocato dalla globalizzazione, accentua ancor più il ripiegamento su di sé. E in una società sempre più individualizzata è facile mettere in discussione sia il matrimonio che la famiglia: non si riconosce più nel matrimonio la radice della famiglia e in quest’ultima il fondamento della società, sovvertendo così una secolare antropologia che faceva dire anche a Cicerone “familia est principium urbis e quasi seminarium rei publicae”.
Lo scardinamento della famiglia è forse il problema numero uno della società contemporanea, anche se pochi se ne rendono conto. Non così la Chiesa, “esperta in umanità”. Per questo non possiamo tacere. Non perché siamo tradizionalisti o conservatori di un istituto superato.
Qui è in questione il futuro stesso della società. Semmai siamo “conservatori dell’avvenire”, appunto, del futuro della società. Conosciamo bene infatti l’alto prezzo delle fragilità familiari che viene pagato soprattutto dai figli (nati e non nati), dagli anziani, dai malati. Al contrario, la famiglia significa casa, stabilità, crescita, futuro.
Da parte nostra è urgente – molto urgente – una più attenta riflessione culturale e una più vigorosa azione perché la Famiglia sia posta al centro della politica, della economia, della cultura, sia nei paesi che nelle istanze internazionali, coinvolgendo anche credenti di altre tradizioni religiose e uomini di buona volontà. Vanno inoltre smascherate le scelte sbagliate vestite di ragionevolezza. Si ritiene ad esempio che è impossibile pensare alla fedeltà matrimoniale “per sempre”. Mi chiedo: perché si può dire for ever per la propria squadra di calcio e non per la propria moglie o il proprio marito? Evidentemente qualcosa non funziona.
C’è bisogno poi di dare voce alle numerose famiglie cristiane che vivono, talora eroicamente, la fedeltà e l’impegno nel matrimonio e nella famiglia. Esse sono una risorsa per la Chiesa e per la stessa società. Vanno sostenute, accompagnate e mostrate. Le Giornate mondiali delle famiglie – penso a quella di Milano e alla prossima a Filadelfia – debbono essere una festa e mostrare che la famiglia non solo è possibile, è anche bella. La Chiesa deve presentarsi sempre più come la “famiglia delle famiglie”, anche di quelle ferite, bisognose di sostegno e di amore. Parafransando l’antico detto di San Cipriano: “Se si ha la Chiesa per Madre è più facile sentire Dio come Padre”.
Il notevole numero degli interventi sulla famiglia e sulla sua necessità che sia sempre più soggetto della nuova evangelizzazione, esprime una forte indicazione pastorale; e per me è uno stimolo ulteriore mentre sto muovendo i primi passi come Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.