Intervento all’udienza dei membri dell’Accademia per vita con papa Francesco

Papa Francesco, grazie per la sua presenza in questa nostra Assemblea Generale sulla Salute pubblica nella prospettiva globale. Siamo ancora nel mezzo della pandemia, sebbene in maniera diversificata a seconda dei paesi. Lei ha esortato tutti a coglierne la lezione. Debbo dirle che l’Accademia ha cercato di farlo e ne abbiamo colto due in particolare. La prima riguarda l’interconnessione tra tutti i popoli. Chi avrebbe mai pensato prima della pandemia che potesse esserci un legame tra Wuhan, la grande città cinese, e Codogno, un piccolo paese lombardo? Un virus invisibile ha messo in ginocchio tutti. Di qui la seconda lezione: siamo tutti fragili, nessuno escluso, la Famiglia umana e la stessa creazione.

Insomma la salute non può che essere pubblica e per tutti: o è globale o non è. Nessuno può salvarsi da solo. Sarebbe triste, anzi gravissimo, non comprenderlo. Sono lieto e anche orgoglioso di presentarle oggi un piccolo gruppo di scienziati che hanno vissuto intensamente questo tempo di lotta contro la pandemia, ognuno nella propria disciplina. Assieme, come Pontificia Accademia, abbiamo cercato di richiamare l’attenzione su coloro che sono stati maggiormente colpiti dalla pandemia: gli anziani, i disabili, i profughi, i bambini. Siamo consapevoli che la salute sarà globale se inizia da loro. La salute pubblica non sopporta selezioni e particolarismi: è una questione di prossimità, di fraternità globale.

A volte noi credenti abbiamo dimenticato che Gesù stesso si è presentato come medico e che ci ha donato il suo stesso potere di guarire “ogni sorta di malattie e infermità nel popolo”(Mt 4, 25). Lei, in verità, sin dall’inizio del pontificato ha presentato la Chiesa come un ospedale da campo. Oggi, il campo si è allargato al mondo intero, anzi alla stessa creazione. Di qui l’urgenza per i credenti di allargare l’ascolto per cogliere i gemiti dello Spirito e di affrettare la cura per soccorrere i più fragili, consapevoli che nessuno va abbandonato.

Abbiamo già le sue due encicliche, Laudato sì, sul creato, e Fratelli tutti, sull’umano. Sono due grandi finestre che offrono a tutti – credenti e non – la visione per il mondo a venire. Attendiamo anche oggi la sua parola che ci sprona nel nostro lavoro e la sua benedizione che ci sostiene nella creatività.

A nome dei presenti e degli altri che ci seguono da lontano le diciamo, papa Francesco, la nostra simpatia e le assicuriamo la nostra preghiera. Grazie.

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